Ettore Fico – Dialoghi Contemporanei
L’esposizione Ettore Fico. Dialoghi contemporanei. Un artista, un museo, una collezione anticipa i festeggiamenti dei dieci anni dell’apertura del MEF a Torino e si suddivide in sei sezioni tematiche che tentano di dare una risposta ai tre interrogativi esistenziali posti da artisti, filosofi e scienziati: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Comunicato stampa
La Fondazione MACC in collaborazione con il Museo Ettore Fico di Torino presenta Ettore Fico. Dialoghi contemporanei. Un artista, un museo, una collezione a cura di Andrea Busto. Dal 6 luglio al 15 settembre 2024, in mostra nelle sale del Museo di Arte Contemporanea di Calasetta (SU) una serie di lavori di Ettore Fico in dialogo con la collezione permanente del MACC e una selezione di opere di artisti contemporanei internazionali provenienti dal museo torinese.
L’esposizione Ettore Fico. Dialoghi contemporanei. Un artista, un museo, una collezione anticipa i festeggiamenti dei dieci anni dell’apertura del MEF a Torino e si suddivide in sei sezioni tematiche che tentano di dare una risposta ai tre interrogativi esistenziali posti da artisti, filosofi e scienziati: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
L’interpretazione, la decodificazione del mondo e la sua traduzione in immagini, consegnano una visione e una lettura personale ma anche universale che solo le opere d’arte riescono a trasmetterci diventando la chiave di lettura e la testimonianza del tempo in cui sono state realizzate. Ettore Fico (1917-2004) ha attraversato un secolo di storia e con la sua arte ha toccato tangenzialmente il gusto e le correnti del secolo scorso, arrivando fino agli anni Duemila con una pittura fresca, vibrante e attuale. La sua poetica intimista, personale e autoriflessiva, costruita sulla quotidianità e sulla semplicità, conferma gli stili e le estetiche dei grandi maestri del Novecento da De Pisis a Morandi, da Braque a Scipione di cui fu contemporaneo. Ma la sua visione va oltre, essendo libera e scevra dall’appartenenza a movimenti e a gruppi. La sua solitudine gli permise di “scivolare” tra le diverse correnti senza farsi fermare e intrappolare. Oggi, artisti come Gerard Richter o Rudolf Stingel, possono passare dall’astrazione alla figurazione e viceversa, senza essere tacciati di incomprensibilità, di assenza di stile o, peggio, di vacuità. La ricerca di Fico è anticipatrice e simile, per libertà e indipendenza, a molti giovani contemporanei che sperimentano e indagano le tecniche senza l’ansia di appartenenza come fu invece per molti movimenti del Novecento dal Futurismo al Surrealismo, dal Minimalismo all’Arte Povera fino alla Transavanguardia.
Ettore Fico ha prodotto opere fin dalla sua primissima giovinezza e non ha mai smesso di interrogarsi su come fare pittura e su come essere contemporaneo al suo tempo. Non deve ingannare quindi la sua libertà di percorrere strade diverse, senza negarsi il piacere della sperimentazione e senza definire il proprio ambito concedendosi la possibilità di essere, nel ristrettissimo “terreno” pittorico, un artista dai vastissimi orizzonti. Certo non è stato un militante, un concettuale “engagé”, un rivoluzionario da “rissa in galleria”, egli si è limitato, come Licini, Klee o Veronesi, a fare instancabilmente il ricercatore autentico e moralmente onesto per tutta la sua lunga vita. Questa mostra vuole riportare nel giusto contesto la figura di Ettore Fico ponendolo in dialogo con giovani artisti che esprimono, attraverso le loro opere, sensibilità simili e parallele. Il dialogo che ne scaturisce afferma che l’arte è sempre attuale pur affrontando tematiche millenarie, Ettore Fico entra in dialogo con Ryuji Miyamoto, Eugenio Tibaldi, Kimsooja, Rossella Biscotti, Bertozzi & Casoni, David Casini, Francesca Ferreri, Mimosa Echard, Giusy Pirrotta, Alessandro Roma, Alberto Scodro, Bu Shi, Danh Vö, Stephan Balkenhol, Guglielmo Castelli, Louis Fratino, Fred Goudon, Julia Haumont, Kiki Smith, Jocelyne Alloucherie, Alice Faloretti, Maggi Hambling, John Armleder, Nicolaus Moser, Karen Kilimnik, Maïmouna Guerresi, Fabrice Hiber, Jonathan Monk, lungo un percorso suddiviso nelle seguenti sezioni tematiche: Periferie; Natura silente come una vanitas; Corpi; Luoghi e paesaggi; Astrazione; Una vita addomesticata.
