Ettore Guatelli – La vita delle cose

Informazioni Evento

Luogo
LABIRINTO DELLA MASONE
Strada Masone, 125 , Fontanellato , Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

tutti i giorni dalle 10,30 alle 19,00; chiuso il martedì

Vernissage
04/08/2017

su invito

Biglietti

L’accesso alla mostra è incluso nel biglietto di ingresso al Labirinto della Masone e consente di visitare anche le collezioni permanenti e il parco. Biglietto intero euro 18,00. Riduzioni indicate sul sito.

Artisti
Mauro Davoli
Generi
documentaria, fotografia

La straordinaria creazione di Ettore Guatelli, un museo del quotidiano, che mediante la raccolta tantissimo oggetti, racconta la vita dei contadini e degli artigiani del XX secolo, sarà presentata attraverso quindici fotografie di Mauro Davoli, che si occupa di fotografia di arte, architettura, design e da diversi anni conduce anche ricerche personali esponendo in spazi pubblici e privati.

Comunicato stampa

Da sabato 5 agosto sarà aperta al pubblico la nuova mostra del Labirinto della Masone, La vita delle cose, dedicata al Museo Guatelli.

La straordinaria creazione di Ettore Guatelli, un museo del quotidiano, che mediante la raccolta tantissimo oggetti, racconta la vita dei contadini e degli artigiani del XX secolo, sarà presentata attraverso quindici fotografie di Mauro Davoli, che si occupa di fotografia di arte, architettura, design e da diversi anni conduce anche ricerche personali esponendo in spazi pubblici e privati.

Ettore Guatelli (1921 - 2000), maestro elementare e collezionista, è stato un etnografo, un museografo visionario che ha messo in relazione racconti e oggetti, dialogando con poeti e professori, fotografi e grafici, artigiani, contadini e rottamai. Frequentando i magazzini dei raccoglitori dell’Appennino, è riuscito ad evitare la distruzione dei mobili, degli oggetti e degli attrezzi provenienti dalle case contadine e dai laboratori degli artigiani, fino a raccogliere più di 60.000 pezzi per esporli nel complesso rurale del podere Bellafoglia a Ozzano Taro di Collecchio, adagiato sulle colline parmensi.

Mario Turci, direttore della Fondazione Museo Ettore Guatelli, lo descrive così:

La casa e il museo sono le due anime dell’opera di Guatelli, la realizzazione, su due piani, di un'idea: la raccolta di oggetti capaci di concorrere ad un grande testo sulla storia degli umili e del quotidiano. Il museo, luogo della sperimentazione di una possibile museografia della vita delle cose e di scritture espositive (la stanza delle ruote, lo scalone, la stanza dei giocattoli, il salone, la stanza della cucina e quella delle scarpe) e la casa in cui si esprime in maniera più evidente l’anima del collezionista ed in cui gli oggetti seguono logiche più intime (la camera di Ettore, la stanza della musica, quella dei vetri e poi quella delle latte, degli orologi e il ballatoio delle ceramiche).

La raccolta di Ozzano Taro è espressione di un collezionismo dell’aggiungere, del togliere e del reinventare, del provare e riprovare, ospitare nuovi oggetti magari trovati per caso presso qualche rigattiere, antiquario o raccoglitore, o cercati con pazienza e tenacia.

L’esposizione è frutto di una intensa collaborazione tra la Fondazione Museo Ettore Guatelli e il Labirinto della Masone, due importanti realtà culturali del territorio parmense, una collaborazione favorita anche dalla stima che Franco Maria Ricci nutre nei confronti dell’opera di Ettore Guatelli, a cui aveva dato spazio sulla sua rivista Poiein già nel 1992.

La mostra è inoltre legata a un progetto ambizioso: quello di portare un luogo meraviglioso e nascosto tra le colline emiliane, il Museo Guatelli, all’attenzione di un pubblico più vasto, anche internazionale. L’esposizione è infatti stata concepita come itinerante, e già la Fondazione sta prendendo accordi per replicare la manifestazione in altri musei in Italia e in Francia

Oltre al fondamentale valore etnografico del museo, l’esposizione al Labirinto della Masone si propone di sottolineare anche l’aspetto artistico insito nelle cose che popolano il museo: gli oggetti di uso comune, disposti in serie a creare forme e decorazioni acquistano un grande fascino visivo e, privati della loro funzione primaria, resi inerti, diventano però un segno, in grado di trasmettere bellezza e trasformarsi infine in arte.

