Emanuele Sferruzza Moszkowicz – Nursehult
Nursehult è l’ultimo e più delicato archivio di Emanuele Sferruzza Moszkowicz, che qui mette in scena il nucleo dei suoi più recenti studi astratti. Nursehult -letteralmente “premuroso bosco”, una parola composta dall’artista che usa inglese e svedese-, indaga l’inconscio umano e la sua infanzia.
Comunicato stampa
Inaugura Venerdì 10 Aprile alle ore 18.00 Nursehult, mostra personale di Emanuele Sferruzza Moszkowicz a cura di Chiara Iemmi, con un aperitivo alla presenza dell’artista offerto dalla Cremeria artigianale creativa Capolinea.
La mostra, allestita presso la Dark Room Silmar Art Gallery di Carpi, sarà visitabile fino al 3 Maggio dal Lunedì al Sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00 (Giovedì pomeriggio e Domenica su appuntamento) e gode del patrocinio del Comune di Carpi.
Dopo il successo della mostra Big Time Double Hoola Data Leap, Dark Room ospita per la seconda volta i lavori di Hu-Be, meglio conosciuto in Italia come Emanuele Sferruzza Moszkowicz, che si presentano radicalmente differenti dalla precedente ricerca.
Emanuele Sferruzza Moszkowicz, artista trentenne, nato a Reggio Emilia, da padre italiano e madre francese è rientrato in Italia, dopo aver passato gli ultimi 16 anni tra l’Europa e gli Stati Uniti. Le sue esperienze fondamentali sono maturate quindi prevalentemente all’estero, così le sue mostre: Taiwan, Paesi Bassi, Stati Uniti, Francia, Spagna, Svizzera, Austria. Di rilievo la sua partecipazione, nel 2011, a Future Pass, mostra inserita negli Eventi Collaterali della 54° Biennale di Venezia alla Fondazione Buziol, approdata nello stesso anno al Wereldmuseum di Rotterdam e nel 2012 al Fine Arts Museum di Taichung, a Taiwan.
Dopo un passato da illustratore Pop Surrealista, Moszkowicz qui mette in scena il nucleo dei suoi più recenti studi astratti, di ritorno dalla personale di Londra ad Art Moor House nel Moor House Building di Norman Foster.
Nursehult -letteralmente "premuroso bosco", una parola composta dall'artista che usa inglese e svedese-, si spiega come uno spazio sacro dove il linguaggio figurativo dei ricordi viene richiamato dall'osservatore adulto che non cerca ne felicità né significato nella vita ma una legittima onestà, una verità non decorativa.
Un gesto artistico delicatissimo e felice con cui Moszkowicz restituisce all'osservatore l'indagine della propria identità. Emanuele impasta sogni e colori, come un Mirò contemporaneo, instaurando un dialogo fra il suo Ego infantile e il bambino che si nasconde in chi guarda le opere di Nursehult.
Sono qui rappresentati i desideri e i ricordi infantili, attraverso masse di materia raggianti di viva consistenza, pigmenti caldi, positivi e irruenti, su cui l’artista inserisce piccoli eventi figurativi, flebile residuo delle precedenti ricerche.
Emanuele Sferruzza Moszkowicz gioca con le superfici attraverso ampie zone di colore ottenute da continue stratificazioni, cancellazioni e graffiature con diversi media: colori a olio, tempere, carboncino, pastelli e polveri, mescolati e trattati con solventi.
I risultati figurano eccitanti, delicati, pieni di una forza dominata, tanto celata quanto intensa; scatenano impulsi profondi nel nostro inconscio, indagando la nostra circostanza di esseri umani.
Goethe non nascondeva il pianto nell’ascoltare Beethoven, Hemingway aveva una debolezza per i quadri sentimentali. L’arte riesce a parlare alla nostra anima ed è quello che accade in Nursehult: l’Ego dell’osservatore per un attimo decade e si crea un corto circuito spazio temporale. Sta accadendo altro. Il quadro e lo spettatore stanno giocando un gioco molto particolare.