Emilio Vedova – Tondi e Oltre. Opere 1985-1987

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA DELLO SCUDO
Vicolo Scudo Di Francia 2, Verona, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

lunedì - sabato 10.00 - 13.00 / 15.30 - 19.30

Vernissage
05/03/2022
Patrocini

in collaborazione con
Fondazione Emilio e Annabianca Vedova

Artisti
Emilio Vedova
Curatori
Fabrizio Gazzarri
Generi
arte contemporanea, personale

una mostra dedicata a Emilio Vedova, imperniata su una selezione di circa trenta opere inedite eseguite tra il 1985 e il 1987, quando cifra distintiva della sua pittura diviene quella “forma-cerchio” da lui stesso definita “una possibile dimensione di ‘altro’ sentirsi”.

Comunicato stampa

COMUNICATO STAMPA

EMILIO VEDOVA
TONDI e OLTRE
OPERE 1985-1987

in collaborazione con
Fondazione Emilio e Annabianca Vedova

a cura di Fabrizio Gazzarri

Verona, Galleria dello Scudo
5 marzo - 30 giugno 2022

orario: lunedì - sabato 10.00 - 13.00 / 15.30 - 19.30

Dal prossimo 5 marzo a Verona, alla Galleria dello Scudo, è in programma una mostra dedicata a Emilio Vedova, imperniata su una selezione di circa trenta opere inedite eseguite tra il 1985 e il 1987, quando cifra distintiva della sua pittura diviene quella “forma-cerchio” da lui stesso definita “una possibile dimensione di ‘altro’ sentirsi".

Ecco allora i Tondi e gli Oltre, accomunati dalla ricorrente presenza dell’elemento circolare; nel primo caso è il formato del supporto, nel secondo è il perimetro della pittura inscritta in una tela quadrata. L’allestimento ora proposto documenta le diverse soluzioni adottate, varie per impiego di materiali, tecniche e dimensioni. Sia nella grande misura – quasi tre metri di diametro – che in quella più contenuta dei piccoli lavori del 1987, la gestualità si apre in una sconfinata varietà di interventi, in cui solchi, incisioni, sovrapposizioni, schizzi e grumi di materia si combinano in un repertorio infinito di forte tensione pittorica. Vedova tratteggia, colora, incolla senza darsi un ordine, anzi sfidando e rinunciando alla supremazia del centro. Se nei Tondi egli è baricentro mobile all’interno dell’opera, negli Oltre delimita il perimetro del tondo sulla superficie quadrata, accentuando così l’ambigua conflittualità tra “circolo/quadrato, quadrato/circolo”.

Nella tradizione artistica il cerchio è perfezione e armonia cosmica, è simbolo e principio di un ordine superiore e sacro. Per l’artista maturo diventa motivo e limite di una sperimentazione, in altri termini foggia nella quale formulare una nuova prova. “Quando io ho preso per la gola il cerchio l’ho fatto quasi per una specie di sfida contro questa figura sacrale ‘Sancta sanctorum’. Il tondo di Michelangelo, il tondo di Raffaello!… vedere se questa forma poteva essere prostrata, coinvolta a questa nostra lacerazione, se ancora si poteva in qualche modo fare qualche cosa dentro – proprio perché io affrontavo adesso la figura forse più proibitiva a me. Perché il tondo è il tondo sempre dell’ideologia. E il tondo della cristianità. È il tondo dell’umanesimo. E il tondo del mandala”.

Dopo i grandi quadri dei primi anni ’80 l’artista intraprende, dunque, un nuovo percorso creativo. “Lentamente matura in Emilio Vedova l’idea di confrontarsi con un’altra forma geometrica che lo sta intrigando con insistenza: il tondo. La sua non è una scelta formale o dovuta a una qualche opportunità di lavoro, ma l’inizio di una profonda riflessione che sovverte le gerarchie compositive della sua opera insieme ai suoi orientamenti teorici e poetici. Vedova ha piena coscienza dell’inviolabile perfezione del tondo, che nessuna dissacrazione pittorica sarebbe in grado di compromettere in quanto nessuno sforzo potrebbe annullare quel bordo”. Così Fabrizio Gazzarri, Direttore dell’Archivio e Collezione della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova nonché curatore della mostra, puntualizza nel testo in catalogo.

“Non ci sono parole per esprimere cosa fosse lo studio con Vedova al lavoro in quei momenti. Io lo vedevo spesso, di fronte a un suo Tondo appena concluso, piegarsi lateralmente, alzarsi in punta di piedi, girare e inclinare la testa sempre più, quasi a volerci entrare dentro ruotando su se stesso”. Sin dal 1982, con l’omaggio a Tintoretto Arbitrio - 3 (su Jacopo), prosegue Gazzarri, “l’artista mette in discussione l’ortogonalità del dipinto rispetto alla orizzontalità della sua base. In quell’occasione, poco prima di iniziare il lavoro, appende a ‘rombo’ sulla parete la tela quadrata ancora bianca, dipingendola poi in quella posizione. La necessità di spostare la superficie della tela dalla fissità della base orizzontale rivela l’inizio di una imminente separazione da quella sorta di ancoraggio a terra che ha rappresentato le fondamenta della sua opera fino a quel momento”.

Appare evidente, dunque, come la forma circolare derivi dalla volontà di allontanarsi dal normale punto di vista per sperimentare nuove modalità nella definizione dello spazio pittorico. Illuminanti al riguardo sono alcune sue considerazioni durante un’intervista pubblicata su “Domus” nel 1991, riferibili alle opere ora esposte: “qui c'è la presa a prestito della forma più proibitiva… il cerchio, il punto che chiude tut¬to, la centralità della centralità… per farne un territorio non centrato, un territorio di transito… Ancora ci sono situazioni che si accavallano, in questi segni dell'’85, segni tra la rabbia e il coltello, e territori magmatici. Ma questa arti¬colazione c'è sempre stata, dentro di me, a parte il momento geometrico…”.

In mostra figurano anche alcuni lavori su carta del 1985, eseguiti nel periodo in cui Vedova preparava la sua partecipazione alla rassegna Italia aperta alla Fundación Caja de Pensiones a Madrid, che segna l’esordio pubblico dei primi Dischi, e in particolare del ciclo Non a caso ’85.

L’esposizione, organizzata in collaborazione con la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, è documentata da un catalogo edito da Galleria dello Scudo, con la presentazione di Alfredo Bianchini, Presidente della Fondazione stessa e, a seguire, con un testo del curatore Fabrizio Gazzarri. La pubblicazione illustra tutte le opere esposte, fotografate per l’occasione da Agostino Osio, con un’appendice in cui viene ricostruita la storia espositiva dei Tondi e degli Oltre a partire dal 1985.