Come sottolinea Franco Maria Ricci Guatelli voleva che quegli oggetti umili venissero glorificati, trasfigurati; e infatti, entrando nella casa che li conserva, si ha l’impressione di trovarsi non tanto in un Museo quanto in un Santuario.

L’esposizione è accompagnata da un’agile guida alla mostra curata da Franco Maria Ricci con riproduzioni a pagina intera delle fotografie di Mauro Davoli corredate da una introduzione dell’editore e testi di Mario Turci e Ettore Guatelli.

ETTORE GUATELLI

Ettore Guatelli nato a Collecchio il 18 aprile 1921 (1921 – 2000), ha avuto una formazione scolastica discontinua a causa di problemi di salute che gli hanno impedito sia di dedicarsi ai lavori agricoli – attività che sarebbe stata naturale per un figlio di contadini – sia di frequentare in modo costante la scuola. Durante il periodo della seconda guerra mondiale conobbe Attilio Bertolucci, che divenne la principale figura di riferimento nella sua formazione. Guatelli scriveva a macchina i testi che Bertolucci gli dettava e in cambio il poeta lo preparava all’esame di licenza magistrale, ottenuta nel 1945, che gli consentì di lavorare come maestro elementare.

Finita la guerra, dopo un periodo di malattia trascorso nei sanatori, partecipò alla vita politica locale: fu eletto consigliere comunale a Collecchio e nel 1954 segretario dei deputati. Sempre in quegli anni a casa Guatelli, iniziò a riunirsi un gruppo di letterati ed intellettuali di Parma (Artoni, Bertolucci, Bianchi, Colombi-Guidotti, Cusatelli, Petrolini, Tassi, Viola) che leggeva i diari di Guatelli e ne pubblicava alcune parti.
Cominciò inoltre a frequentare i magazzini dei raccoglitori dell’Appennino, inizialmente solo per curiosare, poi per commerciare e in seguito per salvare dalla distruzione i mobili, le cose e gli attrezzi provenienti dalle case contadine e dai laboratori degli artigiani, che in quegli anni venivano rimodernati.

A metà degli anni Settanta la raccolta Guatelli iniziò ad attirare l’attenzione degli abitanti della zona, degli enti pubblici e degli studiosi. Contemporaneamente, dopo i primi articoli apparsi su giornali locali, Guatelli acquisiva maggiore consapevolezza nei confronti del suo lavoro di raccoglitore e ricercatore locale. Di fatto, si trovò involontariamente coinvolto nel movimento di riscoperta della cultura materiale che caratterizzò gli anni Settanta e Ottanta.

Fino all’anno della sua morte (settembre del 2000) Ettore dedica anima e corpo alla sua opera, raccogliendo, accumulando, accogliendo ospiti e visitatori, allestendo e riallestendo stanze e pareti. Saranno gli anni dei riconoscimenti e dell’avvio della sua presenza in libri, riviste, aule accademiche, tesi di laurea. Nel 2013 nasce una Fondazione che porterà il suo nome e che oggi gestisce il museo e promuove la valorizzazione della sua eredità culturale.

MAURO DAVOLI

Mauro Davoli è nato in provincia di Parma nel 1955. Comincia a occuparsi di fotografia durante gli studi presso la facoltà di Ingegneria dell'Università di Bologna e, dal 1981, vi si dedica interamente. Resta legato al mondo dell'architettura, del design e dell'arte collaborando negli anni con lo studio milanese Alchimia e pubblicando su riviste come “Decoration Internationale”, “Domus”, “Casa Vogue”, “Materia”, “AD”, “FMR”, ”Ottagono”, ”Case Country”. Ha realizzato reportages in Italia e in Europa fotografando opere di architetti come Paolo Portoghesi, Aldo Rossi, Sergio Cappelli, Gae Aulenti, Paolo Zermani, Pier Carlo Bontempi, Andrea Branzi, Patrick Mellett, Normann Foster, Edoardo Milesi, Martin Szekely. Ha pubblicato fotografie in monografie dedicate ad artisti ed architetti con numerose case editrici. Hanno scritto dei suoi lavori: Giovanni Mariotti, Giorgio Soavi, Marzio Pieri, Franco Maria Ricci, Ando Gilardi, Laura Villani, Marzio Dall'Acqua, Mauro Carrera, Giovanni Gazzaneo. Sue opere sono conservate in importanti collezioni private e pubbliche.