Etel Adnan
Galleria Continua ha l’onore di presentare nei suoi spazi espositivi la mostra personale di Etel Adnan. Poetessa, scrittrice, saggista e artista visiva Adnan è una delle figure più influenti e complete della cultura contemporanea.
Comunicato stampa
Galleria Continua ha l’onore di presentare nei suoi spazi espositivi la mostra personale di Etel Adnan. Poetessa, scrittrice, saggista e artista visiva Adnan è una delle figure più influenti e complete della cultura contemporanea.
Nata a Beirut nel 1925 da padre siriano musulmano e madre greca cristiana, Etel Adnan incarna da sempre molteplici prospettive. E’ considerata una tra le più importanti rappresentanti della “diaspora araba” e una pioniera del processo di emancipazione femminile. Sviluppa il suo interesse per le arti visive durante gli anni della guerra d’indipendenza algerina quando scrivere in francese comportava implicazioni politiche che l’artista, per solidarietà con gli insorti, rifiuta di avere. Alla fine degli anni Cinquanta si trasferisce a San Francisco, insegna filosofia al Dominican College di San Rafael e inizia a dipingere.
Il progetto espositivo che Etel Adnan realizza a San Gimignano offre una sintesi del suo percorso artistico, dagli esordi fino ai giorni nostri e mette in luce una pratica alla quale l’artista si è avvicinata da pochi anni, la scultura.
Profondamente innamorata della natura e della sua originaria simbiosi con la nostra esistenza, Adnan dipinge un paesaggio privo della figura umana. Cercando di rappresentare solo la bellezza fisica dell’universo e l’intenso legame d’amore con esso, l’artista dà vita ai suoi dipinti con gesti netti e decisi. I colori che non sfumano l’uno nell’altro sembrano essere sempre stati lì. Etel Adnan paragona i suoi dipinti di piccolo formato a delle poesie: “Le poesie sono piccole e compatte. E i miei dipinti su tela sono esattamente la stessa cosa. (…) Sostanzialmente sono poesie visive”. In mostra una serie di quadri di piccolo formato, olio su tela, realizzati tra il 1968 e il 2017.
Per Etel Adnan gli arazzi sono un’esperienza di vita, tessono culture e linguaggi: “Ho iniziato a pensare agli arazzi il primo anno che ho vissuto in California. Sentivo che mi mancava qualcosa e mi resi conto che in Medio Oriente, dove sono cresciuta, anche le persone meno abbienti avevano tappeti nelle loro case. Dunque i miei piedi ne sentivano la mancanza; (…) Iniziai a disegnare tappeti. Ma tappeti per i muri”. Durante gli anni Sessanta due eventi segnano per Adnan un punto di svolta nell'apprendimento di quest’arte: l'insegnamento di nuove forme di tessitura di Ida Grae e l’incontro con l'architetto del Cairo Ramses Wissa Wassef e sua moglie Sophie Gorgi. Per loro, la tessitura deve essere un mezzo di espressione al servizio delle forze creative dei bambini. Gli artisti creano spontaneamente i loro motivi filo per filo. È allora che appare una sorta di impulso ritmico, il cui movimento precede ogni tentativo di espressione. Le immagini sono quindi inizialmente riducibili a schemi, spogliati talvolta fino all'astrazione. Etel Adnan utilizza disegni specifici per creare le sue opere tessili, senza mai trasporre i quadri esistenti in arazzo. Così è anche per i due arazzi in lana presentati a San Gimignano - Lumière Blanche e Déjeuner au soleil del 2016 - realizzati a mano in collaborazione con l’Atelier Pinton a Aubusson. In questi arazzi, come nei quadri, i colori sono vividi e si sviluppano singolarmente su ampie aree ma a differenza dei dipinti ogni fascia di colore è intrisa da una serie di altre sfumature di colore così da rendere la lana vibrante.
