Euan Macdonald – The Great Tidal Wave
I suoi lavori mostrano una speciale sensibilità nel cogliere i fenomeni che le cose ordinarie nascondono. Di fronte ai suoi video, non dobbiamo assumere mai l’ostinato atteggiamento di voler a
tutti i costi cogliere l’idea e cercare di decodificare i significati più reconditi, ma assumere, come ci consiglia Justin Patonun parlando dei suoi lavori, un atteggiamento distaccato, tranquillo, ed è solo attraverso la nostra impassibilità che le opere di Macdonald ci svelano tutta la loro natura.
Comunicato stampa
Euan Macdonald
The great tidal wave played a final tune on this piano
13 Settembre – 22 Ottobre 2011
Martedì 13 settembre 2011 si inaugura presso la Galleria S.A.L.E.S. la quarta
personale italiana di Euan Macdonald (Edimburgo 1965). Dopo aver trascorso
l’adolescenza in Canada si trasferisce a Los Angeles dove vive e lavora. Impostosi
sulla scena artistica internazionale in particolare con la realizzazione di video, la sua
poetica si è indirizzata verso la ricerca delle entità primarie e infinite dello spazio e
del tempo che, secondo Macdonald, si nascondono nelle impercettibili azioni della
nostra realtà di tutti i giorni. Come lui stesso afferma in un’intervista con Hans Ulrich
Obrist, «il tempo è proprio al centro dell’idea. Il tempo e il modo di dimostrarlo.
Dimostrare il tempo. Mostrare il tempo. Fare in modo che la gente sia coinvolta nel
tempo. Questo è al centro di tutto». Sono proprio le flemmatiche azioni quotidiane a
ispirare le storie dei suoi video. Immagini che non hanno mai un impatto immediato e
violento, ma richiedono lunghe pause di riflessione, accompagnando lo spettatore in
un universo poetico e rarefatto al limite con il vuoto e il silenzio. I suoi lavori mostrano
una speciale sensibilità nel cogliere i fenomeni che le cose ordinarie nascondono. Di
fronte ai suoi video, non dobbiamo assumere mai l’ostinato atteggiamento di voler a
tutti i costi cogliere l’idea e cercare di decodificare i significati più reconditi, ma
assumere, come ci consiglia Justin Patonun parlando dei suoi lavori, un
atteggiamento distaccato, tranquillo, ed è solo attraverso la nostra impassibilità che
le opere di Macdonald ci svelano tutta la loro natura. L’arte per Euan Macdonald
trova la sua ragione di esistere proprio quando riesce a rivelare, attraverso
osservazioni frammentarie, l’essenza primaria delle cose, laddove le definizioni
abituali sono insufficienti. In mostra vengono presentati il video 9,000 Pieces (2010)
e una serie di disegni e dipinti. Il legame tra tutte le opere esposte risiede nell’unico
soggetto rappresentato nel video: il pianoforte. 9,000 Pieces è una ripresa realizzata
all’interno di un’industria di Shanghai dove vengono costruiti pianoforti di elevata
qualità. La macchina da presa di Macdonald si concentra solamente sui dettagli, non
facendo quindi capire chiaramente come le componenti meccaniche vadano ad
assemblarsi insieme, dando così vita allo strumento musicale. L’artista impiega una
serie di close-up che amplificano, più che nei suoi precedenti lavori, il concetto di
“incertezza”. Sullo stessa tema, Macdonald espone una serie di disegni, foto e quadri
che articolano ulteriormente i concetti della temporalità, della percezione, della
globalizzazione e rimandano alla complessità del presente. Composto da migliaia di
elementi (9,000 Pieces), il pianoforte è idealmente l’oggetto che secondo l’artista
incarna appieno tutti questi concetti. Per la sua complessità, sia nella fabbricazione
che nella funzione musicale, è sempre presente, in questo strumento, la possibilità
del rischio: qualcosa può fatalmente andar male durante la sofisticata fase di
assemblaggio come durante l’interpretazione di un brano musicale. Producendo,
quindi, un trauma sia ingegneristico che acustico.
Tra le mostre recenti di Euan Macdonald si possono segnalare le personali: 9,000 Pieces,
Yerba Buena Center for Contemporary Art, San Francisco, 2011; TAKE THE DARK OUT OF
THE NIGHT TIME, Arrow Projects, Beijing, 2010.