Enzo Cucchi – La mostra
In questo 2023 protagonista sarà l’esposizione Enzo Cucchi. La mostrache, curata da Ilaria Bernardi, desidera rendere omaggio a uno dei più importanti artisti italiani.
Comunicato stampa
La Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, presieduta da Osvaldo Menegaz, trasforma ogni estate Castelbasso, piccolo centro della provincia teramana, nel Borgo della cultura. Quest’anno la manifestazione è in programma da domenica 23 luglio a domenica 27 agosto. Fulcro delle iniziative sono le mostre di arte contemporanea a cui si affiancano appuntamenti con la musica e la letteratura.
In questo 2023 protagonista sarà l’esposizione Enzo Cucchi. La mostra che, curata da Ilaria Bernardi, desidera rendere omaggio a uno dei più importanti artisti italiani. Cucchi, nato a Morro d’Alba (Ancona) nel 1949, ha esordito alla fine degli anni Settanta con un lavoro pittorico che è riuscito in pochi anni a imporsi sulla scena artistica internazionale. La sua ricerca ha inaugurato le tendenze espressive più tipiche degli anni Ottanta, sorte quasi contemporaneamente in Europa e negli Stati Uniti.
Cucchi ha concepito la mostra per palazzo De Sanctis a Castelbasso come un excursus nella sua produzione pittorica e disegnativa degli ultimi dieci anni, finora ancora poco indagata.
La mostra si snoda sui tre piani del palazzo.
Al piano terra i visitatori sono accolti dall’unica opera scultorea in mostra, Mirare (2016), nella quale un cavo d’acciaio appeso tra due pareti trafigge la nuca di una testa in bronzo e fuoriesce dalla sua bocca. Grazie al titolo, nonché tramite i due occhi “spalancati” nel bronzo, la scultura evoca il duplice atto che sta alla base di qualsiasi mostra: il mirare da parte dell’artista a una visione per materializzarla in un’opera, e il contemplare quell’opera da parte dello spettatore, una volta realizzata ed esposta.
Nella sala attigua, ci accoglie un altro occhio, questa volta dipinto su una grande tavola unita ad applicazioni in ceramica (Coda, 2021), analoga per tecnica all’opera La quadra (2021) posta di fronte che mostra uno scheletro umano, a pendant dei teschi delineati sui due stendardi Senza titolo vicini.
Nella terza sala del piano terra, il Senza titolo del 1978 rende omaggio agli inizi del percorso di Cucchi attraverso un’opera in cui pittura, scultura e ceramica si fondono in un unicum.
Alla fine delle scale che collegano il piano terra con il primo piano, uno schermo proietta Cucchi a passo uno (2012): un viaggio visionario in stop-motion intorno all’opera dell’artista, prodotto e animato con la tecnica della claymation, diretto da Maurizio Finotto e realizzato in collaborazione con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Da qui si accede alle sale del primo piano che delineano un percorso attraverso quattro delle più ricorrenti tematiche del lavoro di Cucchi: la morte, sottesa da tre opere attraverso il motivo iconografico dello scheletro e del teschio (La vita morta, 2021; Lumare, 2015; Stimmata, 2018); il paesaggio dall’atmosfera onirica ed enigmatica evocato da tre dipinti (Atto, 2016, e due Senza titolo, rispettivamente del 2013 e 2017); la possibile tridimensionalità della pittura sviluppata attraverso quattro piccoli dipinti recanti innesti materico-scultorei (Orientato a primavera, 2016; Scimmiottare, 2021; e due Senza titolo, rispettivamente del 2018 e 2021); infine, il segno, sviluppato attraverso una immaginaria “Cattedrale” costituita da numerosi disegni su carta, sul modello di quanto fatto in occasione della mostra personale del 1993, curata da Ida Gianelli e Giorgio Verzotti, al Castello di Rivoli museo d’Arte contemporanea.
