Esperienze Veneziane
Una mostra omaggio agli artisti “veneziani”.
Comunicato stampa
Dal 21 dicembre 2013 al 12 gennaio 2014 presso Torre Alioth di Jesolo, sarà possibile visitare una mostra omaggio agli artisti “veneziani”.
Il percorso si snoderà lungo cinque sale all’interno delle quali saranno proposte opere di: Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso , Tancredi, Virgilio Guidi, Bruno Saetti, Felice Carena, Davide Orler, Ennio Finzi, Saverio Rampin, Oddino Guarnieri, Alberto Biasi, Franco Costalonga, Giancarlo Novello e
Carlo Pecorelli.
Si tratta di artisti profondamente diversi tra loro, che hanno in comune il fatto di aver vissuto nella città lagunare o di avervi lasciato una qualche impronta e che in questa sede definiamo “veneziani” proprio per questa ragione.
Il fil rouge che accomuna quest’insieme di grandi e preziosi lavori è la ricerca, a volte d’avanguardia, compiuta sullo spazio, in alcuni casi conservando la memoria della lezione storica, in altri innovando radicalmente.
Le prime opere proposte si muovono nell’ambito del figurativo ed in continuità con le avanguardie storiche francesi: ad esempio nelle nature morte di Felice Carena e Bruno Saetti, l’una densa di carica espressionista, l’altra orientata verso la scomposizione cubista, e nel paesaggio di Davide Orler, realizzato nella prima metà degli anni ‘60, che propone una varietà di forme e colori che ben trasmettono lo spirito complesso di quei tempi.
Nella pittura italiana del secondo dopoguerra, ricercare sullo spazio ha significato anche abbandonare ogni approccio mimetico, per andare invece incontro all’astratto- gestuale.
Tra gli artisti che hanno sperimentato in questa direzione vi è Emilio Vedova, un vero spirito ribelle, dal temperamento innovatore, che sulla tela esprimeva tutto sé stesso. L’opera in mostra, è degli anni ‘80, periodo in cui egli aveva già raggiunto la massima notorietà durante la quale iniziava la serie dei Dischi.
Notevole anche l’opera di Oddino Guarnieri, allievo dello stesso Vedova: una tecnica mista su tela dal cromatismo acceso e materico.
La forza esplosiva e l’espressività sono le caratteristiche tipiche di Tancredi Parmeggiani (noto come Tancredi) il quale, tra anni ’40 e ’60, risentiva della vicinanza con Vedova e della frequentazione con Peggy Guggenheim, la grande mecenate che aveva fatto conoscere agli italiani la straordinaria opera di Jackson Pollock, cui chiaramente il lavoro presentato in mostra si ispira.
Ancora alla gestualità esasperata di Vedova e Pollock è legata l’opera di Ennio Finzi, ottimo nel trovare una sua dimensione negli ambienti spazialisti ed informali, grazie all’ispirazione quasi musicale del suo intero lavoro.
Nell’ambito dello spazialismo agiva anche Virgilio Guidi che, intorno alla fine degli anni ’40, iniziava a mettere a punto la sua teoria della “luce spaziale”, nella quale la luce era intesa come principio di tutto, come energia generatrice dello spazio. L’opera in mostra, “La Salute”, dei primi anni ’50, è un etereo e lirico omaggio a Venezia. Fortemente influenzato da Guidi sarebbe stato Saverio Rampin, la cui opera, carica di poesia ed emozionalità, nasceva da un esame attento degli aspetti naturalistici.
Come nella tela di Guidi, anche nell’opera di Santomaso vi sono echi e rimandi, sebbene più astratti, dell’amata Venezia. Il quadro, degli anni ’70, appartiene al momento in cui l’artista, dopo lunghissimi anni di sperimentazione, giungeva alla sintesi estrema di forma e luce in tele dalle enormi campiture quasi monocromatiche.
Un’ultima sezione è dedicata alle opere cosiddette cinetiche, di Franco Costalonga e Alberto Biasi, i quali, a partire dagli anni ’60, avrebbero giocato con la luce e con lo spazio, inserendosi nel filone sperimentale dell’arte ottico-cinetica.
A chiudere il percorso della mostra: Giancarlo Novello, con la vivacità delle sue marine veneziane, e il giovane emergente Carlo Pecorelli, con la sua incisività mistica.