Eugenio Giliberti – Materia prima
MATERIA PRIMA la mostra personale di Eugenio Giliberti negli spazi della galleria DINO MORRA_GALLERY.
Comunicato stampa
Inaugurerà il 14 dicembre 2023 alle ore 19.00, MATERIA PRIMA la mostra personale di Eugenio Giliberti negli spazi della galleria DINO MORRA_GALLERY.
Eugenio Giliberti e Dino Morra si conoscono da circa 10 anni. Da quando Dino, avendo idea di sviluppare un progetto di incontri tra artisti di diverse generazioni, aveva invitato l’artista ad una mostra-incontro tra lui e il giovane duo di “After All”. La mostra, curata da Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone , ebbe luogo nella sede della galleria di via Belledonne.
Il loro rapporto si è sviluppato nel tempo sul piano personale mentre ognuno seguiva la sua strada possibile e queste per vari motivi finora non si incontravano.
Quella di oggi quindi è una prima volta (la prima personale in galleria) ma anche un ritorno
E di un certo ritorno Giliberti ci parla con questa mostra.
Il ritorno, operato più volte nel suo percorso come in un moto oscillatorio: da lavori che hanno ad oggetto ciò che è fuori, in cui è immerso ma che è diverso da sé, ad opere dal contenuto astratto numerico dove il mondo esterno è tagliato fuori, il suo operare obbedisce a una disciplina autoimposta, si occupa di materia interna invisibile di primo acchito al visitatore.
I due poli di questa oscillazione trovano unità nel concetto allargato di materia prima.
Materie prime sono l’impianto numerico delle opere combinatorie dei “quadratini colorati”, la cera e
i pigmenti che compongono la materia colorata dei dipinti.
Materia prima, nella serie di disegni di “database”, è il lento divenire di elementi dell’ambiente in cui è situato lo studio con il quale l’artista si confronta: il meleto annesso al suo studio masseria
Questo moto oscillatorio, paragonato dall’artista a una sorta di respiro, è evidente già dalla prima sala in cui sono esposti: un quadro combinatorio del 2023 della nuova serie dei “quadratini colorati” (“quadro B”) e “scodella” un’opera del 2013 della serie “cerimoniale”, dove nel concavo della forma in cera bianca sono incastonate in ritmo regolare sottili sezioni di rami di melo, ricavate dalla potatura del meleto.
Nella mostra sono presenti altri due quadri della serie dei dipinti combinatori, il quadro C e il quadro ed una serie di pitture su carta, tutte realizzate con gli stessi 10 colori e con la stessa materia cerosa dei quadri combinatori, alcuni disposti sui muri della seconda sala, altri, protetti da carta velina visibili su un tavolo da studio.
Nella terza sala un centinaio di disegni del “database” 2021/2022 disposti a comporre una grande assonometria del meleto si confrontano con “chaise longue del contadino colto”, opera che guarda altre opere, ponte tra i due poli della mostra.
Ulteriore elemento della mostra è il disegno incorniciato di un albero caduto, accompagnato da un breve testo. E’ “l’albero di Pitlo”, opera - già presentata in una precedente occasione –. Appello per i visitatori a partecipare alla ricerca di un quadro smarrito…
Breve bio artista e mostre principali:
Eugenio Giliberti (Napoli 1954) anima negli anni ’80 un gruppo di giovani artisti napoletani (Evacuare Napoli) che partecipa al fenomeno della riscoperta e della pittura. La sua ricerca prende una direzione decisamente personale a partire dal 1987 con una serie di opere culminante con l’impegnativa opera combinatoria “seicento ottantamila quattrocento quadratini colorati” (1994 -1996). Seguono: gli “oggetti platonici (1996 – 1999); LP- lavoro politico (2000).
Nel 2006, a Rotondi, dove traferisce il suo studio nella masseria Varco, fonda “Selve del Balzo”, una piccola comunità produttiva che lavora il legname prodotto dai boschi del circondario e lo coadiuva nella produzione delle sue opere. Ne scaturisce una nuova serie di lavori, presentati nelle mostre personali “Working Class” e “Il senso di Walden” (Galleria Guidi, Roma 2008 e 2010).
Nell’antologica “ho le mani impegnate sto pensando” (Genazzano, Castello Colonna 2013), espone per la prima volta opere appartenenti a un nuovo ciclo “Data Base”, dedicato all’antico meleto nel quale è ubicato lo studio–masseria di Rotondi. Le mostre successive danno conto dell’evoluzione e della complessità del progetto cui appartiene anche la grande assonometria del meleto del Varco, esposta in Utopia / Distopia al Museo Madre nel 2021 e acquistata da Museo con altre opere della serie.
Tra gli altri progetti: Orto civile, focalizzato intorno ai rapporti tra cura della terra e alimentazione, città e campagna, tradizione “moderna” e “riscoperte innovative”. E Orto Civile è anche il nome che oggi racchiude tutta la poetica dell’artista che, mentre dalla sua residenza di Rotondi lancia la “banca della memoria minima”, progetto di scrittura di una storia minore, attraverso raccolta e archiviazione digitale della corrispondenza privata del territorio della Valle Caudina, è impegnato a Napoli nella realizzazione di una complessa opera di arte pubblica, scaturita da una ricerca iniziata nel 2003, “voi siete qui – vico Pero – Giacomo Leopardi – Progetto di artista abitante” prodotto da Museo Madre, Fondazione Morra, Intragallery, l’associazione Dafna, con il supporto del Centro Nazionale di studi Leopardiani, Comune di Napoli, III Municipalità del Comune di Napoli, Mibac - Biblioteca Nazionale di Napoli, Mibac - Direzione Musei della Campania , Dipartimenti di Architettura della Federico II e Luigi Vanvitelli, Accademia di Belle Arti di Napoli, Istituto Nazionale di studi Leopardiani, Museo Madre, Università Orientale di Napoli. Ultime sue personali “indici-case-volo” (Intragallery – Napoli 2019) secondo step del “progetto di artista Abitante” e L'albero di Pitlo - data base 2019 - 2020 / Intragallery - 2020, Napoli