Et un’oseliera et non vi è

Informazioni Evento

Luogo
CASTELLO DI ANDRAZ
Livinallongo del Col di Lana (Bl), Livinallongo del Col di Lana , Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

tutti i giorni 10.00-12.30/15.00-18.00
dal 1 settembre chiuso il lunedì

Vernissage
10/08/2013

ore 18

Contatti
Email: Info@castellodiandraz.it
Sito web: http://www.dolomiticontemporanee.net
Patrocini

Fondazione Dolomiti Unesco, Fondazione Bevilacqua La Masa
Enti promotori: Comune di Livinallongo del Col di Lana, Istitut Cultural Ladin Cesa De Jan, Daniela Templari

Partner: DB Group, Eolo NGI, Acqua Dolomia, D'Incà & c., Enel, Cuprum Elettromeccanica, Hager Sicurezza/Logisty, De Bona Motors, Assicurazioni Generali, Sips Italia, Fercas, Lattebusche, Librerie Alessandro Tarantola, Deon, Impresa Artecos, Lomax, Tabacco, Conte d'Attimis Maniago, Segheria Angelo Grava Claut, Falegnameria Sergio Corona Claut, Cason Marmi, Dolomite, Procaffè, Salewa, Gioc Hotel, Birra Dolomiti, Dolomiè, Vipa Ristorazione, Portisa, Didierre, Lorenzi Marmi, Agrinova di Martini Giancarlo, Lèbon, Tigerlily, De Rigo Vision, La Bell, Zanfron Fotografia Bl, Piave Maitex, Planet Ottica, Sta srl, Giancarlo Rova srl, Magif telecomunicazioni, Gi-erre elettronica, Krea, Werkbank

Artisti
Fabiano De Martin Topranin, Luca Chiesura, Denis Riva, Hannes Egger, Lorenzo Commisso, Rachele Burgato, Giuseppe Vigolo
Curatori
Gianluca D’Incà Levis
Generi
arte contemporanea, collettiva

et un’oseliera et non vi è è la terza mostra del ciclo estivo di Dolomiti Contemporanee. A Casso, centro permanente e campo base, si trova la Residenza principale: da lì si organizzano tutte le altre attività, da lì gli artisti partono, ogni giorno, ad esplorare i siti dolomitici nei quali si realizzano le altre mostre.

Comunicato stampa

et un'oseliera et non vi è è la terza mostra del ciclo estivo di Dolomiti Contemporanee. A Casso, centro permanente e campo base, si trova la Residenza principale: da lì si organizzano tutte le altre attività, da lì gli artisti partono, ogni giorno, ad esplorare i siti dolomitici nei quali si realizzano le altre mostre. Il Castello di Andraz è una delle location forti del 2013, una delle “case temporanee” di questo laboratorio ambientale, che continuamente si sposta e sperimenta. Il Castello è una rocca spettacolare, la cui condizione di rudere è quanto mai adatta ad ospitare un progetto espositivo d'arte contemporanea. Gli artisti vi innescano le proprie opere, sovrascrivendole, creando dialoghi e cesure con la storia di questo luogo potente, finalmente riaperto, dopo un restauro durato 27 anni. Un luogo chiuso che si apre, ecco la prima affinità con DC. Un luogo evocativo, nel quale l'immaginazione accelera, e che l'arte sa accendere, attraverso una riflessione critica non stereotipa, com'è nel concept generale di DC2013. Anche in questo caso, come per Casso, Cortina, Brigata Alpina Cadore, la mostra si è costruita in parte attraverso una Residenza in loco. L'arte è scandaglio, e un metodo per intendere la cultura e la vita di cose e luoghi. Nel corso dell'inaugurazione della mostra, si svolgeranno due performance multimediali.
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il Castello di Andraz/Schloss Buchenstein è una pietra nella foresta, masso erratico, spinto e lasciato dov’è, tra boschi e rivi e cime, da una lingua di ghiaccio che venne; sopra al trovante, roccioso, gli uomini hanno elevato ancora, per traguardare l’orizzonte; ora, dalla rocca cava, si traguarda il cielo; un rudere aeronautico, che si apre, dopo un restauro durato 27 anni; i sassi legati alla pietra; lacerti di solai; la sezione cava, proiezione verticale dello spazio, invaso dalla luce che cade; la trasparenza della copertura in vetro e ferro, l’aria che scorre veloce e fredda da fuori a dentro le mura e quest’inserzione d’artifizio, che è la cosa più interessante, l’uomo incarnito nel sasso, non la rovina disabitata, la rovina saldata al cielo dalla membrana tecnologica, l’oggi dentro a quell’ieri, non un castello in stile, col cappello alpino e le zimmer, ma una postazione, che ora diviene un nido critico: nel 1595 il capitano della rocca lamentava l’assenza di una voliera; eccola qui, la voliera, pronta la schiusa, la gabbia aperta, attraversata da queste nuove forme-azioni, da cui si guarda a questo spazio, all’ambiente, alla storia ed al genius loci, e la macchina si anima, nuove presenze, e la sezione si attiva, la rovina parla, si muove, descrive e muove.