Evgeny Antufiev
Evgeny Antufiev è alla sua prima mostra in Italia con un progetto realizzato per la Collezione Maramotti che è stato portato a termine durante un periodo di residenza a Reggio Emilia.
Comunicato stampa
Evgeny Antufiev
Twelve, wood, dolphin, knife, bowl, mask, crystal,
bones and marble – fusion. Exploring materials
17 febbraio – 31 luglio 2013
Private view su invito
16 febbraio 2013 ore 18.00, alla presenza dell’artista
Evgeny Antufiev è alla sua prima mostra in Italia con un progetto realizzato per la Collezione Maramotti che è stato portato a termine durante un periodo di residenza a Reggio Emilia.
Antufiev mette costantemente in opera una varietà di materiali – stoffa, cristalli, meteoriti, ossa, capelli, denti, colla, pelle di serpente, insetti, marmo, legno – e di oggetti apparentemente privi di correlazione tra loro, ma che si fondono e si trasformano all’interno delle sue installazioni con un processo che richiama le operazioni alchemiche.
L’artista russo realizza tutto, deliberatamente, con le proprie mani: cuce, ricama, intaglia il legno, fa bollire ossa e teschi perchè, nel processo, la realizzazione del lavoro assume il valore di un rito. Antufiev ha finora mantenuto una stretta relazione con la cultura della sua terra d’origine – la Siberia – e con la pratica sciamanica che è lì tuttora molto vivida.
Con il progetto Twelve, wood, dolphin, knife, bowl, mask, crystal, bones and marble – fusion. Exploring materials Evgeny Antufiev conduce lo spettatore in una esperienza percettiva di trasformazione in cui materiali, oggetti, forme – che solitamente associamo a funzioni fisiche – abbandonano la loro identità quotidiana per ri-entrare in una dimensione archetipica.
L’antica, misterica sacralità dell’immagine ha perso, secondo l’artista, la sua aura; l’immagine non è più in grado di connetterci a una dimensione altra, in cui si possa proseguire nel cammino di costruzione della nostra identità, della nostra relazione con il mondo.
Il suo personalissimo e labirintico percorso di ricerca si apre a piani multipli di visione nei quali confluisce sia il bisogno di restituire ordine e significato al mondo fisico e simbolico, sia di interpretarne le “leggi”.
La messa in mostra del mondo di Antufiev ci parla della nostalgia di una tensione escatologica in cui tutto poteva riconnettersi tra il piano umano e quello divino e in cui il gesto creativo dell’uomo poteva catalizzare un’energia in continua mutazione, capace di evocare un’immortalità, intesa non come sopravvivenza, ma come “persistenza di senso”.
L’allestimento della mostra segue un ritmo quasi rituale, lo spazio contiene la vibrazione visionaria di materiali e di oggetti che ci porta in una Wunderkammer interiore in cui ogni cosa ha un suo posto preciso e una sua relazione nello spazio mentale dell’artista, dentro il quale egli tenta di condurre lo spettatore.
Il progetto è accompagnato da un libro d’artista.