Enrico Robusti – Umane Ossidazioni
Pow Gallery presenta uno degli artisti di punta del panorama italiano, tanto da essere stato scelto di recente da Vittorio Sgarbi come esponente principale del “filone del realismo visionario” nel Padiglione Italia della 53^ edizione della Biennale di Venezia.
Comunicato stampa
> - Dio rimbalza, c'è ma non si vede -
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> Pow Gallery presenta uno degli artisti di punta del panorama italiano, tanto da essere stato scelto di recente da Vittorio Sgarbi come esponente principale del "filone del realismo visionario" nel Padiglione Italia della 53^ edizione della Biennale di Venezia.
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> Enrico Robusti è nato a Parma nel 1957.
> Dopo gli studi classici ed una laurea in Giurisprudenza, si dedica allo studio della tecnica pittorica seicentesca con riferimento alla scuola di Van Dyck e Rubens svolgendo ritratti su commissione e diventando di fatto , per 20 anni, il ritrattista "ufficiale" delle grandi famiglie dell'imprenditoria italiana.
> Verso il 2000, tuttavia, avviene in lui qualcosa di nuovo a livello umano, quasi una ribellione all'etichetta imposta e improvvisamente stravolge la sua visione artistica della vita.
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> Dipinge, non più soggetti, ma storie . Opere artistiche delle quali i lunghi e visionari titoli ne sono il filo di Arianna per dipanare i complessi rapporti tra i personaggi.
> Affronta le tematiche italiche, potere e tradizione, con un occhio dissacrante, grottesco, folle ma drammaticamente reale.
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> Il suo è un vero e proprio "bestiario" umano, impreziosito da dettagli esasperati e nobili virtuosismi tecnici, quali le molteplici prospettive matematicamente incastrate le une nelle altre.
> Un gusto dell’eccesso che fa ridere ed insieme pensare.
> Una comicità amara nello smascherare le umane ipocrisie.
> Una visione dell'inadeguatezza contemporanea di fronte all'essenza della vita.
> Uno specchio nel quale ciascuno può alla fine riconoscere la parte più nascosta di sè.
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> La carriera espositiva lo ha visto nel tempo impegnato in importanti mostre personali e collettive.
> Tra le più recenti nel 2009 alla Cà D’oro a Venezia nella mostra "L'anima dell’acqua".
> Nello stesso anno il Comune di Roma sceglie una sua tela come manifesto per le celebrazioni del 40° anniversario dello sbarco sulla luna.
> Nel 2010 inaugura la personale "Colpo di Fulmine" a Milano con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali.
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> Esposizioni contemporanee presso
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> Venezia : Biennale di Venezia
> Parma : Galleria San Ludovico
> ed infine
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> Torino: Pow Gallery
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> Per saperne di più:
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> Pagina di Enrico Robusti su Facebook:http://www.facebook.com/group.php?gid=111940238828021
> Video su Youtube delle opere in mostra: http://www.youtube.com/watch?v=U-2xyngbN
> Evento su Facebook: http://www.facebook.com/event.php?eid=229773663703296
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> Orari : Dal martedì al sabato: 10.30-12.30/15.00-19.00.
