Escher
Con oltre 130 opere, arriva a Roma una mostra interamente dedicata all’artista Maurits Cornelis Escher, incisore e grafico olandese, che racconta l’annodarsi di universi culturali apparentemente inconciliabili che, grazie alla sua arte e con la sua spinta creativa, si armonizzano in una dimensione artistica decisamente unica.
Comunicato stampa
“Sono andato nei boschi di Baarn, ho attraversato un ponticello e davanti a me avevo questa scena. Dovevo assolutamente ricavarne un quadro!”
Con queste parole, Maurits Cornelis Escher allude alla litografia dal titolo Tre mondi, in cui superficie, profondità e riflesso sono poste su un unico piano, quello dell’acqua, che accavalla mondi reali e mondi riflessi fra sogno e geometria, invenzione e percezione visiva, fantasia e rigore.
Con oltre 150 opere, tra cui i suoi capolavori più noti come Mano con sfera riflettente (M.C. Escher Foundation), Giorno e notte (Collezione Giudiceandrea), Atro mondo II (Collezione Giudiceandrea), Casa di scale (relatività) (Collezione Giudiceandrea) s’inaugura a Roma, al Chiostro del Bramante, una grande mostra antologica interamente dedicata all’artista, incisore e grafico olandese, che ne contestualizza il linguaggio artistico e racconta l’annodarsi di universi culturali apparentemente inconciliabili i quali, grazie alla sua arte e alla sua spinta creativa, si armonizzano, invece, in una dimensione visiva decisamente unica.
Prodotta da DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group e, in collaborazione con la Fondazione Escher, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico Giudiceandrea, curata da Marco Bussagli, con il patrocinio di Roma Capitale, la mostra Escher vuole sottolineare l’attitudine di questo intellettuale - perché il termine artista, nell’accezione con cui siamo abituati ad usarlo, pare in parte inadeguato - a osservare la natura in un altro modo, con un punto di vista diverso, tale da far emergere in filigrana quella bellezza della regolarità geometrica che talora diviene magia e gioco.
Non è un caso che la spinta verso il meraviglioso e l’inconsueto sia nata nella mente e nel cuore di Escher grazie allo stupore che provava per le bellezze del paesaggio italiano, dalla campagna senese al mare di Tropea, dai declivi scoscesi di Castrovalva ai monti antropomorfi di Pentadattilo. Su questi paesaggi si allungava il suo sguardo che scorgeva la regolarità dei volumi, la dimensione inaspettata degli spazi, la profondità storica delle città e dei borghi. Fu la dimestichezza con questi luoghi, così diversi dalla dolcezza orizzontale della sua Olanda, a porsi alla radice di un percorso artistico che s’avventurò negli spiazzi sconfinati della geometria e della cristallografia, divenendo terra fertile per giochi intellettuali dove la fantasia regnava sovrana.
Quello di Escher, infatti, è uno sguardo che sa cogliere la realtà del reticolo geometrico dietro le cose, per poi farne le premesse compositive per costruire quelle che più tardi prenderanno il nome di «immagini interiori».
Così, quando lasciata definitivamente l’Italia Escher giunse a Cordova e all’Alhambra nel 1936, il gioco di tassellature - l’elemento di attrazione dell’apparato decorativo di quei monumenti moreschi - fu causa scatenante di un ulteriore processo creativo che coincise con il riemergere della cultura art nouveau della sua formazione artistica.
Il percorso della mostra vuole seguire letteralmente lo sguardo di Escher, che ha preso le mosse dall’osservazione diretta e puntuale della natura, sull’onda del fascino che esercitò su di lui il paesaggio italiano. Così, gli occhi del grande artista si sono posati tanto sulle meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese, quanto sulle piccole cose, dai soffioni agli scarabei, dalle foglie alle cavallette, ai ramarri, ai cristalli che egli osservava come straordinarie architetture naturali.
La mostra dedicata a questo grande intellettuale, mago nell’iper suggestione del disegno, racconta attraverso le opere di Escher la compenetrazione di mondi simultanei, il continuo passaggio tra oggetti tridimensionali e bidimensionali, ma anche le ricerche della Gestalt - la corrente sulla psicologia della forma incentrata sui temi della percezione -, le implicazioni matematiche e geometriche della sua arte, le leggi della percezione visiva e l’eco della sua opera nella società del tempo.
Nel percorso della mostra anche opere comparative quali Marcel Duchamp, Giorgio de Chirico, Giacomo Balla e Luca Maria Patella.
L’ESPERIENZA ALL’INTERNO DELLA MOSTRA
All’interno del percorso di mostra il visitatore sarà guidato a vivere un’esperienza “giocosa”, che fa capire l’origine e il perché dell’arte di Escher, permettendo di sperimentare in prima persona e di comprendere le illusioni ottiche e gli inganni visivi a cui inducono le opere.
