Eppur si muove
La mostra unisce quattro artisti le cui pratiche rivestono tematiche politico-sociali e antropologiche transnazionali: Luca Vitone, gli artisti cubani Lázaro Saavedra e Liudmila&Nelson, e la guatemalteca Regina José Galindo.
Comunicato stampa
Il progetto espositivo Eppur si muove, ideato e curato da Michela Casavola e Giacomo Zaza, promosso dall’Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia e dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Molfetta, patrocinato dall’Università degli Studi di Bari, unisce quattro artisti le cui pratiche rivestono tematiche politico-sociali e antropologiche transnazionali: Luca Vitone, gli artisti cubani Lázaro Saavedra e Liudmila&Nelson, e la guatemalteca Regina José Galindo.
La mostra prende il titolo dall’opera Eppur si muove di Luca Vitone, pensata e prodotta per la sala circolare del Torrione. Quest’opera è la tappa conclusiva di un ampio progetto di Vitone che dalla bandiera nera con ruota rossa si trasforma in un ipotetico viaggio di ritorno del popolo rom alla loro terra di origine. Un viaggio a ritroso, dall’Italia all’India, simboleggiato da vari elementi, tra cui una grande sagoma cartografica che unisce le undici nazioni percorse dalla comunità nomade.
La frase “Eppur si muove”, storicamente attribuita a Galileo Galilei, stimola dubbi e riflessioni. In questo caso, è metafora dello sconfinamento e della mobilità all’interno delle sfere economiche e politiche, delle questioni legate alla nazionalità e all’appartenenza.
I quattro artisti trasmettono una ricchezza simbolica e un vitalismo che portano a discutere la realtà. Il loro orizzonte critico-riflessivo muta la nostra condizione, nonché la coscienza di essa. La loro pratica artistica è una esperienza “in movimento” che incontra le minoranze culturali e fa appello alla complicità di conoscenze, al valore dell’Altro, al mondo visionario e alla esperienza reazionaria. Percepirla e attraversarla, individualmente e collettivamente, fa nascere nuove interpretazioni, sfide e incertezze. Ad esempio, Regina Galindo utilizza il suo corpo non soltanto per denunciare i traumi della storia del Guatemala, ma anche per discutere le ingiustizie e le disuguaglianze. Il video Big Bang, tratto dalla performance realizzata a Boston ed esposto in anteprima assoluta per la mostra al Torrione Passari, allude alle dinamiche economiche interconnesse che dominano la nostra era.
Il popolo rom, Cuba e il Guatemala, nonostante le limitazioni interne e i condizionamenti esterni imposti dai sistemi finanziari mondiali, mantengono una propria vitalità culturale, in lotta “contro il tempo”.
Il 24 ottobre 2014, alle ore 10:30 a Molfetta, verrà presentato in anteprima agli studenti e alla stampa, il progetto espositivo, insieme agli artisti. Per l’occasione interverranno i curatori Michela Casavola e Giacomo Zaza, l’assessore alla cultura Betta Mongelli, Diego Sileo, conservatore del PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano) e Nicola Zito ricercatore dell’Università di Bari.
Il 29 ottobre 2014, alle ore 16:30, presso ex Palazzo delle Poste a Bari, nell'ambito del Corso Magistrale di Storia dell'Arte Contemporanea dell'Università degli Studi Aldo Moro, si terrà un incontro con Jorge Fernàndez Torres e i moderatori Christine Farese Sperken e Giacomo Zaza, dal titolo: Trent'anni della Biennale dell'Havana (Cuba): esperienze artistiche raccontate dal direttore Jorge Fernàndez Torres.
Regina José Galindo (Leone d’Oro under 35 alla 51° Biennale di Venezia) si addentra negli scenari drammatici del suo paese, luoghi di instabilità e violenza. Le sue azioni chiamano in causa le ingiustizie sociali e culturali, le discriminazioni di razza e di sesso, gli abusi derivanti dalle relazioni di potere. Rannicchiata nuda sul pavimento e spalmata di fango, con le gambe piantate nella terra di un campo insieme con un gruppo di pecore, immobile mentre una scavatrice rimuove il terreno intorno a lei, la Galindo, affronta il rischio fisico e psicologico, spingendosi oltre i propri limiti per indagare la vulnerabilità dell’essere umano, la paura, l’angoscia.
L’opera fotografica Absolut Rivolution di Liudmila & Nelson, ripropone il monumento a José Martí (scrittore ed eroe che ha combattuto per l'indipendenza di Cuba dalla Spagna nel 1898), la cui piazza è stata ribattezzata ‘Plaza de la Revolución José Martí’ dopo la rivoluzione del 1959. Questo monumento appare immerso nel mare, in balia delle onde. Il titolo Absolut Rivolution gioca sul marchio ‘Absolut Vodka’, la vodka svedese pubblicizzata come essere di prima qualità, a indicare il simbolo per eccellenza delle due rivoluzioni cubane. Invece, nelle opere intitolate Hotel Habana Liudmila & Nelson uniscono, sovrappongono e accostano (nel video), immagini degli anni cinquanta con immagini attuali, chiamando in causa l’esperienza de L’Avana, il tempo, le paure e le aspettative verso il futuro.
La pratica artistica di Lázaro Saavedra (affermato artista cubano) oscilla tra una visione cinica ed una ironica e sarcastica, abbracciando i codici di comportamento e di pensiero del contesto cubano. Per il Torrione Passari Saavedra realizza una installazione multimediale in cui convergono disegni, video-animazioni, linguaggi “non aulici” (fumetti, cartoons, graffiti), materiali banali e quotidiani, dove contesto socio-politico e natura dell’essere umano si intrecciano e si intersecano. Il tratto distintivo di questo artista è un costante senso di humour, in cui si annida una opposizione alla retorica e all’assurdo.
Luca Vitone si sofferma sulle “sfumature” culturali del mondo in cui viviamo, spesso prendendo in esame le minoranze etniche europee emarginate. La sua opera innesca un processo di memoria personale e collettiva. Inventa mappe di un percorso verso territori inesplorati o ri-trovati. L’installazione del Torrione Passari parla del viaggio di un’etnia, il popolo rom, che da secoli è nomade e non ha un’idea di confine: un’etnia che porta con sé la complessità di una identità culturale non sempre riconosciuta dall’istituzione.