Enrico Tealdi – Transfiguration Mode
Il pittore porta, attraverso il suo tratto distintivo, un mondo onirico tra spazi sconfinati e presenze umane impercettibili.
Comunicato stampa
Atri, nella provincia di Teramo, è da sempre un grande centro creativo capace di far dialogare l’Italia con paesi lontani, quest’anno un’altra volta portando qui l’universo mondo dell’Iran.
Stills of Peace and Every Day Life è un progetto di Fondazione Aria e dal Comune di Atri che dal 6 luglio dà vita a un programma con numerose iniziative che spaziano tra fotografia, performance, cinema e pittura. Diverse le location proposte, a cominciare da Scuderie Ducali di Palazzo Acquaviva che fino al 1 settembre ospita “Transfiguration Mode” di Enrico Tealdi, a cura di Antonio Zimarino. Una mostra che vuol suggerire innanzitutto la capacità dell’artista di trasformare le cose, i segni, i gesti, le presenze del reale (umano o naturale che sia) attraverso scelte formali capaci di far “parlare” la realtà percepita nei termini della psicologia, dell’interiorità, della poesia e dell’anima.
“Nelle opere di Tealdi tutto sembra sprofondare al di là della superficie del quadro tutto sembra allontanarsi, lo spazio si amplia a dismisura e all’infinito dentro superfici pittoriche piccolissime. Le figure diventano tracce, le persone e la natura si indeterminano, si dissolvono, si ricollocano in un luogo oltre il piano della rappresentazione. Lo sguardo è spinto a vagare al di là cercando di ricostruire i contorni labili delle presenze umane o naturali che siano” – dichiara il curatore.
Lo sguardo dell’osservatore coincide con quello dell’artista: entrambi si disperdono dentro uno spazio indeterminabile alla ricerca di ancoraggi, gli occhi vagano cercando di definire cose e presenze, ma trovando solo profondità di colore indeterminabili e qualche lacerto di natura o di relazioni.
Le cose, le persone, il mondo, le relazioni si confondono in una dimensione che è già in qualche modo “memoriale”, che è tempo interiore, sospeso e dilatato, fatto di pochi colori ma di un numero infinito di toni e sfumature degli stessi, tutti toni tendenzialmente “freddi” che realizzano a tratti, una sorta di nebulosa che non occulta mai fino in fondo, ma si pone come una sorta di velo, pronto a suo modo, a rivelare ancora qualche tratto sensato e definito o a celare una realtà troppo complessa da definire.
È un mondo dove si va alla ricerca di poesia e di senso ed è importante notare come Tealdi sappia usare in modo finissimo la pittura e le sue forme per costruire le sue particolari visioni restituendoci le suggestioni dell’interiorità che svelano una profonda sensibilità umana alla ricerca di un orizzonte di significato, un valore possibile, comprensibile e condivisibile nelle esperienze dell’esistenza.
Quella di Tealdi è “pittura vera” è un modo di porsi in relazione con l’arte senza mediazioni
compiaciute, senza retorica, direttamente al cuore dell’osservatore. È per questo che il tempo e lo spazio dilatati riaprono nell’osservatore attento, gli stessi spazi, la stessa lenta e monumentale celebrazione e condivisione del tempo dell’anima.