Enza Monetti – Swinging
Swinging, la nuova personale in agile e fecondo connubio tra arte e design di Enza Monetti, costruisce spazi energetici e puri, come cappelle e navate di una chiesa celebrante la Vita, simboleggiata nel segno interculturale forte e ancestrale dell’albero, caro all’artista – ante litteram rispetto a Expo 2015 – da più di un quinquennio.
Comunicato stampa
Il potere unico e assoluto della vita, la transitorietà umana come stimolo e accensione per dar valore all’oggi, il vuoto inteso non come svuotamento ma come spazio pregno di possibilità e futuro, l’integrazione di una tecnologia in armonia e non contrapposizione con uomo e natura, l’invito ad abbracciare e abbracciarsi in resilienza, positività, solidarietà: Swinging, la nuova personale in agile e fecondo connubio tra arte e design di Enza Monetti, costruisce spazi energetici e puri, come cappelle e navate di una chiesa celebrante la Vita, simboleggiata nel segno interculturale forte e ancestrale dell’albero, caro all’artista – ante litteram rispetto a Expo 2015 – da più di un quinquennio.
Il percorso espositivo accoglie il fruitore quasi con una pala o croce d’altare, imponente e candido pannello sostenente la forma specchiante di un albero dalle lesioni ricomposte in unità, asimmetrico ma euritmico e in equilibrio di pesi ottici e fisici. Ritrovarsi in esso riflessi invita al coinvolgimento, scoprire alla sua base la “radice” di oscillanti alberi in ceramica abbracciati - forgiati in pezzo unico in una fornace di Vietri connessa alla storia familiare dell’artista - risveglia la coscienza solidale, mentre la memoria del fuoco da cui la stessa ceramica proviene riscalda in neopoveristico contrasto il freddo, non di distacco ma di purezza, degli specchi. Ai lati, la vitale tensione tra materiali continua con l’accostamento di legno e plastica in neoconcettuali pannelli, associanti il segno visivo dell’immagine arborea a parole evocanti il suo significato simbolico. Poco lontano, sulla “navata” veglia, seme e origine del tutto, il primo originale disegno col motivo dell’albero realizzato dall’artista anni fa. Procedendo, alle pareti altri alberi dimezzati in pvc avvolgono e come strutturante scheletro danno forza, accompagnando la visione centrale di un vero e proprio esercito/foresta di alberelli oscillanti. In paulownia, essenza arborea asiatica di incredibile malleabilità, espongono la loro transitorietà e vulnerabilità nell’oscillazione e nelle ferite ricoperte di garze, riaffermando tuttavia la propria resilienza e orgogliosa presenza, come guerrieri di terracotta cinesi. Foglie di quercia ricavate da un autentico stampo antico – e dunque pregne di un’energia pluriennale - sono altri militi in supporto alla conquista della vita, corroborati da quattro teche-tabernacoli con forme arboree ricavate da carta adesivizzata, richiamanti la memoria storica e dunque forza primigenia del materiale, mentre alberelli in plexiglas dagli ipnotici riflessi e pannelli specchianti nei colori del cielo, mare e boschi convogliano le energie naturali negli spazi museali, gli uni e gli altri fragili eppur potenti talismani di luce trasformanti la vulnerabilità in poesia e ogni vissuto travagliato in forte fusto identitario, come evocato dalla trasfigurazione arborea dell’autoritratto fotografico dell’autrice. Così connesso alla linfa universale, il visitatore/pellegrino è dunque pronto e depurato per accedere all’esperienza personale, propria e altrui, del potere della vita. Quasi cappella di mistico raccoglimento, la sala video lo immerge infatti nella percezione 3D di un albero, mentre sei lightbox - in ascesa su una scala reale ed esistenziale - fondono l’albero-simbolo con flash del vissuto dell’artista: una foto matrimoniale dei genitori, tre vedute naturali care all’autrice e il decoro di due antichi piatti dalla casa natale, uno dei quali da lei rotto da bambina e poi ricomposto. Infine, a viatico di ogni suo ingresso o uscita nella e dalla “chiesa della Vita” dell’artista, il fruitore è accompagnato da una lastra in plexiglas tramutante in luce pura l’incisione di un sofferto e commuovente inno alla scelta di vivere – nonostante tutto! - del social guru Vittorio Carità, ulteriore esempio dell’uso del medium tecnologico come connettore di energie e, con parole dell’artista stessa, dell’ecologia dell’anima di Enza Monetti.
ENZA MONETTI
Artista e designer, nata a Napoli, Enza Monetti indaga i binari paralleli dell’arte e della valorizzazione della vita, integrando materiali naturali e linguaggi tecnologici in quell’ambiente in cui tutto è ancora possibile.
2015 - Art Hotel Gran Paradiso, Sorrento
2014 – A basso tasso alcolico – Wineandthecity, Napoli
2010 – Fake, Castel dell’Ovo, Napoli
2007 - In the wind - clear energy - Consorzio Universitario del Cilento
2002 - Mater Insula - ex chiesa S. Giacomo Apostolo, Procida
«I numeri, come il cielo, non hanno mai fine»
(Enza Monetti)
CATALOGO
Edizioni Savarese.
Testo critico in catalogo di Adriana Rispoli.
CALENDARIO EVENTI
Nello spirito di rendersi connettore di energie e inno alla multiforme espressività della Vita, la mostra Swinging di Enza Monetti promuove e ospita nei suoi spazi i seguenti eventi:
- Lunedì 9 maggio h 17.30
“Le Parole della Danza” di Aldo Masella - Edizioni Teatro Totale
- Giovedì 12 maggio h 17.00
Yoga con il maestro Paolo Colussi (per partecipare, portare un tappetino) – YogArt
- Venerdì 13 maggio h 17.30
“Facimmoce ‘a croce” di Umberto Franzese - Cuzzolin Editore
- Lunedì 16 maggio h 17,30
“Tessuti d’Arte del ‘900” con Tullia Gargiulo Passerini e Silvana Musella Guida
- Mercoledì 18 maggio h 17,30
“Sotto un contorto ulivo saraceno” di Aurora Cacopardo - Edizioni Iuppiter
- Giovedì 19 maggio h 17,30
Collana di Napoletanistica a cura di Umberto Franzese - Edizioni Savarese
- Venerdì 20 maggio h 17.30
“questanapoli” periodico stracittadino con Ermanno Corsi
IN COLLABORAZIONE CON
Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli
SPONSOR
Via Manzoni 82, Art Hotel Gran Paradiso, Io Printo, Mario Miele, Fiorillo Arte, Enzo Santoriello, De Capua, Cantine Olivella, Gay Odin, Sirica, Ferdinando Polverino de Laureto Art, Istituto Isabella d’Este Caracciolo.