Enrico Baj – Ubu e altre storie
La personale di Enrico Baj presenta una significativa selezione di teli dal titolo Storie di Ubu realizzati dall’artista nel 1985. Scrive Paolo Campiglio nel testo introduttivo in catalogo.
Comunicato stampa
La personale di Enrico Baj presenta una significativa selezione di teli dal titolo Storie di Ubu realizzati dall’artista nel 1985. Scrive Paolo Campiglio nel testo introduttivo in catalogo:
La predilezione di Baj per il mito di Ubu, l’antieroe di Alfred Jarry assunto a emblema di quella filosofia antifilosofica che è la cosiddetta Patafisica, è un fatto che appartiene più alla genetica dell’artista che alla contingenza delle occasioni d’incontro o di lavoro…
In mostra anche una selezione di Maschere realizzate da Baj tra il 1993 ed il 2001così introdotte da Campiglio:
…questi volti e teste di un nuovo tribalismo degli anni Novanta, costruite con i materiali più diversi
e che rispondono alla logica caustica dell’ironia e del gioco esprimono con semplicità la parodia della
società contemporanea dei consumi, scardinano l’obsolescenza programmata delle merci, ribaltando
il problema dell’invasione e dell’ingerenza delle immagini nella sfera privata tipica della società degli
anni Novanta…
Mostra promossa dall’Associazione culturale Il borgo di Lucio Fontana con il patrocinio del Comuna di Comabbio. Allestimento di Massimo Cassani che ha curato l’edizione del catalogo.
L’inaugurazione avrà luogo il 24 giugno 2023 alle ore 17.00 e la mostra proseguirà fino al 23 luglio 2023 con il seguente orario: sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.30.
Ingresso libero. Catalogo disponibile in sala mostra.
Ringraziamo per l’attenzione e porgiamo cordiali saluti.
Il borgo di Lucio Fontana
Enrico Baj, biografia.
Enrico Baj (1924-2003), nasce a Milano, frequenta l’Accademia di Brera e contemporaneamente consegue
la laurea in legge.
Nel 1951 fonda con Sergio Dangelo il Movimento Arte Nucleare e partecipa ai movimenti d’avanguardia
italiani e internazionali con mostre, pubblicazioni e manifesti, collaborando con Lucio Fontana, Piero Manzoni, Arman, Yves Klein, il gruppo Phases, Asger Jorn e gli artisti del gruppo CoBrA. A partire dagli anni Cinquanta è presente sulla scena internazionale e in particolare espone regolarmente a Parigi.
Le mostre più significative dell’ultimo decennio della vita dell’artista hanno avuto luogo alla Pinacoteca
Casa Rusca a Locarno (1993), alll’Institut Mathildenhöhe a Darmstadt (1995), al Musée d’Art Moderne
et d’Art Contemporain di Nizza (1998), al Musée de Chartres (2000), al Palazzo delle Esposizioni a Roma
(2001).
Nel 2003-2004 al Castello di Masnago, Varese si è tenuta una mostra concernente le connessioni tra arte e poesia nell’opera di Baj; a Milano a cura della Provincia una grande retrospettiva che si è svolta in spazi diversi in una sorta di itinerario attraverso i momenti salienti della sua carriera. Nella primavera 2004 si apre a Pontedera “Cantiere Baj”, una serie di manifestazioni che si concludono con la realizzazione nel dicembre del 2006 di un grande mosaico lungo cento metri sul muro che corre lungo la ferrovia a Pontedera. Il progetto per il Muro di Pontedera, costituito da dieci cartoni con collage di elementi di meccano, è l’ultima opera dell’artista, portata a termine pochi giorni prima della morte.
Nel maggio 2007 la Friedrich Petzel Gallery di New York presenta una selezione di opere di Baj dalla fine
degli anni Cinquanta al 2002.
Nel 2008 due mostre monografiche: da gennaio a marzo alla Fondazione Marconi di Milano Baj, Dame e
Generali ripropone il tema più “classico” dell’artista; da marzo a maggio Baj, Apocalisse, nel Chiostro di
Sant’Agostino a Pietrasanta presenta la più grande installazione realizzata da Baj nel 1978 e arricchita di
aggiunte fino al 2000. Nel maggio del 2009 a Milano, la Fondazione Marconi allestisce la mostra Baj, mobili
animati, che prende il titolo dalla bella monografia che Germano Celant ha dedicato a questo ciclo di
opere degli anni Sessanta.
Nell’estate del 2010 la mostra Baj, dalla materia alla _gura al Castello Pasquini di Castiglioncello evidenzia
come nel lavoro dell’artista la figura si manifesti con forme e tecniche in continua evoluzione.
