Emilio Vavarella – Re-Capture: Room(s) for Imperfection
Vavarella – ricercatore alla Harvard University in Film and Visual Studies and Critical Media Practice – presenta a GALLLERIAPIÙ un insieme di processi trasmediali, opere in cui la forza generatrice dell’errore casuale, soprattutto in ambito computazionale e ipertecnologico, scardina la concezione comune di coscienza (creativa) e apre a scenari estetici post- e non-human, oltre la prospettiva antropocentrica.
Comunicato stampa
“You can see bunnies, you can see Hans Ulrich, but you can’t see the biosphere.”[1]
Da sempre, il genere umano ha condiviso il Mondo con entità non-umane: animali, oggetti, elementi. E convenzioni, credenze, concetti, idee. Dal Ventesimo secolo in poi, anche con sistemi, processi, iper oggetti. La produzione di Emilio Vavarella, il cui lavoro mescola l’interdisciplinarità artistica alla ricerca teorica, parte da questo assunto realistico speculativo: utilizza macchine e software perseguendo obiettivi apparentemente alternativi (non produttivi, poetici e disfunzionali) e li stressa per estrapolarne effetti imprevedibili. L’artista indaga e studia gli effetti, la decontestualizzazione e l'abuso della tecnologia per rivelarne i meccanismi nascosti.
Vavarella - ricercatore alla Harvard University in Film and Visual Studies and Critical Media Practice - presenta a GALLLERIAPIÙ un insieme di processi trasmediali, opere in cui la forza generatrice dell’errore casuale, soprattutto in ambito computazionale e ipertecnologico, scardina la concezione comune di coscienza (creativa) e apre a scenari estetici post- e non-human, oltre la prospettiva antropocentrica. Nelle rappresentazioni, raccontate secondo una tecnica narrativa costellata di deviazioni e proiezioni spesso iperboliche, lo spettatore è elemento secondario e l’autorialità dell’opera sfuocata: protagonista in scena è un’entità, in aperta correlazione con altre entità, indipendentemente dall’esperienza umana, secondo l’ontologia Object Oriented. In mostra Animal Cinema, il più recente lavoro video di Vavarella, selezionato al St. Louis International Film Festival; The Other Shape of Things un’inedita serie di sculture realizzate appositamente per la galleria e l’installazione sonora robotica Do you like cyber?.
RE-CAPTURE: Room(s) for Imperfection è quindi una mostra di paradossi plausibili incommensurabili, generati da processi attivati sì dall’artista, ma sviluppatisi a prescindere dalla volontà umana. Un’occasione per constatare come la relazione fra esseri viventi e dimensione tecnologica permetta inedite considerazioni di senso.
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Emilio Vavarella (Monfalcone, 1989) ha esposto in molti dei più prestigiosi festival di arti mediatiche, tra cui: EMAF – European Media Art Festival; JMAF – Japan Media Arts Festival; Stuttgarter Filmwinter – Festival for Expanded Media; BVAM – Media Art Biennale e NYEAF New York Electronic Arts Festival. Le opere di Emilio sono state esposte anche presso Museo de Arte de Caldas; Villa Manin; Museo Nacional Bellas Artes in Santiago; National Art Center of Tokyo; Eyebeam Art and Technology Center; Museum of Contemporary Art Vojvodina, Fondazione Studio Marangoni e Fondazione Bevilacqua La Masa. Nel 2015 la sua installazione MEMORYSCAPES è stata premiata con il Premio Francesco Fabbri.