Nel 1964 l’artista scopre i leporelli giapponesi, libretti formati da un’unica striscia di carta piegata a fisarmonica; inizia a dipingervi unendo, al disegno ad acquarello, la scrittura e la poesia. Pratica che negli anni poi abbandona, lasciando il paesaggio come unico soggetto dell’opera. Da uno dei leporelli che Adnan realizza nel 2013, in occasione della prima personale alla Galleria Continua, prende forma un gruppo di opere dal titolo San Gimignano: paraventi in alabastro sui quali si susseguono scorci di paesaggio toscano. Per la prima volta il ritmo narrativo del leporello acquista tridimensionalità confrontandosi con lo spazio. L’alabastro restituisce fedele, quel senso di leggerezza e di trasparenza proprio della carta.
“Le immagini non sono ferme. Sono qualcosa che si muove. Arrivano, scompaiono, si avvicinano, indietreggiano, non sono più neppure elementi visivi, alla fine sono pure sensazioni. Sono come qualcosa che ti chiama attraverso la nebbia o una nuvola”, racconta l’artista in un’intervista. Ed è da una nuvola che sembrano affiorare i tratti leggeri e colorati di alcuni disegni a pennarello che circa una ventina di anni fa Adnan realizza su degli imballi di polistirolo. Continuamente attratta dai materiali, dalle loro peculiarità e dalle qualità che ciascuno di essi possiede, Etel Adnan si avvicina oggi al materiale scultoreo per eccellenza, il marmo: la dimensione intima e ludica di un piccolo paesaggio astratto disegnato su polistirolo trova nuovo spazio e una nuova consistenza.
Etel Adnan nasce a Beirut, in Libano, nel 1925. Formatasi presso un convento cattolico di suore francesi di Beirut, nel 1950 si reca a Parigi per studiare filosofia alla Sorbona; cinque anni più tardi si trasferisce negli Stati Uniti per proseguire gli studi post-laurea presso UC Berkeley e Harvard. Dal 1958 al 1972 insegna filosofia al Dominican College di San Rafael, in California. Tornata in Libano nel 1972 lavora come editore letterario del quotidiano di Beirut, L’Orient-Le Jour. Nel 1976 lascia il Libano. Vive oggi tra Parigi e Sausalito, California. Nei venti anni seguiti alla pubblicazione del suo primo volume di poesie, “Moonshots”, Etel Adnan ha pubblicato libri in inglese e francese, ha scritto testi per due documentari di Jocelyn Saab sulla guerra civile in Libano (trasmessi in televisione in Francia, in diversi paesi europei e in Giappone) e due opere teatrali - "Comme un arbre de Noël" (sulla guerra del Golfo) e "L'actrice"; ha curato un film su Calamity Jane in collaborazione con Delphine Seyring ed un’opera musicale con le sue “Love poems”. Diverse poesie di Etel Adnan sono state messe in musica, ad esempio da Gavin Bryars (“Adnan Songbook”) e da Zad Moultaka (“Nepsis”). In Italia ha pubblicato “Viaggio al Monte Tamalpais”, “Nel cuore del cuore di un altro paese”, la breve ma intensa biografia “Crescere per essere scrittrice in Libano”, “Ai confini della luna”, “Apocalisse Araba” e il suo celebre romanzo “Sitt Marie Rose”. Ambientato durante la guerra Civile in Libano, il libro affronta in termini drammatici il problema dell'integralismo religioso e politico e del ruolo della donna all’interno della società libanese. Vincitore nel 1977 del premio France-Pays Arabes, è stato tradotto in più di 10 lingue diventando un classico della letteratura di guerra.
Le opere di Etel Adnan sono ospitate in collezioni private e in musei di tutto il mondo come: Royal Jordanian Museum ad Amman, Tunis Modern Art Museum, Tunisi, Sursock Museum a Beirut, Institut du Monde Arabe a Parigi, British Museum a Londra, World Bank Collection e National Museum for Women in the Arts a Washington D.C., solo per citarne alcuni. Nel 2010 l’artista ha preso parte alla Memory Marathon presso la Serpentine Gallery di Londra, nel 2012 ha esposto alla dOCUMENTA (13) a Kassel. Nel 2014 le sue opere sono state mostrate alla Whitney Biennial (New York), nello stesso anno il Mathaf (Doha) le ha dedicato una retrospettiva curata da Hans Ulrich Obrist mentre nel 2016 la Serpentine Sackler Gallery (Londra) le ha dedicato un’ampia mostra personale.