Enrico Cattaneo – Stravolgere la realtà
Mostra Stravolgere la realtà del fotografo Enrico Cattaneo a cura di Roberto Mutti.
Comunicato stampa
Testo " STRAVOLGERE LA REALTA' di Roberto Mutti:
Quando si parla di fotografia molti si soffermano, con una parte di ragione, sui suoi vari aspetti: gli appassionati di tecnica disquisiscono su pellicole, fotocamere, obiettivi mentre, sul versante opposto, altri ricordano invece che ciò che conta sono le idee e che è la luce a creare le immagini. Curiosamente, da queste considerazioni viene quasi sempre escluso il ruolo, che pure sappiamo importantissimo, delle carte fotografiche. Autore eclettico nella sua capacità di tracciare la strada di un personalissimo stile dove tecnica ed estetica si intrecciano, qualsiasi retorica viene bandita e la ricerca svolge un ruolo centrale, Enrico Cattaneo al supporto fotografico ha invece dedicato un’attenzione fuori dal comune. Da un lato questo è il frutto della sua formazione scientifica, dall’altra da quel profondo rapporto dal mondo dell’arte d’avanguardia che lo ha portato a identificarsi con le espressioni più radicali della ricerca, quelle che gli facevano affermare “Se non stravolgo la realtà, non sono contento”. Le carte, dunque, sono state uno dei temi che lo hanno accompagnato fin dagli anni Settanta in una indagine che si è sviluppata in un percorso sinuoso, capace ora di approfondire improvvise intuizioni, ora di tracciare rigorosi processi mantenendo fisso il timone di una ricerca sempre coerente che spesso, come certificato dalle date, è tornato più volte sui suoi passi per arricchirli di nuove analisi. Profondo conoscitore delle avanguardie storiche, sapeva bene che per muoversi nell’alveo da queste tracciato non si poteva riproporle acriticamente ma coglierne lo spirito, rilanciarne l’aspetto quasi fanciullesco e riacquisirne la radicalità assoluta. Oggi possiamo osservare come il suo percorso creativo obbedisca a una linearità assoluta che solo con il tempo appare come tale. Accostando, per esempio, “Pagine/Cartacce” (1970) a “In regress” (1965-2009) possiamo notare di come l’autore abbia usato con intelligenza la casualità (quella che gli ha fatto recuperare le stampe da lui stesso scartate che si sono incollate fra di loro come le pagine di un libro, e quelle che invece sono state rovinate dall’umidità) considerando questo gesto di recupero non il punto di arrivo ma di partenza per altre considerazioni. Qui emerge il diverso e opposto destino delle carte che nel primo caso si anneriscono esponendosi impudicamente alla luce e acquistano corposità – e Cattaneo, che ai titoli delle ricerche ha sempre dato gran peso, le definisce anche “Fotosculture” – mentre nel secondo la perdono nel loro lento disfarsi, conservando solo tracce flebili dei soggetti ripresi. Abile nel ricorso alla chimica ma estroso nel suo utilizzo, l’autore ha lavorato off camera su due lavori lontani solo nel tempo come “Paesaggi” (1998-2005) e “Germinazioni” (2016) per ottenere immagini astratte di una sorprendente forza espressiva che nel primo caso ha come esito una ricercata delicatezza e nel secondo una graffiante ricerca sugli esiti della casualità. Qual è il fil rouge che tiene saldamente ancorate queste ricerche, che dà senso ai richiami all’informale, che riflette sul rapporto fra realtà e astrazione, che dà peso a una ricerca che ha una sua consapevole continuità? La scoperta in archivio di un lavoro del 1972, “Safari”, può dare un’interessante chiave di lettura. Si tratta di otto opere che raffigurano insetti colti sulle piante – da cui l’ironico titolo - stampate su una particolare carta Guilbrom Monochrome Fluomat Vert al bromuro d’argento che nella stampa in bianconero facevano acquisire alle zone chiare le tonalità del verde. Se i particolari sono segnali di cui tener conto, la copertina altrettanto verde che contiene le stampe è ben nota ai collezionisti perché era stata realizzata dall’editore Sergio Tosi per una cartella in edizione a 50 copie allegate ad altrettante copie di “Les treize clichés vierges” di Man Ray. In buona sostanza Enrico Cattano ci ha lasciato un messaggio neanche troppo criptico indicandosi contemporaneamente il maestro a cui si è rifatto e l’indicazione di come leggere le sue opere. Che sanno utilizzare i richiami al surrealismo e al dadaismo all’interno di una rigorosa ricerca sulla fotografia intesa come metalinguaggio che continua a suggerirci elementi per una riflessione ad ampio raggio che in questo periodo rivela la sua urgente attualità.