> Pow Gallery – Piazza Castello, 51 10123 Torino tel.011.0266178
> www.powgallery.com
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> Testo a Cura di Edoardo di Mauro
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> La pittura è simbolo ed emblema di quella “technè” intesa nell’accezione etimologica di pratica manuale implicita al concetto originario di arte. Un concetto dove il procedimento mentale, l’ambito elevato relativo al mondo delle idee, per concretizzarsi in una rappresentazione oggettivamente fruibile deve essere in grado di gettare luce sull’esterno per mostrarci le cose della vita nella loro esatta dimensione, nella loro essenza intelligibile, illuminandoci sulla bellezza od anche la negatività di quanto di circonda con quella capacità di rivelazione propria del talento artistico. La pittura è da sempre la casa di tutte le tecniche e di tutti i progetti, luogo eletto da cui traggono origine le manifestazioni sensibili dell’arte, ed è per questa sua natura che ha saputo attraversare le epoche della storia mantenendo sempre, nei casi migliori, la sua carica di espressività. Un’opera fortemente caratterizzata dall’uso dello strumento pittorico come quella di Enrico Robusti trova il suo inquadramento e la sua ragion d’essere nella stagione attuale, all’interno di cui è in grado di offrire un contributo di assoluta originalità. Dalla sua antica vocazione alla rappresentazione mimetica della realtà naturale la pittura è stata in grado, di recente, di mutare la sua veste narrando con grande capacità poetica ed evocativa le inquietudini di un mondo in rapida mutazione. Quindi, accanto a coloro che praticano questa tecnica come viatico per una narrazione in presa diretta degli stereotipi che affollano la nostra quotidianità metropolitana, gettando nuova luce su squarci ed inquadrature di angoli riposti e trascurati della post modernità, o ad altri che, all’opposto, tendono a demistificare con ironia le sfavillanti ed effimere icone mediatiche da cui siamo circondati, esiste una terza posizione, caratterizzata dal riappropriarsi del gusto di una manualità lenta e calligraficamente precisa, da una “perdita di tempo come perdita del tempo”, per adoperare una terminologia di John Ruskin e da una vena fortemente simbolica, dove il reale sfuma in una dimensione “altra”. La pittura di Enrico Robusti si pone sostanzialmente al centro del crocevia di stili prima elencato ma è in grado di recuperane altri, come la grande tradizione italiana della satira artistica di costume che fu capace, ad esempio con Walter Molino, di esprimersi con straordinaria intensità. L’apparente inattualità della sua tecnica, decisamente lontana da qualsiasi volontà di contaminazione con l’oggetto o del ricorso al viatico fotografico e digitale, peraltro legittimo in altri casi, nulla fa perdere all’intensa carica emotiva delle sue opere, profondamente radicate nel qui ed ora. Il tema centrale dell’arte di Robusti, come dall’artista stesso sottolineato, è l’uomo, le cui vicende vengono analizzate e demitizzate con sapida ironia e grande verve espressionista in una dimensione antropologica allargata. Infatti i bersagli dell’artista parmigiano, che con la sua città intrattiene, come spesso capita, una rapporto complice ma anche critico, non sono interpretabili solo come dardi lanciati a ferire la carne di una borghesia perbenista ed ipocrita, ma si estendono all’ambito dell’esistenza quotidiana di ognuno di noi, al di là dell’appartenenza sociale. Sono i mali e le gioie del vivere comune a costituire il territorio dove la fervida immaginazione di Robusti si avventura a creare immagini esemplari e di un impatto visivo non facile da dimenticare, tale da impedire il pericolo di confonderle con quelle di altri autori. Base di partenza della poetica di Robusti è lo studio della tecnica pittorica, viatico fondamentale per sviluppare quello che sarà poi il messaggio concettuale. Come sottolineato nei testi di numerosi e qualificati critici che si sono occupati in questi anni del suo lavoro, che proprio nei prossimi giorni conoscerà un importante coronamento con la presenza nel Padiglione Italia della Biennale di Venezia, l’artista è partito, dopo una laurea in Giurisprudenza, dalla studio della pittura secentesca con particolare riferimento a Van Dick e Rubens. Su questo solido basamento Robusti è stato in grado di innestare una serie di citazioni tratte da ambiti assai disparati ma alla fine convergenti. Si possono rinvenire, nelle sue tele, oltre a svariati riferimenti alla satira sociale, tracce, per citarne alcune, di George Grozs, Otto Dix e dell’Espressionismo, ma anche le spericolate torsioni anatomiche tipiche dell’arte Manierista di cui, non a caso, Parma fu, grazie al Parmigianino, luogo simbolico. Ma l’immagine finale, pur denunciando la profonda cultura dell’artista, si inoltra senza remore nel territorio del nostro qui ed ora, acquisendo le caratteristiche di un’attualità carica di storia.
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> Edoardo Di Mauro, maggio 2011
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