Emilio Vavarella – Re/presentation

Informazioni Evento

Luogo
GALLLERIA PIU
via del Porto 48, Bologna, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
21/01/2023
Artisti
Emilio Vavarella
Generi
arte contemporanea, personale

Re/presentation è il nuovo progetto espositivo con cui l’artista propone un’indagine sul ritratto contemporaneo e ne affronta le questioni più profonde.

Comunicato stampa

Re/presentation è la nuova mostra personale di Emilio Vavarella (Monfalcone, *1989), artista e
ricercatore presso Harvard University. Il progetto espositivo propone un’indagine sul ritratto
contemporaneo e ne affronta le questioni più̀ profonde, quali la relazione tra l’artista e il
committente, l’intimità del collezionista, la memoria. Il titolo gioca sul connubio tra presentazione e
rappresentazione, con l’intenzione di ragionare su questi concetti e il loro rapporto con il ritratto,
inteso come la presentazione in immagine dell’essenza di una persona.
Il progetto prosegue la ricerca iniziata da Vavarella con la monumentale video installazione
rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me), basata sulla traduzione del suo codice genetico
in tessuto, ora nella collezione permanente del MAMbo – Museo d’Arte Moderna, insieme alla più
recente serie AAS47692 (The Other Shape of Things) presso Fondazione Zegna. L’artista lavora da
diversi anni sulla traduzione di codici genetici in altre forme e materiali, piegando le nuove tecnologie
a usi espressivi e concettuali radicalmente nuovi. La sua nuova mostra presso GALLLERIAPIÙ vede
la collaborazione curatoriale di Giada Pellicari e il contributo di Gabriele Colia per l’identità̀ visiva
del progetto con il display espositivo. Si articolano, così, due inediti piani di azione.
Il primo si basa su una serie di ‘ritratti genetici’ realizzati su commissione, a partire dal codice
genetico dei committenti. Va visto come il punto di partenza del progetto, poiché mira a espandersi
durante e successivamente alla mostra, con l’intenzione di aprirsi a nuove committenze. Qui il
rapporto tra artista e collezionista può assumere una forma dialogica.
Come sostiene il noto storico dell’arte Hans Belting: “Il ritratto è l’immagine di un’immagine:
riproduce in immagine il volto, che a sua volta è immagine di noi stessi. Il concetto di ritratto fa
riferimento tanto al volto (inteso come immagine) quanto a una cosa, l’immagine del volto” (Facce,
Hans Belting, 2014, p. 32). In ciascuno di questi ritratti la parte più intima di una persona assume un
aspetto ancora più intrinseco, passando dal volto al codice che descrive a livello genetico la sua unicità̀
e ne diviene la base per una composizione visiva. I ritratti di Vavarella sono maggiormente vicini alla
scrittura che all'immagine, ma negano ogni possibilità̀ di rappresentazione diretta. Il risultato è un
lavoro che sorpassa la capacità di catturare con lo sguardo l’essenza del soggetto ritratto, e sfugge a
ogni interpretazione univoca. Secondo Giada Pellicari: “dal punto di vista visivo il rispecchiamento
genetico prende la forma di un lavoro sintetico, ponendoci di fronte a un nuovo esempio di
astrattismo geometrico nato dall’uso di un software”.
Il secondo piano di azione si basa su un’edizione d’artista di piccolo formato in 25 esemplari.
Ciascun pezzo corrisponde ad una porzione del DNA dell’artista. Qui è lui stesso che, secondo un
modus operandi ricorrente nella sua pratica, si offre e si nega. Vavarella, infatti, si auto-scompone
come una serie di pacchetti dati, e poi riappare sotto forma di una ricca campionatura di pattern
cromatici tratti dalla sua genotipizzazione.
GALLLERIAPIÙ Via del Porto 48 a/b, 40122 Bologna (Italy) | +39 0516449537 | [email protected]| www.gallleriapiu.com
In un momento storico in cui il ritratto fotografico è diventato uno dei modi attraverso cui le nostre
identità sono comunicate e consumate quotidianamente, l’immagine, sempre più inflazionata, rischia
di perdere la sua capacità rappresentativa. Vavarella si focalizza proprio su uno dei temi davvero
pregnanti del contemporaneo, il ritratto, e ne riscopre un rinnovato potenziale estetico e concettuale.
I suoi ritratti genetici aprono ad un nuovo orizzonte di senso, oltre le infinite forme di
rappresentazione che ingombrano il presente. Vavarella nega la rappresentazione e
contemporaneamente ne presenta il suo contenuto più intimo e importante.
Emilio Vavarella (Monfalcone, *1989) è artista e ricercatore presso la Harvard University, dove sta
conseguendo un dottorato in Film, Visual Studies e Critical Media Practice. Vavarella ha studiato
presso l’Università di Bologna, la Bezalel Academy di Gerusalemme, la Bilgi University di Istanbul
e lo Iuav di Venezia. Il suo lavoro coniuga ricerca interdisciplinare e sperimentazione mediale ed
esamina il rapporto tra soggettività, creatività non-umana, e potere tecnologico. Vavarella si è
aggiudicato numerosi premi e riconoscimenti, tra cui: Exibart Prize (2020); Italian Council (2019);
SIAE Nuove Opere (2019); Premio Fattori Contemporaneo (2019); NYSCA Electronic Media and
Film Finishing Funds (2016); Primo Premio Francesco Fabbri per l’Arte Contemporanea (2015)
Movin’Up Grant (2015); e Premio Lapsus per la fotografia – Celeste Prize (2013).
Tra le più significative mostre recenti in Italia si segnalano Low Form al MAXXI – Museo Nazionale
delle Arti del XXI Secolo, a cura di Bartolomeo Pietromarchi; That’s It! al MAMbo – Museo d’Arte
Moderna di Bologna a cura di Lorenzo Balbi; RE-CAPTURE: Room(s) for Imperfection a cura di
Federica Patti presso GALLLERIAPIÚ; La meglio gioventù , a cura di Andrea Bruciati a Villa Manin;
L’altra. forma delle cose (AAS47692 / Picea abies) Casa Zegna a cura Ilaria Bonacossa.
Vavarella espone regolarmente nei più importanti spazi dedicati all'arte mediale, tra cui: ISEA, iMAL,
Media Art Biennale, New York Electronic Arts Festival, EMAF, JMAF, ed in prestigiose locations
come KANAL – Centre Pompidou; The Photographers’ Gallery di Londra; il Museo Nacional Bellas
Artes di Santiago; il National Art Center di Tokyo; l’Eyebeam Art and Technology Center di New
York; il Museum of Contemporary Art Vojvodina, l’Harvard Art Museum, la Fondazione Studio
Marangoni e la Fondazione Bevilacqua La Masa.