Enea Toldo – Saluti dalle Terre di domani

Informazioni Evento

Luogo
CONDOMINIO
via Melchiorre Gioia, 41, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
21/03/2024

ore 18,30

Artisti
Enea Toldo
Curatori
Caterina Angelucci, Andrea Elia Zanini
Generi
arte contemporanea, personale

Nell’ambito dell’attività co-sharing di Condominio, dedicata a progettualità indipendenti, è presentata la mostra personale di Enea Toldo (Locarno, 1988) Saluti dalle Terre di domani, a cura di Caterina Angelucci e Andrea Elia Zanini.

Comunicato stampa

Nell’ambito dell’attività co-sharing di Condominio, dedicata a progettualità indipendenti, è presentata la mostra personale di Enea Toldo (Locarno, 1988) Saluti dalle Terre di domani, a cura di Caterina Angelucci e Andrea Elia Zanini. L’esposizione è una riflessione pittorica sulle dinamiche che in questo periodo storico stravolgono il pianeta Terra, tra innalzamento delle acque, disboscamento e aumento delle temperature. Attraverso l’uso di tele e tavole di legno, intonacate con una miscela di terra cruda, sabbia e paglia, l’artista presenta opere che assumono l’identità di messaggi da un futuro ipotetico, in cui l’essere umano sembra non essere più protagonista. Le opere presentate – di piccole e grandi dimensioni – sono state realizzate sia durante residenze (in Italia come all’estero) sia nello studio di Toldo a Milano, dove vive e lavora. La stratificazione dei materiali combinati, variabili a seconda dei luoghi in cui i quadri sono concepiti, conferiscono alla tela un’anima scultorea, pulsante di storia e umori secolari, in cui l’elemento organico conduce il tratto dell’artista e non viceversa.

 

In They use us II la tela accoglie l’esperienza di una Sorrento cupa di fine inverno, il cui paesaggio è dominato dalla presenza di tufo nero e sabbie vulcaniche. “Ciò che caratterizza l’esistenza dell’uomo e di tutti gli esseri viventi è una sorta di equilibrio in cui l’energia della materia si trasforma e si ripresenta in altre forme, – riflette l’artista – così ho abbinato questi elementi vulcanici ad argille nere e rosse, sfumandone gli strati per restituire l’immagine di un tramonto in cui ho intravisto le tracce delle genesi di un nuovo equilibrio materico trasformato dal calore”. Come quinte teatrali, gli strati di lavorazione della tela accolgono uno scenario di piante preistoriche che Toldo, con note di timido sarcasmo, inserisce in vasi. Queste, come felci e cycas trovate in residenza, sono esseri viventi capaci di mutarsi nel tempo e resistergli per più di 200 milioni di anni, sopravvivendo alle estinzioni di massa: “osservandole ho notato come una volta potevano arrivare anche a 40 metri di altezza, mentre ora stanno comodamente in vaso per poi continuare a propagarsi servendosi (e approfittandosi) delle cure dell’uomo”. È centrale, infatti, nel lavoro di Enea Toldo l’osservazione di intelligenze non umane nella volontà di imparare qualcosa da loro, dialogandoci e idealmente collaborandoci anziché dominarle o sentendosi superiore.

 

Prende ispirazione dalle Cosmicomiche di Italo Calvino l’opera Totentanz II, realizzata dopo un soggiorno nel giardino botanico di Villa Lonati, in zona Niguarda a Milano. “Mentre lavoravo a degli studi su tavolette sono rimasto affascinato dai cactus e altre piante grasse che si trovavamo nella serra, tenute in vita grazie a condizioni artificiali rispetto al proprio luogo di origine. Dalle Cosmicomiche, proprio in quel periodo, stavo leggendo la storia di un dinosauro sopravvissuto all’estinzione che era costretto a vivere in mezzo a nuove creature che scherzavano e ricordavano proprio i dinosauri estinti. E riprendendo l’umorismo tipico di Calvino, ho iniziato a immaginare un mondo post umano dove rimangono solo piante, che crescono indifferenti (e quasi divertite) in teschi sorridenti”. La stessa scelta del titolo si rifà alla parola tedesca “totentanz”, ovvero “danza della morte”, che sembra accompagnare il ritmo figurativo dell’opera – realizzata con cinque intonaci diversi a base di altrettante argille, sabbie e polveri di marmi con l’aggiunta di pigmenti e pittura ad acquerello giapponese –, in cui i teschi appena accennati (si riconoscono solo se si sa come cercarli) sorridono quasi rassegnati a un nuovo destino.

