EPVS – It’s My Way
EPVS ha pensato la mostra come a un viaggio onirico tra le valenze del corpo femminile, le dinamiche complesse del gioco e le evoluzioni biologiche delle nature artificiali.
Comunicato stampa
Mercoledì 18 giugno alle ore 18.30 inaugura la personale It’s My Way dell’artista italo-tedesca EPVS.
La mostra, curata da Gianluca Marziani, è promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Il progetto sarà articolato in diversi spazi del Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, con un percorso di sculture e installazioni che condurrà il visitatore verso l’ampia terrazza, dove saranno visibili gli ultimi lavori, in particolare l’installazione It’s My Way che dà il titolo alla mostra.
EPVS ha pensato la mostra come a un viaggio onirico tra le valenze del corpo femminile, le dinamiche complesse del gioco e le evoluzioni biologiche delle nature artificiali. L’allestimento stesso mantiene l’identità di un percorso evocativo a tappe sensoriali, un attraversamento che lega la visione all’esperienza empatica con l’opera, secondo narrazioni che dialogano con lo spazio e coinvolgono lo spettatore in maniera inclusiva. EPVS concepisce il progetto come una sinestesia, dove le singole opere richiamano ricordi giovanili, storie ludiche, creatività liberatoria, mondi adolescenziali. Una polifonia che usa ironia e apparente leggerezza, agendo in realtà nel subconscio vigile del fruitore, nel collegamento tra memoria e visione, realtà e sogno, gioco ed etica.
L’opera diventa un viaggio, un confine da attraversare, un’esperienza dei sensi
TOWER accoglie lo spettatore nella zona d’ingresso del Museo Bilotti: diversi cubi per forma e colore si dispongono sulla superficie, seguendo il principio randomico della casualità spaziale, al punto da rompere la monumentalità in una sorta di decostruzione liberatoria. La rigida verticalità ha qui scelto l’articolazione dei suoi elementi, svincolando la torre dall’obbligo del verticalismo, ricordando al pubblico che l’opera d’arte è, prima di tutto, libertà di pensiero e azione. Una libertà totale in cui le regole del gioco sono in mano all’artista e al suo potere demiurgico.
Sulla rampa che porta verso la terrazza ci sarà l’installazione BALLOONS, un paesaggio compresso di grandi palloni ad aria compressa, uno dei lavori più noti dell’artista. In passato i palloni gonfiabili hanno riempito intere stanze, al punto da creare un attraversamento in apnea, quasi un nuotare nella vertigine cellulare dello spazio. Altre volte sono stati disposti come una spaccatura attraversabile, un limbo in cui introdursi verso la luce della rinascita. Qui al Bilotti i palloncini si sono trasformati in un cielo rosa fucsia che accompagnerà verso l’azzurro del cielo reale: un altro attraversamento che si completa col passaggio fisico delle persone, verso le altre tappe di questo viaggio caleidoscopico nei mondi privati di un’artista.
Una volta sulla terrazza, il pubblico troverà sul pavimento IT’S MY WAY: una specie di serpentina lisergica, una lingua sinuosa di cerchi continui e degradanti, dipinti con lo stesso rosa che caratterizza le altre forme di EPVS. Qui il codice scultoreo si trasforma in una strada calpestabile, un’appartenenza che chiede i nostri passi per completarsi, quasi una coda ossea da animale preistorico, o anche un segnale per ricordare il cammino, come se l’artista fosse un’Alice nella Roma delle meraviglie.
Sulla terrazza si trova anche MIKADO, il classico gioco dei bastoncini in versione gigantesca, al confine tra le matrici del Pop e il magnetismo degli equilibri figurativi, dove la rigida razionalità dell’asta si trasforma in un decostruire la certezza delle cose ovvie. Un’opera che parla di caos dentro l’ordine della natura, di eventi straordinari che accadono dove non penseresti.
TRIBUTE è un cubo su cui si possono leggere diverse frasi di Albert Camus. Qui conta la forza del testo, il suo carattere morale che modifica la superficie del volume geometrico. Il cubo incarna il tipico elemento del gioco, ingrandito ma non troppo, così da renderlo scultoreo ma ancora ironico, quasi un quaderno tridimensionale che gioca con la luce esterna e ricrea ombre teatrali del suo lettering tra vita e letteratura. Dalla strada, inserito sulla balconata con ironia e slancio teatrale, il pubblico vedrà UN’INSTALLAZIONE: si tratta di un grande neon che riporta la stessa parola del titolo, giocando sulla tautologia del testo ma anche sul senso intimo del giocare con l’arte, condensando nell’opera un’attitudine morale che riguarda l’intera mostra.
Ha scritto Marziani nel catalogo PLAY: …Il percorso di Epvs somiglia al viaggio del corpo femminile dalla pubertà alla vita materna: palloncini gonfi che volano dentro spazi chiusi (come il feto che cresce dentro un ambiente vincolato), cuscini semitrasparenti su cui camminare o sdraiarsi (come la Donna che accoglie e rinnova il movimento della Natura), pigmenti colorati (come le terre per truccarsi). Gli stessi quadri confermano la natura dinamica delle sculture: ecco il ritrattismo modificare l’apparenza dei soggetti coinvolti, giocare con le nature ambigue di ognuno, mascherare per smascherare i codici di gender sociale e culturale. Anche i quadri in apparenza astratti sono, in realtà, una sorta di endoscopia delle epidermidi attorno a noi, un avvicinamento che ingrandisce le molteplici nature della vita…