Al termine della visione della “Cattedrale”, nell’altra metà della sala il pubblico è chiamato a cimentarsi con la versione digitale dell’archivio dell’artista sotto forma di videogioco esplorativo in soggettiva diviso in dieci livelli, corrispondenti a luoghi digitali da esplorare, creati a partire dalle opere dell’artista stesso. Dal titolo Cuccchi, è stato realizzato nel 2021 da Alessandro Cucchi, Julián Palacios e Fantastico Studio e disponibile per pc, console PlayStation, Xbox e Nintendo Switch, online e anche come App per telefonini.
Dopo aver fatto cenno al percorso dell’artista tramite il videogioco e l’opera del 1978 al primo piano, e dopo aver delineato quattro possibili fili rossi del suo lavoro al secondo piano, la mostra, all’ultimo piano, rende omaggio alla grande potenza visiva e ambientale del segno di Cucchi, presentando cinque dipinti dalle dimensioni monumentali(Quadro sfinito post-pop 2021; Giostra magica, 2021; Fiore, 2021; La prima luna, 2022) uniti a una piccolissima scultura in bronzo che saluta il visitatore al termine della mostra sbucando da una nicchia scavata nella parete.
“La meraviglia provocata da un segno”, scrive la curatrice Ilaria Bernardi nell’introduzione del libro d’artista edito per l’occasione dalla Fondazione Menegaz (VIAINDUSTRIAE, Foligno 2023, pp. 128, ill.), “Così potremmo definire il lavoro di Cucchi che nel segno trova la propria ragion d’essere nonché la fonte prima di emozione. Si tratta di un segno che sovente prende la forma di teschio o di fuoco fatuo; talvolta di animale o di creatura umana ingigantita, rimpiccolita, stilizzata, oppure ridotta a specifiche parti anatomiche; altresì di zona d’ombra o di paesaggio collinare privato delle tradizionali coordinate spazio-temporali e pertanto disorientante, onirico. Tuttavia, il suo segno non è un racconto, né un’illustrazione, né una descrizione: non è sogno, ma tautologicamente solo e soltanto segno”.
Enzo Cucchi
Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona, 1949), dopo lavorato come restauratore di libri e quadri, si è avvicinato da autodidatta all’arte e poi alla poesia pubblicando alcuni testi in versi quali Testa è estensione della mente (1973), Enzo Cucchi ex Enzo Cucchi (1974) e Il veleno è stato sollevato e trasportato (1976). L’esordio come artista risale al 1977 con l’esposizione del disegno Ritratto di casa agli Incontri Internazionali d’Arte a Roma. Tra gli artisti inclusi da Achille Bonito Oliva nel movimento della Transavanguardia, fin dal 1980 le sue opere sono state ospitate nei più importanti musei, gallerie e rassegne internazionali, tra cui La Biennale Internazionale d’arte di Venezia, Documenta a Kassel, la Quadriennale d’Arte di Roma. Tra le numerose mostre personali ci sono quelle da Paul Maenz a Colonia nel 1980; nella Sperone Westwater Fischer a New York nel 1981, nella galleria di Bruno Bischofberger a Zurigo nello stesso 1981, e più recentemente al Museo Correr di Venezia nel 2007 e al MAXXI di Roma nel 2023. Ha, inoltre, preso parte a mostre collettive nei più importanti spazi espositivi italiani e stranieri come la Kunsthalle di Basilea, il Solomon R. Guggenheim di New York, la Tate Gallery di Londra, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Castello di Rivoli, Rivoli (To), il Palazzo Reale di Milano, il Sezon Museum of Art di Tokyo, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, Il Musèe d’art modern di Saint-Etienne Metropole. Numerose sue opere sono state concepite per essere installate permanentemente in prestigiosi luoghi pubblici in Italia e all’estero (nel parco Brueglinger di Basilea, presso il Louisiana Museum di Copenaghen, all’esterno del Centro Luigi Pecci di Prato, presso la York University di Toronto) e altrettanto numerose sono state anche le sue collaborazioni non solo con altri artisti, ma anche con architetti, designer, poeti e intellettuali, tra cui quella nel 1994 con Mario Botta per la Cappella sul Monte Tamaro in Svizzera. I suoi lavori si trovano nelle maggiori collezioni museali del mondo e nelle più prestigiose collezioni private nazionali e internazionali.