En plein air
Il titolo di questa mostra d’arte contemporanea allude a quella metodologia artistica che ha segnato l’opera degli impressionisti, certamente tra le correnti artistiche più celebri della storiografia artistica.
Comunicato stampa
Il titolo di questa mostra d'arte contemporanea allude a quella metodologia artistica che ha segnato l’opera degli impressionisti, certamente tra le correnti artistiche più celebri della storiografia artistica. All'interno del ciclo Arte e Natura organizzato da Comunicarte per Palazzo Frisacco a Tolmezzo non poteva mancare un richiamo, un riferimento, a quelle tipologie di opere che hanno rivoluzionato nell'800 tutto ciò che era "accademia" e che hanno fatto la fortuna dei grandi musei internazionali. Certo, nella contemporaneità non ha più senso di parlare di "en plein air", sebbene sia un modo operativo possibile, perché l'artista, per creare, si avvale di tutti i possibili modi per ispirarsi, non da ultimo guardando al mondo virtuale.
Appare dunque più interessante riflettere sulle diverse possibili modalità operative degli artisti contemporanei e relazionare la loro opera con i musei che, parallelamente agli artisti, stanno cambiando identità preferendo agire con altre nuove metodologie: mostre con opere della collezione, incontri, focus su determinate tematiche, ecc Sono finiti i tempi, almeno per ora, dei grandi numeri, dei grandi finanziamenti e l'artista e il museo devono trovare altre strade in cui operare e rapportarsi.
Su questi temi è cresciuta e prende forma la mostra En plein air (a cura di Lorenzo Michelli con la collaborazione di Maria Masau Dan, direttore del Museo Revoltella e Isabella Reale, conservatrice della Galleria d'arte moderna di Udine) che riunisce opere di artisti della regione che hanno, con differenti modalità e istituzioni diverse, avuto modo di operare con le principali istituzioni culturali della regione preposte alla valorizzazione dell'arte: i musei. A differenza dei centri temporanei e delle gallerie private il Museo raccoglie nelle sue collezioni i segni del passato ed è anche tramite per la scoperta di nuove ricerche. Musei importanti, con grandi collezioni come il Museo Revoltella, la Galleria d'Arte Moderna di Udine, i Musei Provinciali di Gorizia e il Civico Museo d'arte di Pordenone con la nuova sede di Parco, operano nel segno dello sviluppo della contemporaneità, di ciò che si fa qui ed ora.
Otto le presenze degli artisti, indicativamente due per ciascuna provincia. Le opere di Nata sono suddivise in tre gruppi: i relicta, le tele nere e la serie di fotocollage. L'artista nasce nella temperie del recupero pittorico degli anni '80 e con la primarietà del segno con cui concepisce le sue raffigurazioni, costruisce un panorama molto evocativo: sia che si tratti di brandelli di figurazione, quasi scossa intimamente, che di accostamenti tra immagini fotografiche, e le sue invenzioni pittoriche.
Un altro artista pittore è Antonio Sofianopulo e anche a lui è stato chiesto un intervento che mostri il suo percorso nel tempo. L'aria aperta in lui ha il sapore del sogno e se i fondali degli anni '80 erano cupi e corruschi, via via si è fatto più chiaro e leggero calibrando attentamente gusto per il dettaglio e perdita di senso di gravità: tutto volteggia, gli animali vivono galleggiando nell'aria in una fantasmagoria di colori vivaci e squillanti. Il senso panico è molto forte nelle opere di Sofianopulo e si percepisce l'amore per la luce e le cose del mondo.
Tre sono gli apporti installativi: quelli di Stefano Comelli, Giorgio Valvassori e Alessandra Lazzaris.
Stefano Comelli è attivo da anni sia come operatore culturale che come artista tout court. Il suo rapporto con l'elemento naturale è profondo. Organizzatore di mostre en plein air è attivo artefice della valorizzazione della montagna, in tutti i suoi aspetti culturali; nelle sue opere fa rieccheggiare lo spirito vivificatore della natura; di questa ama le forme, la vita e il suo modo di esprimersi lo porta alla realizzazione di manufatti potenti, spesso fisicamente rilevanti che però appaiono di grande "naturalezza", come se la loro identità fosse da sempre esistita. A Tolmezzo è esposta una selezione di tre gruppi di lavori: i suoi "cactus", "Presenze" e "Ritmo ed evoluzione", opera geometrica che riflette lo spirito generatore.
Giorgio Valvassori e Alessandra Lazzaris presentano alcuni lavori singoli molto legati alla materia e cionostante particolarmente "aerei", di grande elevazione concettuale. E' come se le idee fossero mostrate nella loro trasparenza e densità attraverso assemblaggi voluminosi e di gran respiro. Metalli, cartoni, catrami, ferri arrugginiti sono da loro abitualmente utilizzati. "Passaggio" è il titolo dell'opera a quattro mani che espongono a Tolmezzo. Si tratta di una "porta" un varco tra due elementi laterali che gioca su un controluce che fa vedere una figura, suggerita piuttosto che evidenziata; elementi della stessa invadono il pavimento ed essa sembra sfuggire alla nostra capacità di apprendere e ci apre alla sfera del pensiero altro, verso nuovi mondi possibili. Con Ludovico Bomben, giovane artista che rappresenta con Marina Ferretti le nuove generazioni in Friuli Venezia Giulia, si inserisce un lavoro in video in cui l'artista punta l'attenzione sullo straniamento, su immagini che ritraggono una signora malata e anziana, vittima dell'Alzheimer, che ha perduto parte delle sue capacità e una fotocamera che ha difficoltà a riprendere correttamente le immagini: un video dunque sulla sottrazione piuttosto che l'accrescimento, sull'impossibilità piuttosto che la possibilità, e dunque, per antitesi, su cosa significa atteggiamento vigile e sguardo acuto.
Marina Ferretti presenta una serie recente di raffinati disegni a pastello: granchi, pesci, insetti, uccelli. Hanno un sapore documentativo, sembrano fissati sulla carta con grande scrupolo e, però, con un segno che possiede un'alta valenza estetica che riesce a tradurre il suo amore per la fauna e la flora che ci circonda. Inoltre la stravaganza di questi disegni è dovuta all'accostamento di piccoli segni visivi geometrici che fanno assurgere l'immagine nel territorio della speculazione mentale.
Infine Manuela Sedmach presenta una serie di lavori datati anni 90 e altri recenti tra cui spicca una serie pittorica dal timbro coloristico azzurrino. Sono cieli che sembrano possedere anche una componente metallizzata che richiama in realtà le profondità minerarie: alto e basso si toccano in Sedmach o meglio alcuni elementi che appartengono a realtà fisiche diverse sono abilmente accorpati e riuniti artisticamente.
In occasione della mostra sarà realizzato un catalogo che sarà arricchito da riproduzioni delle opere e da testi di Maria Masau Dan, Lorenzi Michelli, Isabella Reale.