Enrico Pierotti – Guardare gli alberi
Nuovo appuntamento espositivo per FIUTO Art Space. Lo spazio d’arte diretto e curato da Alex Urso apre le sue porte alla pittura di Enrico Pierotti, autore di una personale che indaga il paesaggio. Tra astrazione e figurazione.
Comunicato stampa
Indagare con la pittura il paesaggio; osservarlo e codificarlo sulla tela cogliendone gli aspetti più poetici e silenziosi. Sono questi i presupposti della ricerca di Enrico Pierotti, giovane artista dell'entroterra fanese, protagonista di una rassegna personale (la prima del suo percorso) che raccoglie un corpo di opere di recente produzione.
Fil rouge del progetto è la natura, raccontata all'interno di una serie di tavole e tele (quasi tutte di medio e grande formato) che partono dall'osservazione della realtà per viaggiare verso territori ben più onirici ed evocativi: interpreti principali delle opere, colline, foreste e campi arati si “sciolgono” infatti all'interno delle singole composizioni, rendendo il paesaggio il pretesto per una narrazione che si abbandona all'immaginifico. “Nei miei lavori cerco di dare maggiore importanza alla tessitura dei segni, al tocco, alle linee, all'equilibrio e all'armonia tra forme e colori, al fine di costruire una visione poetica della natura. I soggetti presenti nei dipinti si incarnano nel confronto di questi elementi, e svaniscono sulla superficie della tela per confondersi, per non fare emergere altro che la superficie colorata. Colore e composizione interagiscono nelle tele per provocare uno sparpagliamento in cui lo sguardo è invitato a perdersi”, dice l'autore. E il senso di smarrimento emerge in molti di questi lavori, che hanno l'aspetto di piccoli componimenti poetici; racconti gentili e silenziosi; inni alla libertà dell'uomo che vede nel confronto con la natura uno strumento di elevazione interiore.
Il tema spirituale, d'altronde, non sembra casuale. Se si pensa alla fortunata storia della pittura di paesaggio, raramente questo genere ha trovato la propria finalità nella semplice e diretta riproduzione dei luoghi osservati. Più spesso, e soprattutto a partire dall'Ottocento, le vedute en plain air hanno invece rappresentato il tentativo da parte degli artisti di instaurare un dialogo con il loro inconscio e la loro emotività, traducendo sulla tela i moti interiori di chi nella natura vede una dimensione spirituale in cui specchiarsi, nel tentativo di elevarsi verso una purezza infinita e divina.
Ma al di là delle divagazioni “romantiche”, c'è un aspetto della pratica di Enrico Pierotti che rende la sua pittura per certi versi urgente, offrendo nuovi spunti di riflessione sul soggetto riportato nelle sue tele.
Di cosa parliamo quando parliamo di paesaggio? È questa la domanda ultima che la mostra vuole porre allo spettatore, tanto più in un territorio come quello ripano e ascolano, che da tempo immemore vive di paesaggio e non di meno di retorica del paesaggio. Quello che spesso sbandieriamo con orgoglio, e a cui siamo sinceramente affezionati, è un concetto di paesaggio molte volte idealizzato, che evoca sentimenti di empatia verso queste colline, ma che tuttavia ci trattiene dall'affrontare una serie di considerazioni sul futuro di queste terre amate. Se viste in vicinanza piuttosto che dall'alto di un belvedere, le nostre campagne rivelano sempre più marcatamente i segni dell'incuria dell'uomo e dell'inquinamento, dell'abuso edilizio e di iniziative di rigenerazione “usa e getta”, attuate senza una reale visione del domani. Educare ad accogliere il paesaggio, anche nelle sue difficoltà, comprenderlo e sentirsi parte di esso, aiuterebbe ad averne cura e a difenderlo. A volte proprio da noi stessi.