 

Sempre Milano è la cornice creativa per Rifugi dall’umanità II e I, realizzati dall’artista non con pennelli ma rami di rovi. “Il lavoro succede in parallelo alla lettura de L'era sintetica di Christopher J. Preston, scrittore e scienziato statunitense che illustra le varie correnti di ambientalismo, ponendo domande e avanzando teorie sulla possibile capacità futura dell’uomo di controllare tutti i processi naturali, modificando le piante, per esempio, e dominando il mondo animale. Ma non condivido questi pensieri di dominio, credendo, invece, nella necessità di una convivenza multispecie con le altre forme di vita”. L’opera è una riflessione sul terzo paesaggio e sull’importanza di queste piante, pericolose e rigettanti per l’uomo ma essenziali per gli altri esseri viventi (come uccelli, lucertole, roditori, insetti) che cercano riparo dalla dimensione antropocentrica delle grandi metropoli. “I fondi sono stati realizzati con argilla e grassello di calce con pigmenti. Per me sono i cieli inquinati di Milano che in modo buffo ricordano qualcosa di Tiepolo. Ho utilizzato la pittura a olio, creando io stesso i colori, macinando dei grumi di terra che mi sono stati regalati o che avevo trovato. Ho dipinto con le spine dei rovi, costringendomi a una tempistica estremamente lenta e meditativa”.

 

Un cortometraggio di G. Anthony Svatek narra la vicenda di Tuvalu, stato insulare polinesiano, che secondo i pronostici sarà la prima nazione a scomparire sotto il livello del mare. “Riflettendo sull’imminenza con cui alcuni luoghi sono già di fronte alle conseguenze irreversibili del cambiamento climatico, ho lavorato sulle mappe DEM (Digital Elevation Models), sviluppate dalla Nasa e grazie alle quali viene simulato l’innalzamento dei mari nelle varie zone del pianeta. Impostando i parametri di previsione al 2050 le terre più sommerse saranno quelle asiatiche. Così a febbraio del 2023 sono andato in Malesia per realizzare Eighteen postcards, il cui titolo ricorda le Nine postcards di Yoshimura”. La serie è composta da tavolette d’argilla dipinte con acquerello, i cui fondi sono stratificazioni di sabbie e fibre che Toldo ha raccolto dagli stessi luoghi – le cui coordinate sono segnate sul retro dei quadri – che nel 2050, secondo le previsioni, non esisteranno più: foglie, fiori, erbe e cortecce di palme che, come la terra stessa in cui crescono, l’artista non sa come risponderanno al passaggio del tempo.

 

Nasce in Lettonia, durante una residenza a Savvala, Expressing fragility is as important as expressing strength, una tavoletta di piccole dimensioni che riflette sulla fragilità (e imprevedebilità) della materia: “in residenza mi ero imposto di trovare dei modi in cui riuscire a stabilizzare l’argilla sulle tavolette. Ma ciò non è avvenuto e, anzi, l’unico lavoro di cui sono stato soddisfatto è questa tavoletta estremamente fragile in cui è successo l’opposto che desideravo. Sento una profonda potenza in questa capacità di esprimere la propria fragilità della materia. Dovremmo anche noi, nella nostra società patriarcale, poterci riuscire senza vergognarcene”.

 

 

BIO

 

Enea Toldo (Locarno, 1988) è cresciuto a Russo e ha studiato presso il Centro scolastico industrie artistiche (CSIA) a Lugano. Alla pittura precede una carriera decennale come graphic designer. La sua pratica è fondata su una riflessione ecologica, grazie all'uso sperimentale di materiali naturali e a basso impatto ambientale, come terra cruda, sabbia e paglia. Nei suoi dipinti affronta urgenti temi attuali come lo smaltimento dei rifiuti, l'estinzione animale e vegetale e l'innalzamento del livello dei mari. Nel 2022 ha ricevuto il premio ExtrArtis Art Prize e nel 2023 ha partecipato alle

mostre collettive 室内景观 (Paysages Intérieurs) presso La Rada a Locarno, Play_ACT a Palazzo Gravina a Napoli e WTF-We Tolerate Failure presso Spazio in Situ a Roma.