Enrico Robusti – La pittura iperproteica
In mostra le grandi tele del pittore “arciemiliano”: scene conturbanti zeppe di personaggi dai tratti inquietanti, prosciutti penzolanti, bolliti, anolini a galla nel brodo, rane fritte succhiate in comitiva…
Comunicato stampa
Sarà Enrico Robusti, pittore parmigiano contemporaneo (1957) il protagonista della nuova mostra al Labirinto della Masone, La pittura iperproteica, che aprirà al pubblico sabato 26 settembre.
L’esposizione, fortemente voluta da Franco Maria Ricci, che da tempo conosce e stima l’artista, è costituita da una selezione di circa trenta opere, tra le quali quattro lavori inediti realizzati per l’occasione. I dipinti, tutti a olio su tela e in maggioranza di grande formato, rappresentano una finestra sulla società odierna, della quale offrono scene e scorci di vita quotidiana attraverso una prospettiva vorticosa e irreale.
Raccolte intorno a tre sezioni, il cibo, le coppie e la società, le opere di Robusti tracciano, con le loro pennellate veementi (o robuste, nomen omen), un ritratto grottesco del mondo occidentale, italiano, ma soprattutto parmigiano e padano in genere, affollato com’è di salumi, torta fritta e lambrusco, allo stesso tempo realistico e onirico. Ma, se le proporzioni deformate e le espressioni accentuate rimandano al regno dell’incubo, le situazioni e i personaggi possono invece essere collocati senza fatica nelle nostre case, nei nostri salotti o nei nostri ristoranti.
La mostra, curata da Camillo Langone – scrittore e giornalista – sarà accompagnata da un volume edito da Franco Maria Ricci in cui le opere di Robusti saranno affiancate da un testo dello stesso curatore. Ed è proprio Langone a richiamare il termine “realismo visionario”, usato da Baudelaire a proposito di Balzac: la definizione è da usarsi tale e quale per l'eccellente pittore che deforma uno spazio-tempo molto concreto, molto precisamente identificabile, con obiettivi grandangolari alla maniera del Parmigianino (Autoritratto allo specchio), con prospettive vertiginose che possono addirittura ricordare l'altro Robusti della storia dell'arte, il Tintoretto.
Ma il parallelo con Balzac prosegue ancora nell’appartenenza dei protagonisti delle opere di entrambi gli artisti alla borghesia: Robusti è un borghese com'era un borghese Balzac, pure lui laureato in legge, ed evoco l'autore della Comédie humaine perché sempre di commedia umana si tratta, e di un comune impulso a disvelare il male.
La mostra, con progetto e organizzazione di Elisa Rizzardi e allestimento di Maddalena Casalis evidenzia lo sguardo dell’artista, uno sguardo curioso, ironico e tagliente, ma libero da intenti giudicanti perché conscio di far parte anch’egli del mondo che ritrae.