Espiantati

Informazioni Evento

Luogo
SALA FERRARI
Via Cervantes, Napoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
27/02/2012

ore 11.30

Contatti
Email: k.vicinanza@tiscali.it
Generi
documentaria

Una mostra omaggio del grande artista Franco Autiero. Saranno esposti suoi bozzetti, plastici, pezzi di scenografia, ricordi e stralci dei suoi lavori.

Comunicato stampa

ESPIANTATI
di

FRANCO AUTIERO

con ALESSANDRA BORGIA e FULVIO CALISE

Sala Ferrari – Via Marino e Cotronei - Napoli
29 febbraio - 4 marzo 2012

In occasione della conferenza stampa di presentazione dello spettacolo sarà presentata una mostra omaggio del grande artista Franco Autiero. Saranno esposti suoi bozzetti, plastici, pezzi di scenografia, ricordi e stralci dei suoi lavori.
L’incontro sarà moderato da Gennaro Carillo. Interverranno Alessandra Borgia, Annalisa Giacci, Domenico Sabino, Lello Guida, Ernesto Lama e moltissimi artisti e amici di Franco che con lui hanno diviso il palco e la vita.

Un lavoro per omaggiare Franco Autiero, scenografo, drammaturgo, artista a tutto tondo. Un tributo che Alessandra Borgia, ha voluto portare alla memoria di un amico, compagno d’avventure, scomparso nel 2008 e sul quale troppo poco l’attenzione della critica contemporanea si è soffermata.
Il testo, scritto apposta per l’attrice, fece il suo debutto nel 1995 per Settembre al Borgo. Vengono raccontate tre storie vissute da autore e attrice in un percorso che segue il filo della follia, della diversità. Storie di emarginazione che si relazionano in qualche modo alla città. C’era l’intervento dello stesso Autiero sul palco, ruolo che in questa edizione sarà ricoperto da Fulvio Calise, che, per scelta precisa della Borgia non è un attore, ma un medico, che espianta organi, nel senso letterario del termine.
Una storia che voleva evocare l’impegno dell’autore e della protaonista al fianco del grande Annibale Ruccello, spesso citato tra le righe e loro imponente punto di riferimento artistico e intellettuale.
Tre personaggi molto diversi tra di loro, grazie ai quali la protagonista diviene una sorta di spirito alla deriva pronta a trasformarsi da donna sciatta e volgare a dama elegante e sensuale passando per l’incarnazione della gatta di quest’ultima il cui racconto si intreccia senza soluzione di continuità a quello della padrona fino alla sua morte e resurrezione.
Il ritmo, la cadenza e la preziosità lingüística di un napoletano viscerale eppure raffinatamente barocco, pur rimandando subito al linguaggio di Ruccello e di Moscato, hanno la peculiarità di assonanze lessicali dai significati vagamente surreali proiettati in dimensioni temporali contemporanee e future, sospese tra una viscerale primitività e una posticcia modernità. Le indicazioni registiche della vecchia edizione, per volere della protagonista sono rimaste invariate, così come gli oggetti scenici, e i costumi.
Il percorso del testo è in discesa. La protagonista è uno spirito alla deriva, la voce di un ectoplasma in viaggio verso luoghi arcani, forse un’anima alla pena riluttante verso il silenzio dei campi Elisi. Frammenti di memoria si accumulano, si confondono, si disperdono per riemergere a tratti, a zone, nel percorso del viaggio al confine tra vita e morte nell’orto concluso della rappresentazione.

Lo spazio scenico è completamente vuoto e nero con al centro una panchina da parco pubblico. Il testo non suggerirá particolari situazioni spaziali.

La collocazione è incerta, ambigua, come tutto il resto, ma siamo probabilmente nel cortile di un’ipotetica clinica psichiatrica, di sicuro in un luogo fortemente delimitato, recintato, coatto. La donna ha con sé un megafono di banda metallica e poche altre cose.
La narrazione è rivolta in parte al pubblico e anche a probabili osservatori alle finestre dei piani alti: forse pazienti, forse suore e infermiere.

Queste le note di regia dell’autore FRANCO AUTIERO.

Ho voluto matenerle invariate, prima di tutto per rispetto dell’idea originale che ho condiviso con l’autore e poi per affetto nei confronti dell’amico scomparso.
L’affabulazione è composta da più linguaggi dell’entroterra campano che messi insieme creano più che un lungo esercizio verbale, un meraviglioso canto quasi in rima, quasi in prosa, quasi… perchè non c’è approdo per le anime vaganti; perchè le litanie, hanno un’origine che naviga tra la possessione diabolica e i canti liturgici e danno luogo ad un mondo altro che costeggia il reale, di marinai senza mare, di regine senza reame, di preti senza Dio; universi paralleli, che irrompono nell’esistenza reale e ne evidenziano la concreta, cruda,organica, escrementizia origine. Frustate, pugni in faccia alla povera vita da un regno dove, ci piace pensare, tutto è possibile: il regno felice della morte, l’altro mondo e la bellezza e la paura di ciò che non possiamo che immaginare.

Desidero rimettere in scena questo testo, per sottolinearne l’importanza nel panorama autoriale nazionale.
Dopo di lui molti altri si sono avventurati nell’esercizio linguistico estremo, prendendo a piene mani dai lessici locali e hanno avuto gratificazioni dalla critica di cui lui, Franco, il predecessore, l’antesignano, il modellatore di parole, non ha goduto come avrebbe meritato, perchè troppo in anticipo sui tempi ed io voglio provare a rendergli merito, perchè amo la sua lingua originale, musicale, antiteatrale, sempre contro e sempre in armonia col tutto, sempre scomposta… bellissima.

Alessandra Borgia

Una produzione: Nuova Accademia Sonora S. Giorgio a Cremano
Con: Alessandra Borgia e Fulvio Calise
Costumi: PIA SCIALDONE
Musiche originali: PIERPAOLO BORGIA
Foto: Pino Miraglia