Fabbrica Europa 2017
Il programma della XXIV edizione del Festival Fabbrica Europa si muove tra comunità artistiche e ritualità del domani, che prendono vita nelle atmosfere create da alcuni tra i massimi esponenti delle performing art provenienti da tutta Europa e oltre – Medio Oriente, India, Cina, Mediterraneo… – che renderanno la Stazione Leopolda di Firenze e gli altri spazi coinvolti dal Festival, un territorio in cui immaginare e incontrare altri mondi possibili.
Comunicato stampa
Un grande laboratorio sul mondo alla ricerca di nuove visioni di futuro.
Il programma della XXIV edizione del Festival Fabbrica Europa si muove tra comunità artistiche e ritualità del domani, che prendono vita nelle atmosfere create da alcuni tra i massimi esponenti delle performing art provenienti da tutta Europa e oltre - Medio Oriente, India, Cina, Mediterraneo... - che renderanno la Stazione Leopolda di Firenze e gli altri spazi coinvolti dal Festival, un territorio in cui immaginare e incontrare altri mondi possibili. Una mappa del contemporaneo in cui orientarsi con la bussola dello sguardo e della curiosità, tra grandi nomi e giovani emergenti della scena performativa più ricercata, tra linguaggi e segni di un panorama ricco e attuale che mostra nuove vie creative e sociali.
Se in questi anni Fabbrica Europa è diventata una delle realtà consolidate del panorama del contemporaneo anche grazie ai grandi ospiti internazionali, la sfida è ora quella di trasmettere esperienze e conoscenze, pratiche e progettualità alle generazioni che si affacciano al mondo dell’arte in cerca di riferimenti, per capirne i meccanismi profondi. È per questo che l’attenzione del Festival va sempre più alla ricerca di tutti quei luoghi in cui trovare una vitalità nuova da condividere, un terreno fertile in cui agire, adatto per osservare e riflettere la realtà da prospettive inusuali, fino a raggiungere, quando possibile, lo stupore.
Anne Teresa De Keersmaeker - indiscussa e acclamata protagonista della scena europea e mondiale - inaugura la XXIV edizione di Fabbrica Europa con la prima nazionale di A Love Supreme, pièce costruita in collaborazione con il coreografo Salva Sanchis per la Compagnia Rosas sulla musica dell'omonimo capolavoro di John Coltrane. Tra controllo e abbandono, tra fervore e rigore, tra formalizzazione e improvvisazione, la dinamica coreografica si sposa magnificamente con il fluire ascetico ma anche vulcanico delle sonorità di Coltrane, in un'intensa ricerca di assoluto e di libertà. Ognuno dei quattro danzatori, associato a uno strumento specifico, si consacra a un musicista. La musica fissa il quadro temporale e la coreografia il quadro spaziale in una vibrante costellazione di movimenti in risonanza profonda con l’intrecciarsi delle note. La coreografa belga è assente da Firenze dal 2003 quando presentò, sempre a Fabbrica Europa, il suo magnifico assolo Once sulle musiche di Joan Baez (4,5/5, Stazione Leopolda).
Un approccio coinvolgente alla danza è quello proposto da Jérôme Bel, tra gli esponenti più significativi del panorama internazionale contemporaneo. Gala, che nella versione presentata a Firenze è frutto di una coproduzione Fabbrica Europa e Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, riunisce danzatori professionisti, attori e amatori di diverse formazioni (selezionati sul territorio) per interrogarsi sul concetto di danza. Lo spettacolo prende la forma di una celebrazione collettiva, scalzando la supremazia del "ben danzare" a vantaggio del puro piacere di raccontarsi. Di questi corpi inesperti, Gala esplora plasticità fisica e duttilità intellettuale, mobilitando il loro desiderio di esprimersi attraverso la danza. La pièce mette sotto i riflettori la semplicità di esecuzione della danza “domestica”, quella che si può praticare a casa propria, senza maestri, né tecnica, sacrificando qualsiasi finalità puramente estetica. Venuti coi loro abiti da festa, pescati nei guardaroba personali, i danzatori si appropriano di questo luogo di potere che è la scena e ne scardinano in qualche modo l' autorità (prima nazionale, 10,11/5, Stazione Leopolda).
Prélude, nuova creazione di Cristina Kristal Rizzo, si porta verso un’essenza e una purezza della danza. La visione di un ensemble, nel suo gesto primario, è una pratica in cui poter far emergere quelle forze invisibili che scandiscono l’energia in continua trasformazione di un atto comunitario, quel principio di uguaglianza che governa la legge universale della natura. Una sequenza di movimenti semplici crea il tono ritmico di un gruppo di otto danzatori che asseconda le geometrie della linea e della diagonale, immagini simbolo dell’architettura coreografica. I corpi danzanti seguono il proprio istinto nella semplice bellezza della forma, amplificando, nel movimento dello spazio e nell’impersonale della danza, un’intimità più ampia, estesa e dilatata in un continuum musicale, immaginato come total sound system a partire dal lavoro della figura eclettica di Sun Ra, jazzista sperimentale e pioniere del movimento Afro Futurista, ed elaborato in un’ampia playlist dalle ricerche sonore di Palm Wine (prima nazionale, 13,14/5, Stazione Leopolda).
