Elisabetta D’Este – Novecento al femminile
Elisabetta D’Este nei suoi ritratti femminili mette in evidenza la penetrazione psicologica, l’intensità degli sguardi, riuscendo a indagare quel mistero che è l’eterno femminino.
Comunicato stampa
Elisabetta D’Este nei suoi ritratti femminili mette in evidenza la penetrazione psicologica, l’intensità degli sguardi, riuscendo a indagare quel mistero che è l’eterno femminino.
Le donne da lei effigiate, infatti, con i loro sguardi interrogano l’osservatore, ci comunicano stati d’animo quali la malinconia, lo stupore, la serenità.
L’artista veneziana predilige le ocre, le terre, i colori sfumati che evocano un senso di enigma e che visualizzano le sfumature dell’anima.
Per questo i colori caldi adottati da Elisabetta D’Este ci parlano di calore umano, di un’indagine non distaccata, ma passionale nei confronti delle persone da lei ritratte e con le quali si identifica.
La sua tavolozza essenziale si carica di significati che vanno al di là del dato reale. Quei volti di donne sono sì individuati nei loro tratti fisionomici, ma assurgono anche al ruolo di simboli. Ogni ritratto è “una” donna, ed è “la” donna nello stesso tempo, cioè l’artista passa dal particolare all’universale.
Le ombre che passano su una fronte, le luci che brillano negli occhi dimostrano un’indagine introspettiva notevole.
Le sfumature morbide rendono incerti i profili, quasi li immergono in un alone sfocato, in una penombra dolce ed accogliente, simboleggiano le sensazioni più impercettibili, i pensieri più segreti che l’artista riesce ad interpretare e che ama velare, più che rivelare.
Gabriele Turola