Nel 2012 nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale a Milano viene esposto I funerali dell’anarchico Pinelli,
realizzato da Baj nel 1972 per quello spazio: allora la mostra non fu aperta al pubblico perché il 17 maggio
1972, giorno dell’inaugurazione, fu ucciso il commissario Calabresi. Finalmente dopo quarant’anni la
grande opera è tornata nella sala per cui era stata concepita.
Nel 2013 a dieci anni dalla morte, Baj è ricordato con tre mostre: in giugno Ububaj, I teli di Ubu, al Camec di
La Spezia, in settembre a Milano Enrico Baj, Segni e disegni, alla Fondazione Marconi, e Enrico Baj, Bambini,
ultracorpi & altre storie, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro. È presente con le Dame degli anni Sessanta alla Biennale di Venezia, nella sezione del Palazzo Enciclopedico curata da Cindy Sherman.
Nel 2015 a Palazzo Gavotti a Savona la mostra Baj, _gure dell’immaginario documenta la continua ricerca
da parte dell’artista di una sempre rinnovata figurazione.
Nel novembre 2015 la galleria Luxembourg & Dayan di New York presenta una personale di Baj incentrata
sulla produzione degli anni Sessanta, e contemporaneamente la Galleria Giò Marconi a Milano ripropone
il ciclo delle Plastiche (1967-1969).
Nell’estate del 2016 al Museo Archeologico di Aosta la mostra Baj, l’invasione degli ultracorpi illustra l’evoluzione della figura emblematica dell’ultracorpo dagli anni cinquanta agli anni ottanta.
Nel 2017 la personale Baj, play as protest al Cobra Museum di Amstelveen ripropone la tematica dell’ironia e del gioco come strumenti di critica sociale.
Nel 2018 a Milano alla Fondazione Marconi la mostra Enrico Baj, l’arte è libertà si ispira alle parole dell’artista “La pittura è una via – una via che ho scelto – verso la libertà. È una pratica di libertà”, che riassumono il pensiero che lo ha sempre animato.
Nel 2018 e nel 2019 è presente in molte importanti mostre collettive, soprattutto all’estero.
Il 2020 si apre con la mostra ENRICO BAJ DAMEIDRAULICHE, Galerie Isabella Bortolozzi, Berlino.
Vi è una costante che dà significato, coerenza e unità alla vita e al lavoro di questo artista: nei suoi oltre
cinquant’anni di attività Baj non ha mai cessato di sperimentare e di rinnovarsi, sia nella scelta delle
tematiche, sia delle tecniche pittoriche e incisorie.Tra queste certamente preferito è il collage che, associato o meno al colore, applicato anche nelle opere grafiche, gli ha dato modo di utilizzare ogni sorta di
materiale in un gioco combinatorio continuamente rinnovabile. Oltre alle stoffe e alle passamanerie, ai
cordoni, ai bottoni, ai pizzi, alle medaglie dei Generali e delle Dame, entrano nelle sue opere di volta in volta vetri colorati, specchi spezzati e ricomposti, elementi di impiallacciature e intarsi, parti di Meccano e di Lego, plastiche e celluloidi, pezzi di legno e oggetti di uso quotidiano.
A mezza via tra l’omaggio e la dissacrazione Baj ha rifatto usando le proprie tecniche alcuni capolavori di
Picasso, tra cui Guernica e Les Demoiselles d’Avignon (1969-1970) e di Seurat (1971).
Negli anni Ottanta Baj ha dipinto una serie di tele dedicate a Ubu (1983-84); e i Manichini, che fanno
riferimento alla pittura metafisica e nello stesso tempo denunciano il rischio di spersonalizzazione
nella civiltà dei robot e del computer (1984-87), opere in cui abbandona totalmente il collage.
Lo riprende assemblando oggetti di uso quotidianoe legni nelle Maschere (1993-95) e nei Totem (1997-
2000), che ironizzano sulla ricerca di un certo primitivismo oggi alla moda.
Infine compie una propria personalissima ricerca del tempo perduto eseguendo una serie di piccoli ritratti
dei proustiani Guermantes (1999-2000) ; per le sue ultime Donne-Fiume e per i Monumenti Idraulici
(2002-2003) utilizza tubi, sifoni, rubinetti, eccetera: entrambe queste serie di opere sono state esposte a
Milano alla Galleria Giò Marconi, rispettivamente nel 2000 e nel 2003.