Alla creazione firmata da Anne Teresa De Keersmaeker e Salva Sanchis che apre questa edizione, fa eco la produzione musicale A Love, Naked che vede protagonisti Hamid Drake e William Parker, due tra i più grandi musicisti afroamericani contemporanei, insieme per un affondo nelle profondità musicali di John Coltrane e del suo capolavoro A Love Supreme nei 50 anni dalla sua scomparsa. Solo contrabbasso e batteria: un approccio inedito e rituale per quest’opera che non vuole essere un tributo ma un vero e proprio gesto artistico, nella migliore tradizione del jazz.
Il concerto è aperto dagli allievi della Scuola Media Statale “L. Mazzanti” di Firenze diretti da Pasquale Mirra e Danilo Mineo. Al termine di A Love, Naked, Stefano Zenni, direttore artistico di MetJazz, propone al pubblico alcune note critiche su Coltrane (14/5, Stazione Leopolda).
Dopo l’avvio lo scorso anno del format Dan+Z (Dance+Jazz), che ha visto protagonisti Gianluca Petrella e Luisa Cortesi, Daniele Ninarello e Dan Kinzelman, Simone Graziano e Vittoria De Ferrari Sapetto, Fabbrica Europa ospita la produzione (nata da un’idea originale di Enrico Bettinello) che Balletto di Roma, in collaborazione con Novara Jazz, ha creato in un’ottica di forte tensione interdisciplinare che apre le rispettive pratiche verso direzioni e comunità di spettatori nuove. Al centro di questa nuova fase del progetto tre artisti di grande intensità interpretativa: la giovane coreografa e danzatrice del Balletto di Roma Roberta Racis, il chitarrista Francesco Diodati e il percussionista Ermanno Baron. La duttilità del gesto sonoro nel jazz si unisce alla dinamica plasticità del corpo danzante creando aperture e nuove forme sceniche (5/5, Stazione Leopolda).
Figura tra le più importanti della scena elettronica internazionale, Matthew Herbert presenta una serata di musica ballabile venata di nu jazz che non lascia spazio alla leggerezza da dancefloor. Innovatore elettronico, esploratore sonoro, produttore prolifico, ha al suo attivo una considerevole produzione discografica. Ha collaborato con diversi artisti: Björk, REM, Quincy Jones, John Cale, Yoko Ono, Dizzee Racal, Roisin Murphy. In collaborazione con Lattex+ (5/5, Stazione Leopolda).
A set of timings, nuova creazione della coreografa Claudia Catarzi, in collaborazione con l’israeliana Michal Mualem, è giocata da due corpi, un'architettura e un collage musicale. Questi quattro elementi segnano la direzione per creare un ambiente, uno stato fisico-mentale, una relazione di eventi. La coreografia è punteggiata da pause, differenti velocità dei corpi, elaborazione di ritardi o anticipi e si confronta con il risultato di simultaneità e causalità. I singoli avvenimenti si susseguono gli uni agli altri e sono intrecciati tra loro in una partitura musicale fatta di rimandi in continua metamorfosi. La performance diventa come l'esperienza dello sfogliare un libro nella sua ‘matericità’ o come una statua nelle mani dello scultore (6/5, Stazione Leopolda).
Due chitarre straordinarie, quella dello statunitense Marc Ribot e del canadese Oren Ambarchi, mostrano due universi sonori in cui immergersi per ritrovare percorsi travolgenti. Le performance soliste di Marc Ribot, chitarrista di Tom Waits, sono notoriamente imprevedibili: può attingere dalle sue realizzazioni in studio e far prendere il sopravvento alla matrice dell’improvvisazione jazzistica incantando il pubblico con la fusione di tecnica, bellezza e sorpresa (10/5, Stazione Leopolda, in collaborazione con Music Pool). Oren Ambarchi, musicista australiano e sperimentatore della scena elettronica, dal 1998 a oggi si è dimostrato innovatore sonoro coraggioso, come testimoniano i suoi numerosi lavori solisti in cui ha spaziato tra noise, chitarre modificate e ossessive ripetizioni minimali (20/5, Limonaia di Villa Strozzi, in coproduzione con Tempo Reale).