Attraverso tre esperienze percettive e sei giochi, la mostra fa vivere le illusioni ottiche - i cui effetti sono decifrati dalle Leggi della Gestalt - insite nei lavori del grande artista, dando la possibilità di capirne l’origine e i meccanismi.
La prima esperienza è spiegata attraverso una parete colma di sfere concave e convesse. Il visitatore, riflesso dritto nel convesso e al contrario nel concavo, potrà intuire la legge della riflessione. La seconda esperienza - La stanza degli specchi - spiega il fenomeno tridimensionale dell’opera di Escher intitolata Profondità. La terza esperienza è quella della parete optical che darà un senso di profondità illusoria.
I sei giochi ottici si basano sulla legge della prossimità, quella della buona forma, del triangolo di Kanizsa, la legge del pieno e del vuoto, della continuità e infine del concavo e del convesso. I giochi daranno la possibilità di sperimentare i “trucchi di visione”.
Sarà possibile condividere la propria esperienza all’interno della mostra, scattando selfie e postandoli, utilizzando l'hashtag ufficiale #escherRoma saranno pubblicati sui nostri social network.
PRESS RELEASE
“I was walking over a little bridge in the woods at Baarn, and there it was, right before my eyes. I simply had to make a print of it!”
With these words, Maurits Cornelis Escher alludes to the lithograph entitled Three Worlds, in which foreground, background and reflection are depicted on a single plane, that of the water, which causes the real and reflected worlds to overlap between dream and geometry, invention and visual perception, imagination and detailed observation.
With over one hundred and fifty works, including some of his most famous masterpieces such as Hand with Reflecting Sphere (M.C. Escher Foundation), Day and Night (Bressanone, Giudiceandrea Collection), Another World II (Bressanone, Giudiceandrea Collection), Relativity (Bressanone, Giudiceandrea Collection), a major anthological exhibition devoted entirely to the Dutch engraver and graphic artist is opening in Rome, putting his artistic language into context and recounting the network of seemingly incompatible cultural worlds which, thanks to his art and creative drive, achieve harmony in a decidedly unique visual dimension.
Organized by DART Chiostro del Bramante and Arthemisia Group, in partnership with the M.C. Escher Foundation, thanks to loans from the Federico Giudiceandrea Collection, curated by Marco Bussagli, with the sponsorship of Roma Capitale, the ‘Escher’ exhibition aims to emphasize the unique way in which this scholar – because the term artist, in the usual understanding of the word, seems to be somewhat inadequate – observed nature, adopting a different viewpoint, so that beauty of geometric regularity emerges in filigree, transforming it into something magical and playful.
It is no coincidence that Escher’s attraction to the extraordinary and the unusual first took root in his heart and mind as a result of his amazement at the beauty of Italian landscapes, from the countryside around Siena and the intensity of the sea at Tropea to the precipitous cliffs in Castrovalva and the anthropomorphic mountains of Pentadattilo. His gaze, which unearthed the symmetry of volumes, the unexpected dimension of the spaces and the historic depth of the towns and villages, extended over these landscapes. It was his familiarity with these places, which differed so significantly from the gentle flatness of his native Holland, which laid the foundations of an artistic career that ventured into the boundless fields of geometry and crystallography, becoming fertile ground for intellectual games where the imagination reigned supreme.
In fact, Escher’s eyes were able to grasp the reality of the geometric mesh behind things, using it as the basis for his compositions to construct what he would later refer to as “interior images”.
When he left Italy forever, Escher travelled to Cordova and the Alhambra in 1936, where tessellation – the key attraction in the decoration of those Moorish monuments – triggered another creative process that coincided with the re-emergence of the Art Nouveau aspect of his artistic training.
The exhibition narrative literally follows the eyes of Escher, who always drew his inspiration from the direct and detailed observation of nature, in the wake of the enchantment that the Italian landscape held for him. The eyes of the great artist therefore rested on the wonders offered by glimpses of Italy, as well as on the little things, from blowballs to beetles, from leaves to grasshoppers, lizards and crystals, which he observed as extraordinary pieces of natural architecture.
The exhibition devoted to this great scholar, a magician of hyper-evocative design, uses Escher’s works to convey the interpenetration of simultaneous worlds, the continuous passage between three-dimensional and two-dimensional objects, but also his research into Gestalt – the psychology of shape that focused on themes of perception –, the mathematical and geometric implications of his art, the principles of visual perception and the effect that his work had on the society of the time.
The exhibition also includes a number of comparative works, including pieces by Marcel Duchamp, Giorgio de Chirico, Giacomo Balla and Luca Maria Patella.
Technical sponsors of the exhibition: Ricola and Crown Fine Art.