Se da un parte c’è nell’opera di Baj un aspetto ludico che si esprime nella scelta dei materiali e nel gioco
combinatorio del loro assemblaggio, dall’altra Baj si è sempre impegnato contro la violenza e l’aggressività
del potere. A partire dai quadri nucleari che con una forte componente espressionista rappresentano gli
incubi e le paure dell’uomo dopo Hiroshima, attraverso le immagini dei Generali e delle parate militari che
denunciano l’arroganza e la stupidità del potere, Baj approda negli anni Settanta a tre grandi composizioni
in cui maggiormente si concretizza il suo impegno: I funerali dell’anarchico Pinelli (1972) ; Nixon Parade o
Watergate, (1974); Apocalisse (1978-2000), work in progress a composizione variabile che mette in scena
il degrado della contemporaneità e i mostri generati dal sonno della ragione.
In seguito i cicli dei Combinatoires e del Kitsch (1989-1990) rappresentano l’esplosione demografica
alla fine del millennio e le masse affascinate dal sistema dei consumi e dal kitsch, che secondo Baj e l’unico
vero stile della nostra epoca.
Per quanto feroce, la sua critica è sempre temperata dall’ironia che conferisce alle sue opere una certa
leggerezza: Baj non dimentica mai la lezione di Rabelais e soprattutto di Jarry e la figura emblematica di
Ubu; infatti ha fatto parte del Collège de Pataphysique di Francia dal 1963 in qualità di Trascendente
Satrapo.
Oltre alla sua attività di pittore e scultore, Baj è stato fertilissimo incisore: a partire dal 1952 ha realizzato
più di 700 stampe, di cui una parte sono raccolte in libri d’artista che illustrano sia poeti e scrittori del
passato (Lucrezio, Marziale, Milton, Lewis Carroll e altri), sia moderni quali Raymond Queneau, André
Pieyre de Mandiargues, Benjamin Péret, Alain Jouffroy, Jean-Clarence Lambert, Roberto Sanesi, Giovanni
Giudici, Paolo Volponi, Italo Calvino, Edoardo Sanguineti, Guido Ballo, André Verdet, Fernando Arrabal, Giovanni Raboni, Andrea Zanzotto, Raphael Rubinstein.
Sono moltissimi, oltre a quelli sopra citati, i poeti, i critici e i letterati che hanno scritto di lui: ricordiamo
Édouard Jaguer, Giorgio Kaisserlian, Beniamino Dal Fabbro, Asger Jorn, Arturo Schwarz, André Breton,
Françoise Choay, Jean-Jacques Lévêque, E.L.T. Mesens, José Pierre, Pierre Restany, Octavio Paz, Jean
Petit, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Raffaele Carrieri, Marcello Venturoli, Gualtiero Schoenenberger, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Luciano Caramel, Antonio del Guercio, Emilio Tadini, Franco Russoli, Dino Buzzati, Italo Calvino, Giorgio Soavi, Guido Almansi, Giulio Giorello, Pietro Bellasi, Brunella Eruli, Giovanni Giudici, Renato Barilli, Umberto Eco, Arturo Carlo Quintavalle, Luciano Caprile, Martina Corgnati, Marco Meneguzzo, Germano Celant, Jean Baudrillard, Emmanuel Guigon, Michel Maffesoli, Edgar Morin, Paul Virilio, Lawrence Alloway, Marco Livingstone, Jan van der Marck, Herbert Lust, Dan Cameron, Donald Kuspit, Gabriella Huber, Klaus Wolbert.
Enrico Baj è stato anche scrittore e critico: autore di libri, ha ideato e curato numerosi manifesti e collaborato a molti giornali e riviste.
Sue opere si trovano in collezioni private italiane e straniere e nei seguenti musei: Civiche raccolte
d’arte, Milano; GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino; Galleria Nazionale d’Arte
Moderna, Roma; Fondazione Peggy Guggenheim, Venezia; CSAC, Università di Parma; Mart, Rovereto ;
Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Parigi; Musée d’Art Moderne, Saint-Etienne;
Tate Gallery, Londra; Stedelijk Museum, Amsterdam; Museum Boymans-van Beuningen, Rotterdam;
Museum voor Schone Kunsten, Gand; Moderna Museet, Stoccolma; Museum des 20sten Jahrhunderts,
Vienna; Musée d’Art et d’Histoire, Ginevra; Pinacoteca Comunale Casa Rusca, Locarno; Musée d’Art
Moderne, Skopje; Museum of Contemporary Art, Chicago; The Art Institute, Chicago; National Gallery,
Washington; Australian National Gallery, Canberra.