Con Afasians-The Last Conference gli spagnoli Loscorderos·sc, insieme al duo di musica elettronica Za!, propongono un'esperienza musicale-teatrale-performativa inusuale che prende la forma di una pseudo-conferenza scientifica attorno alla fisica quantistica per giungere a un lavoro di avanguardia scenica e sonora che non lascia impassibile nessuno spettatore. Gli Afasians sono una tribù che abita una realtà parallela in cui la parola è sostituita da nuovi codici espressivi, amplificati dalla potente energia sprigionata dalla musica. Afasians non è una conferenza o un concerto, non è uno spettacolo basato sul testo, ma ha un testo; non è teatro musicale, ma ha la musica; non è una commedia, ma è divertente; non è uno spettacolo di danza, ma c’è danza; non è una performance, benché in fondo lo possa sembrare. Ne nasce un inedito formato scenico dal forte coinvolgimento emozionale, fisico ed energetico (prima nazionale, 6,7/5, Stazione Leopolda).
A partire dalle radici, ma superandole e declinandole al futuro, la capoverdiana Mayra Andrade porta al Festival la solarità e il suo straordinario talento vocale, che molti hanno paragonato a quello della sua conterranea Cesária Evora. Mayra rivisita la tradizione e, facendo tesoro delle influenze dei paesi che ha attraversato fin dall’infanzia (Cuba, Capo Verde, Francia, Portogallo), si arricchisce di numerosi incontri artistici per aprire la sua musica alle culture e agli stili più affini, creando un amalgama sapiente di ritmi e melodie, che nasconde una stratificazione profonda e complessa dentro l’incarto di un’apparente leggerezza (12/5, Stazione Leopolda).
Twister è un progetto produttivo di Fabbrica Europa e Aura Dance Theatre (Kaunas) che ha favorito l’incontro tra il gruppo di Salvo Lombardo e la Compagnia lituana. La performance indaga la fisicità come territorio di relazione, utilizzando il linguaggio coreografico come collante di un’esperienza di socialità che crea una comunità dove i corpi sono un prolungamento di relazioni umane, dinamiche sociali, prodotti culturali e vissuti individuali. Un affresco di micro-narrazioni nato dallo scambio di memorie personali, motorie, biografiche (11>13/5, Stazione Leopolda).
Santasangre presenta Gravure_Le chevalier_II quadro, performance site-specific che ruota attorno alla figura del cavaliere, all’arte della spada, ai suoi codici. La disciplina e l’esercizio nella preparazione alla battaglia, pongono l’uomo di fronte a se stesso e a un’impalpabile potenza. Un’ambientazione visiva e sonora che definisce il suo immaginario nella ricerca del limite tra storia e leggenda, nel passato e nel presente. Corpo, musica e immagine si confrontano lungo la linea di confine che si apre ai nostri occhi, nei luoghi del meraviglioso (11,12/5, Stazione Leopolda).
La chitarra di Adriano Viterbini è nota per aver militato nel duo Bud Spencer Blues Explosion prima di intraprendere la carriera solista e suonare con Bombino, Rokia Traoré, Tre Allegri Ragazzi Morti, Verdena. Viterbini, insieme a Los Indimenticables, band con cui ha trovato un equilibrio sonoro perfetto, presenta Tour Blu, progetto speciale che vede ai live paintings Davide Toffolo, frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti e illustratore sopraffino e l’ospite speciale Alberto Ferrari dei Verdena. Il tutto per un live mozzafiato colorato di blu e di blues (6/5, Stazione Leopolda).
Marco Parente, a 20 anni dall’esordio, torna con Eppur non basta. Uscito nel 1997 per la collana Taccuini del Consorzio Produttori Indipendenti, è diventato un disco fuori stampa, un po’ orfano, un po’ fantasma. Sul palco la band originale: Erika Giansanti e Paolo Clementi (viola), Jeppe Catalano (batteria), Gionni Dall'Orto (basso), Luca Marianini (tromba), Giovanni Gasparini (producer), Giacomo Costa (visuals e luci). Ospite speciale Irene Grandi (7/5, Stazione Leopolda).
Edda nasce artisticamente a fine anni ’80 come cantante dei Ritmo Tribale, storica band del rock italiano con cui ha realizzato cinque dischi e centinaia di concerti. Graziosa Utopia è un album affascinante e complesso che, mescolando rock apparentemente leggero a sonorità anni ‘60, si prepara a entrare nelle classifiche dei migliori dischi del 2017 (11/5, Stazione Leopolda).
Heretico - Dopo questo apparente nulla è la nuova produzione de Leviedelfool. Sette capitoli per prepararsi al giorno in cui ogni religione ci apparirà per ciò che è: un insulto all’intelletto umano. Ogni culto, un raggiro. Ogni dogma, una risposta imbarazzante. Tuttavia, la fede resta una comoda alternativa al pensiero, alla fatica dell’indagine. Sette tracce musicali originali e sette brani abitati da tre attori e una danzatrice per un linguaggio scenico originale (12/5, Stazione Leopolda).
