Esther Stocker – Destino Comune

Informazioni Evento

Luogo
MACRO - MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA DI ROMA
Via Nizza, 138, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Martedì-domenica ore 11.00-22.00; chiuso lunedì
La biglietteria chiude un'ora prima

Vernissage
24/06/2011

ore 19

Contatti
Email: macro@comune.roma.it
Biglietti

MACRO - Intero: € 11,00 - Ridotto: € 9,00 Per i cittadini residenti nel Comune di Roma (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza): - Intero € 10,00 - Ridotto € 8,00

Patrocini

Promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali

Artisti
Esther Stocker
Curatori
Elena Forin
Uffici stampa
ZETEMA
Generi
arte contemporanea, personale

Nuova installazione di Esther Stocker, prodotta in collaborazione con Oredaria Arti Contemporanee. Con “Destino comune”, Esther Stocker crea una fitta struttura composta da segni di scotch nero, che percorrono l’architettura e marcano l’andamento dei volumi.

Comunicato stampa

Nella sala di congiunzione tra l’edificio storico e la nuova ala realizzata da Odile Decq, MACRO presenta “Destino comune”, un’installazione di Esther Stocker, progettata appositamente per il Museo e prodotta in collaborazione con Oredaria Arti Contemporanee.

Sfidando i limiti e le possibilità della percezione, Esther Stocker crea per il MACRO una fitta struttura composta da lunghi segni di scotch nero, che percorrendo l'architettura della sala ne marcano l'andamento dei volumi. Nell'attraversare lo spazio trasformato dall’artista, lo spettatore entra in una dimensione nuova e non pienamente ri-conoscibile: sono gli “errori” stessi infatti che offrono nuove coordinate e catturano l’attenzione. In questo modo, l'individuo, divenendo parte dell’imprecisione creata dall’artista, dovrà codificare un sistema di regole nuove e non più definite.

Il punto di partenza nel lavoro dell'artista è sempre un sistema lineare regolare, questo viene successivamente scosso nella sua esattezza attraverso l'inserimento di opportuni "errori". Nelle installazioni, così come nelle pitture, nei video e nelle fotografie, Stocker ricerca il "danno del sistema”: quello che mi affascina di più - dice l'artista – “sono i paradossi formali, la logica della contraddizione. Che una struttura possa essere ordinata e disordinata allo stesso tempo”.

Sin dalle prime opere su tela, l’artista manifesta una fiducia nella verità della geometria, così come negli aspetti sconosciuti che si possono trovare negli spostamenti, nei cambiamenti di forma, nella mancanza e nel vuoto. Confrontandosi con il grado zero della percezione, le astrazioni di Esther Stocker offrono una conoscenza puramente visiva, anteriore ad ogni tipo di esperienza o tentativo di rappresentazione della realtà, introducendo interferenze ed elementi di disturbo che ne scardinano la logica fondante. “Mi affascina il fatto che una piccola deviazione formale (di una linea all’interno di una griglia, per esempio) può causare disorientamento. Questo disorientamento non è solo visivo, è cognitivo: qualcosa di conosciuto non è più riconoscibile, un senso di fiducia è perso. Anche se di solito non lo sappiamo, abbiamo aspettative nei confronti delle forme, aspettiamo che si comportino in modo prevedibile. Personalmente, sono affascinata dal modo in cui riconosciamo queste aspettative solo quando non sono soddisfatte”.

La ricerca di Esther Stocker muove da un interesse particolare nei confronti della Psicologia della Gestalt e dei suoi risvolti in ambito percettivo, sociale e comportamentale; lo stesso titolo dell’intervento al MACRO, Destino comune, cita una delle otto regole principali che sottendono l’organizzazione dei dati sensibili: se gli elementi sono in movimento, quelli con uno spostamento coerente vengono raggruppati e interpretati in maniera unitaria.

Con Destino comune, Esther Stocker reinterpreta le dimensioni e le dinamiche spaziali di un punto nevralgico nella nuova architettura del Museo, creando una geometria disorientante che invita il pubblico a ulteriori riflessioni sulla percezione della realtà.
Esther Stocker è nata a Silandro (Bolzano) nel 1974, attualmente vive e lavora a Vienna (Austria). Dopo i diplomi presso l'Accademia di Belle Arti di Vienna e l'Accademia di Brera di Milano, ha proseguito gli studi all'Art Center College of Design di Pasadena (California, USA). Vincitrice del Preis der Stadt Wien nel 2009 e dell'Otto-Mauer-Preis nel 2004, i suoi lavori sono stati esposti in numerose gallerie tra Europa e Stati Uniti. Tra le mostre più recenti si segnalano le personali del 2010 "La solitudine dell?opera (Blanchot)" alla Galleria Studio 44 di Genova, le esposizioni presso la Galerie Krobath di Vienna e Berlino e la Wannieck Gallery di Brno, e le collettive "Abstraction/Quotidien" presso il Centre d'art Passerelle di Brest (2011), "Originalfunktional. Zeitgenössisches KünstlerInnenmobiliar aus der Wiener Werk-Stadt" alla Wiener Art Foundation di Vienna (2010) e "Cella. Strutture di emarginazione e disciplinamento" al Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande, Roma (2009). Esther Stocker ha preso parte a numerose collettive presso importanti spazi istituzionali internazionali, tra i quali ricordiamo il Center for Contemporary Non-Objective Art di Brussels, il MUMOK - "Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien" di Vienna, la Wiener Art Foundation di Vienna, il Museion di Bolzano, l'IVAM - "Institut Valencià d'Art Modern" di Valencia, il Vasarely Múzeum di Budapest, l'Essel Museum di Klosterneuburg, l'SCA - "Sydney College of the Arts" di Sydney, la Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento, il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, il Künstlerhaus Palais Thurn und Taxis di Bregenz e il Victorian Arts Center di Melbourne.

La mostra “Esther Stocker. Destino comune” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali.

Si ringrazia il British Institute of Rome per la collaborazione alla traduzione in inglese dei testi

MACRO presents Common destiny, Esther Stocker’s new installation, produced in collaboration with Oredaria Arti Contemporanee. In Common Destiny, Esther Stocker creates a structure made of black sticky tape, which covers the room and marks out shapes. The starting point of the artist's work is a regular geometric grid, which is broken by the insertion of appropriate "errors", representing "damage to the system." Walking across the room thus transformed, the viewer enters a dimension that is no longer fully recognizable, an area where it is the errors that give the coordinates and capture one’s attention: the individual thus becomes part of this imprecision, a system of rules that is no longer defined but characterized by a kind of vagueness.