Ernesto Neto – Olhando o céu

Informazioni Evento

Luogo
AMBASCIATA DEL BRASILE - PALAZZO PAMPHILJ
Piazza Navona 14 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

5>23 giugno
dal mercoledì al venerdì ore 16.00 > 19.00
sabato e domenica ore 11.00 > 18.00

Vernissage
28/05/2013

ore 18 su invito

Contatti
Email: eventi@ambrasile.it
Biglietti

ingresso libero

Patrocini

Il Ministero della Cultura del Brasile, l’Ambasciata del Brasile a Roma, la Casa Fiat di Cultura e la Fiat

Artisti
Ernesto Neto
Curatori
Emanuela Nobile Mino
Generi
arte contemporanea, personale

La mostra, curata da Emanuela Nobile Mino, presenta un intervento inedito di Ernesto Neto ispirato dall’imponente affresco che, realizzato da Pietro da Cortona tra il 1651 e il 1654 e
secondo per estensione soltanto a quello michelangiolesco della Cappella Sistina, adorna l’intera volta dell’ambiente barocco progettato da Borromini e raffigura le Storie di Enea, mitico fondatore di Roma.

Comunicato stampa

Dopo i successi delle mostre di Fernando e Humberto Campana Brazilian baroque collection (2011) e di Vik Muniz Matrici italiane (2011), concepite appositamente per la Galleria Cortona di Palazzo Pamphilj, l’Ambasciata del Brasile a Roma è onorata di presentare un nuovo progetto realizzato ad hoc per gli interni seicenteschi della Galleria da un’altra eminenza delle arti visive e artista brasiliano tra i più interessanti ed affermati a livello mondiale: Ernesto Neto.

La mostra, curata da Emanuela Nobile Mino, presenta un intervento inedito di Ernesto Neto ispirato dall’imponente affresco che, realizzato da Pietro da Cortona tra il 1651 e il 1654 e secondo per estensione soltanto a quello michelangiolesco della Cappella Sistina, adorna l’intera volta dell’ambiente barocco progettato da Borromini e raffigura le Storie di Enea, mitico fondatore di Roma.

L’installazione di Ernesto Neto per Galleria Cortona porta il titolo di Olhando o céu (“Guardando il cielo”), essendo stata pensata dall’artista come un invito a deragliare la consueta traiettoria orizzontale dello sguardo e a direzionarla verso l’alto per cogliere il virtuosismo prospettico che caratterizza il dipinto seicentesco della volta – esempio tra i più eccellenti dell’arte del tromp-l’oeil di epoca barocca.

Disteso su uno degli 11 carrinhos (sculture organiche mobili progettate da Neto in forma di veicoli in legno naturale e tessuto) il visitatore ha modo di spostarsi liberamente nello spazio della galleria, entrando in rapporto sinergico con l’opera e con l’ambiente circostante e, grazie all’ausilio di binocoli, godendo di una visione eccezionalmente ravvicinata dei particolari pittorici e dei giochi illusionistici del dipinto che, annullando la bidimensionalità del soffitto e i limiti dello spazio architettonico, invitano l’occhio a perdersi nella profondità prospettica del cielo.

Stravolgere i canoni della percezione e portare l’osservatore a direzionare il proprio sguardo verso l’alto sono due prerogative che contraddistinguono i lavori di Ernesto Neto. Così come creare una relazione osmotica e anti-gerarchica tra micro e macro cosmo, tra il fruitore e l’opera e tra l’opera e lo spazio architettonico può essere considerato uno degli aspetti ricorrenti e distintivi della sua prassi artistica. Disseminati all’interno della Galleria Cortona i carrinhos di Neto si presentano come elementi scultorei la cui anima funzionale sopita si rende manifesta a seguito dell’attiva partecipazione del pubblico.

Il processo di riconciliazione tra l’inerzia della scultura e la mobilità del visitatore, che tendenzialmente il lavoro di Neto mira ad innescare, in questo caso si compie nella congiunzione fisica tra corpo e oggetto. La messa in gioco dell’uno attiva il funzionamento dell’altro, innescando una concatenazione di processi interattivi incrementali, nel momento in cui altri fruitori entrano in relazione con le altre opere e insieme, attraverso l’espressione vitale del movimento e la liberazione dell’istinto ludico, trasformano temporaneamente l’ambiente barocco della Galleria Cortona in uno spazio atemporale intitolato all’interazione. Quella tra i singoli individui e la collettività e quella tra il lessico del patrimonio storico-artistico del passato e il linguaggio dinamico dell’arte coniugata al presente. (Emanuela Nobile Mino)

ERNESTO NETO

Ernesto Neto nasce a Rio de Janeiro nel 1964, dove tuttora vive e lavora. Negli anni ’80 inizia i suoi studi in arti visive prendendo lezioni di scultura con Jaime Sampaio e João Carlos Goldberg presso la Escola de Artes Visuais do Parque Lage, a Rio de Janeiro. Nello stesso periodo, frequenta corsi d’intervento urbanistico e scultura con Cleber Machado e Roberto Moriconi, presso il Museu de Arte Moderna di Rio de Janeiro. La posizione tra scultura e installazione caratterizza la sua produzione e, già negli anni ’90, comincia a usare calze di nylon e altri materiali più flessibili e d’uso quotidiano. Nella seconda metà degli anni 90, le sue installazioni vedono l’utilizzo di tubi di maglia fina e translucida, riempiti di spezie di vari colori e aromi, come lo zafferano o i chiodi di garofano in polvere. Alla fine degli anni ‘90, l’artista comincia a elaborare le “navi”, strutture di tessuto trasparente e flessibile, che possono essere penetrate dal pubblico. Nel 2007 realizza a Parigi la monumentale installazione Leviathan Thot, all’interno del Pantheon. Tra le sue varie mostre hanno particolare rilievo le individuali quali Anthropodino (Drill Hall, New York, 2009), A sculpture can be anything that can stand upright (Galeria Elba Benítez, Madrid, 2008), É a vida, o espaço interior (Galeria Artur Fidalgo, Rio de Janeiro, 2007), Citoplasma e organóides – Projeto Respiração (Fundação Eva Klabin, Rio de Janeiro, 2004), O casamento: Lili, Neto, Lito e os loucos (Museu de Arte do Rio de Janeiro, 2001). Tra le collettive, Blooming Now! Brazilian contemporary art (Toyota Municipal Museum of Art, 2008), Seduções/Seductions (Daros-Latinamerica, Zurigo, 2006) e la 49ª Biennale di Venezia (2001). L’artista è anche uno dei direttori della galleria A Gentil Carioca, a Rio de Janeiro, accanto a Laura Lima e Marcio Botner.