Attraverso l’intesa con il Museo Ettore Fico, la Fondazione MACC rinnova la sua mission e il suo impegno nel creare rete e scambio con altre istituzioni museali che sostengono e promuovono l’arte contemporanea. La collaborazione con il MEF di Torino, rende possibile l’esposizione di opere di grandi artisti di fama internazionale che hanno esposto ed espongono i loro lavori nei più importanti musei del mondo.
Le opere in mostra appartenenti alla collezione del Museo Ettore Fico sapientemente accostate alle opere della collezione permanente del MACC costruiscono un dialogo che suggerisce nuove possibilità di lettura della collezione permanente, un arricchimento nella comprensione e nella ricerca continua che il MACC porta avanti sui suoi artisti e le opere.
L’intento è sempre quello di creare nuove sinergie che si trasformino in opportunità per la comunità calasettana e in richiamo per i flussi stagionali, amplificando la capacità attrattiva del territorio. Artisti in mostra: Beppe Bonetti, Antonio Calderara, Hshiao Chin, Giovanna Maria Dore, Bice Lazzari, Mauro Manca, Mirella Mibelli, Rosanna Rossi e Lalla Lussu.
Il Museo Ettore Fico è un luogo propulsore di processi positivi di crescita culturale e di aggregazione sociale, in un’ampia visione di accessibilità di spazi e contenuti, in cui scoprire e vivere i linguaggi creativi e artistici. Il MEF ha avviato un programma collezionistico da oltre 15 anni. Avendo come tema principale uno sguardo internazionale sulle ultime ricerche artistiche d’avanguardia, la collezione ha inteso privilegiare quegli artisti giovani che si distinguono per identificabilità e presenza in musei e mostre internazionali. La collezione ospita attualmente oltre 100 artisti e circa 200 opere fra dipinti, disegni, sculture e fotografie.
ETTORE FICO
Ettore Fico nasce a Piatto Biellese il 21 settembre 1917. Dopo i primi studi di pittura a Torino con il maestro Luigi Serralunga, insieme ad altri giovani allievi quali Filippo Sartorio, Mattia Moreni e Piero Martina. Parte per la Seconda Guerra Mondiale e dal 1943 al 1946 è prigioniero in Algeria. Qui, grazie alla sensibilità del suo comandante che ne riconobbe le doti artistiche, ebbe il permesso di dipingere: numerosi i ritratti di ufficiali inglesi, i paesaggi, il porto di Algeri e le sue bellissime spiagge.
Rientrato a Torino nel 1946 cominciò un felice periodo di ricerca e sperimentazione volto a scandagliare le svariate potenzialità del colore. La contrapposizione tra città e campagna, tema caro a impressionisti ed espressionisti, approda nella sua pittura: dipinge luoghi in cui non si distinguono i confini tra terra e cemento, in cui la natura e la città si fondono dando vita a paesaggi periferici di grande respiro compositivo e rarefatta e meticolosa calligrafia segnica. Alla fine degli anni Cinquanta l’artista si confronta con una nuova tendenza artistica presente in Europa e negli Stati Uniti: l’Informale. Nella sua pennellata la materia pittorica pastosa prende il sopravvento sulla forma e sul colore. Successivamente le campiture di colore si fanno più distese e gli oggetti riprendono forma grazie all’utilizzo di contorni netti e ai contrasti cromatici delle superfici piane. Fino ad arrivare negli anni Ottana e Novanta a dei simboli emblematici del suo successo: il glicine, il giardino, gli alberi, ma anche gli oggetti, lo studio, le modelle e l’amatissimo cane Moretto. Nel corso della sua lunga carriera artistica partecipa a numerose esposizioni collettive nazionali e internazionali, tra cui: la Quadriennale d’arte di Roma (edizioni VII, VIII e IX); la Biennale Internazionale per I’Incisione a Cracovia del 1966; la Mostra di artisti italiani a Praga del 1968; la XXXIX Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano. Muore a Torino il 28 dicembre 2004.