Elvio Chiricozzi – Carichi di chiaro in notte acre
In mostra opere recenti, disegni a matita su legno o tela, di grandi dimensioni, che proseguono idealmente la serie Ritroverai le nubi, avviata nel 2013, con la quale l’artista si soffermava sulla dimensione basica dell’evento mediante l’osservazione di fenomeni che mutano continuamente, pur senza rinunciare alla loro identità.
Comunicato stampa
Anna Marra Contemporanea è lieta di presentare Carichi di chiaro in notte acre, mostra personale di Elvio Chiricozzi che inaugura martedì 21 novembre 2017.
In mostra opere recenti, disegni a matita su legno o tela, di grandi dimensioni, che proseguono idealmente la serie Ritroverai le nubi, avviata nel 2013, con la quale l’artista si soffermava sulla dimensione basica dell’evento mediante l’osservazione di fenomeni che mutano continuamente, pur senza rinunciare alla loro identità. Le nubi, infatti, e poi i fulmini, entrati successivamente nell’iconografia di Chiricozzi, sono una metafora del nostro essere, in cui l’attenzione verso il mondo ci rende caleidoscopici, mentre l’identità non muta.
Elvio Chiricozzi è un artista meticoloso che ha stretto un patto con il Tempo, nei suoi lavori esso scorre fuori da binari consueti. Non c’è un limite definito per pensare, progettare, mettere mani e concludere un progetto. Il rigore esecutivo è lo specchio della personalità dell’artista che non ammette scorciatoie e sceglie invece di dilatare il tempo senza darsi alcuna meta.
Il termine manufatto per descrivere le sue opere non è un disvalore. La manualità nel suo caso è una parte decisiva per comprendere la poetica completa che tiene in piedi tutto il suo lavoro. Nel saper fare descrive un’intera vita e il suo peculiare rapporto con l’arte.
Un segno che presuppone cultura e ricerca, dove niente è lasciato al caso e non c’è alcuna gestualità immediata, perfino nel descrivere i tumultuosi movimenti delle nuvole e nel disegnare l’attimo del lampo che irrompe sulla terra.
La minuzia esecutiva non ha soltanto come fine la meraviglia di chi guarda. Quello è soltanto il primo piano.
In questo progetto faticoso e sofferto Chiricozzi ha tentato un’operazione difficile; ha catapultato violentemente le nuvole sulla terra, ha interrotto la magia della loro leggerezza e dei rimandi fantastici che esse offrivano.
Il grigio è l’idea di cielo e nuvole, la tabula rasa prima del blu, con tutto quello che esso comporta.
La natura, quindi la vita dei singoli, non può essere soltanto ricerca inconsapevole di leggerezza e aspirazione verso l’alto. Vedere la parte in ombra di ciò che è per antonomasia brillante, senza per questo teorizzare il danno o l’errore, aiuta invece a restituire senso al tutto.
Le ha volute a terra perché i sogni è bene vederli da vicino. Le ha sapute guardare a tutto tondo riconoscendone i limiti e le enormi potenzialità, quasi al microscopio. Poi le ha lasciate andare, di nuovo.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito Gangemi editore con testo di Claudio Libero Pisano e rimarrà aperta fino al 20 gennaio 2018.