Entes
La tappa romana nasce da un’idea di Marco Pomara, curatore del progetto Entes e direttore artistico del Centro Culturale βιοτος, e, grazie al contributo degli sponsor, garantisce continuità al cammino antiracket in Europa della mostra per concludersi a Valencia, passando prima per altre città come Bruxelles, Londra, Stoccarda, Oslo, Parigi e Zaragoza
Comunicato stampa
La tappa romana nasce da un'idea di Marco Pomara, curatore del progetto Entes e direttore artistico del Centro Culturale βιοτος, e, grazie al contributo degli sponsor, garantisce continuità al cammino antiracket in Europa della mostra per concludersi a Valencia, passando prima per altre città come Bruxelles, Londra, Stoccarda, Oslo, Parigi e Zaragoza.
Si ringrazia Elisabetta Tranchina per aver curato con grande professionalità la segreteria organizzativa e l'ufficio stampa dell'evento.
Il progetto...
Due artisti spagnoli, uno scultore e un pittore, di acclamata fama ed alto livello artistico, provenienti entrambi dal sud della Spagna, rispettivamente da Yecla (Murcia) e da Villena (Valencia), circa 4 anni fa, nel 2007, armati di zaino e sacco a pelo, iniziano il loro viaggio in Sicilia, incuriositi dal fenomeno del racket ed affascinati dall'esperienza della lotta alla mafia.
L'intero viaggio, infatti, è stato caratterizzato dai frequenti incontri con la gente, da cui venivano fuori il più delle volte interminabili discussioni dalle quali si avvertiva la necessità di cambiamento ma soprattutto il bisogno recondito di parlare.
Nasce così in loro l'ispirazione che li porta a realizzare opere che riuscissero a parlare alla gente e che nel contempo potessero analizzare dal punto di vista antropoligico e sociologico le ragioni di tale e tanta rassegnazione.
Zafrilla ed Escoín, benchè non siciliani e quindi non vivendo sulla loro pelle la sofferenza di una società condizionata, non riescono ad accettare l'idea che un intero popolo non solo non si ribelli ad un'imposizione simile, ma addirittura, al contrario, cerca quasi di normalizzare il fenomeno, di giustificarlo agli occhi dello "straniero" di turno.
Cercano di spiegarsi e di comprendere le ragioni che possano celarsi dietro la strutturazione e l'orchestrazione di un sistema così capillare come il racket, ma non vi riescono.
Iniziano un percorso di ricerca ed analisi che investighi attraverso l'elaborazione delle loro opere le cause del pizzo, della legittimazione della richiesta imposta ed il fondamento logico dell'accettazione dimessa e passiva.
Entes pertanto è molto di più di una mostra, è un progetto itinerante che si propone da subito come sprone per i Siciliani, come spunto di riflessione esistenziale.
Le sculture di Zafrilla "sacan la lengua" all'ingiustizia in un duplice senso: deridere l'uomo (se uomo si può chiamare...!) che, nella propria convinzione di onnipotenza, crede di essere legittimato dalla triste legge del più forte ad imporre la propria logica ed incitare il popolo siciliano a non tenere la bocca cucita ma uscire la lingua e "levantar su grita de libertad"!
Le tele di Escoín vogliono offrire a chi vi si approccia il giusto momento di riflessione sulla prospettiva, che non c'è solo il nero della morte e della sofferenza nella propria vita in terra di Sicilia, ma al contrario i colori della vita, ispirati dai paesaggi mediterranei che si riscontrano nella Playa di San Pedro così come in quelle della meravigliosa Trinacria.
Che due artisti spagnoli portino la propria arte a Palermo non desta scalpore, ma che siano proprio due spagnoli a venirci a parlare dell'ingiustizia portata in grembo da un sistema sociale che produce tra le altre cose un fenomeno truce come il pizzo risulta essere dirompente. E se poi ad esprimere l'indignazione che naturalmente dovrebbe conseguire ad un fatto umano come questo sono la pietra scolpita e le tele trasformate in arte risulta ancora più incisivo e toccante.
Il progetto Entes è inserito in un contesto espositivo itinerante che ripercorrerà tutte le province siciliane, per poi risalire lo Stivale prima di far tappa a Stoccarda, Londra, Parigi e Bruxelles e in ultimo ritornare in Spagna per la grande mostra conclusiva presso le Università di Alicante e di Valencia.
Cenni biografici
Justo Zafrilla
Cresciuto a Yecla (Murcia), ai piedi del Monte Arabí, matura già da subito la sua ossessione nel piantare alberi e collezionare pietre.
Erede dell’arte artigiana dei maestri scalpellini, ebbe il suo primo contatto con la roccia nel 1984, iniziando così un lungo percorso che lo ha portato ad essere maestro nel lavorare la pietra grezza. La decorazione di numerose facciate, la costruzione di fregi in pietra, archi, caminetti, fontane sono solo alcune delle ricchezze di questo offizio ancestrale.
Nel 1996, rispondendo ad una inquietudine che iniziava ad assalirlo, si ritirò un periodo per studiare l’arte primitiva: dall’Africa alla cultura Maya, dalla Mesopotamia alle tradizioni più europee, dall’Australia aborigena a tutte quelle altre culture che hanno fortemente pregnato e connotato la sua opera. Dopo avere sperimentato varie discipline artistiche, scoprì la scultura aprendo così un varco interiore e trovando la strada per esprimere le sue inquietudini più intime.
A conclusione di un percorso durato ben 10 anni, con la collezione “Entes” egli “saca la lengua” in faccia a tutte quelle azioni umane sparse nel mondo che reputa ingiuste e che si ripetono quotidianamente da tempo immemore. Una collezione di sculture intagliate in pietra naturale, ispirate alle forme primitive della natura.
Miguel Ángel Escoín
Artista spagnolo nato ad Albacete, intrigante cittadina della Comunità Autonoma Castilla-La Mancha, risiede ormai da anni nei dintorni della Comunità Valenciana.
Inizia la sua attività artistica intorno alla prima decade degli anni ’70, traendo ispirazione dalla tradizione artistica degli espressionisti nordamericani.
Negli ultimi anni, la sua produzione si è concentrata nell’elaborazione di un’opera pittorica realizzata fondamentalmente attraverso l’utilizzo di pitture ad olio, con cui l’artista vuole plasmare la spitirualità dell’opera dei poeti mistici spagnoli del XVI secolo e soprattutto del poeta spagnolo della fine degli anni ‘90, José Ángel Valente.
Essenzialmente un’opera al servizio delle emozioni umane, utilizzando come strumento l’interazione del colore.