Elettronica minimale, groovy house, melodie contagiose e una invidiabile sensibilità sonora hanno reso Marek Hemmann uno dei più abili esponenti della scena musicale internazionale. Note basse incontrano frammenti vocali e i battiti serrati danno forma a dinamiche techno in cui filtrano elementi armonici inaspettati. In collaborazione con Butterfly Effect (12/5, Stazione Leopolda).
Attraverso 13 esperimenti visivi e sonori Squares do not (normally) appear in nature di OHT-Office for a Human Theatre pone lo spettatore a confronto con uno spazio senza attori. Colore, luce, nebbia, vetro e immagini sono i protagonisti. Un’installazione performativa che drammatizza effetti astratti e mette in scena reazioni naturali, quali l’aurora boreale e gli arcobaleni, per un invito ad ascoltare, guardare e riappropriarsi del proprio tempo (4>7/5, Stazione Leopolda).
Marlene Kuntz chiudono il tour Onorate il Vile a Fabbrica Europa. Il Vile è il 2° album della band capitanata da Cristiano Godano, pubblicato 20 anni fa. Nessuna motivazione nostalgica all’origine, ma la consapevolezza di portare in giro per l’Italia un pezzo importante di storia del rock italiano, rispettato dal pubblico più intransigente, amato da molti che a quel periodo guardano con ammirazione, vagheggiato dai più giovani che non lo hanno vissuto (13/5, Stazione Leopolda).
Nella traiettoria che guarda a Oriente, si inseriscono spettacoli che tracciano ponti con Giappone, Medio Oriente, India e Cina.
Anan Atoyama, coreografa giapponese residente in Francia, con Hidden Body Déclinaison rende omaggio a Kazuo Ohno e alla sua capacità di collegare il gesto all’universale attraverso le emozioni personali, come se il suo corpo contenesse l’Universo. La coreografa approfondisce con i suoi danzatori, di origini culturali diverse, le connessioni tra memoria e corpo affinché rivivano ogni momento con energia autentica. Con il musicista Keiji Haino, Atoyama crea un dialogo composto da multistrati d’immaginazione e di sensazioni visive e auditive (10/5, Stazione Leopolda).
Focus Young Arab Choreographers è un progetto, in collaborazione con BIPOD/Beirut International Platform of Dance e Maqamat Dance Theatre di Beirut, condiviso da 11 tra i più importanti Festival italiani e dedicato a giovani coreografi dell’area del bacino del Mediterraneo. L’intento è facilitare mobilità, dialogo interculturale, scambio di pratiche performative tra artisti arabi e realtà italiane, favorendo e realizzando momenti di incontro tra operatori e serate di spettacolo.
A Fabbrica Europa il tunisino Hamdi Dridi danza la memoria nel solo Tu Meur(s) de terre: un’intensa dedica al padre scomparso in cui la luce interiore illumina l’oscurità. Under the flesh, il solo del libanese Bassam Abou Diab, è una riflessione sull’istinto di sopravvivenza e su come il corpo reagisce a situazioni di guerra o di pericolo (30/5, Palazzina Ex Fabbri).
Bassam Abou Diab, Hamdi Dridi e Jacopo Jenna sono protagonisti di uno Scambio di pratiche tra coreografi: una condivisione creativa come primo incontro per aprire un dialogo interculturale e sviluppare le pratiche coreografiche di tre artisti di nazionalità diverse (28/5, Palazzina Ex Fabbri).
Bhinna Vinyasa, coprodotto da Fabbrica Europa e Attakkalari Centre for Movement Arts di Bangalore, è una creazione del coreografo indiano Jayachandran Palazhy per gli straordinari danzatori dell’Attakkalari Repertory Company che vede la collaborazione del compositore tedesco Martin Lutz, del dramaturg spagnolo Andrés Morte e del media artist italiano Luca Brinchi. Mappando frammenti di sogni, desideri, speranze, realtà difficili, mutazioni ambientali, migrazioni, Bhinna Vinyasa conduce lo spettatore attraverso un'esperienza intensa. Facendo riferimento agli antichi concetti dell'ātman (anima individuale) e del paramātman (anima universale) e ai rapporti che germinano in un "futuro post-umanistico, in cui il mondo si è arricchito di una molteplicità di agenti non umani", lo spettacolo esplora l'idea del sé attraverso un continuo divenire e dissolversi in cui le coordinate di spazio e tempo si mostrano duttili (prima europea, 14,15/6, La Compagnia).
In collaborazione con River to River Florence Indian Film Festival, per uno sguardo più ampio sulla produzione artistica dell’India contemporanea e sulle sue suggestioni, viene proiettato il film Goliyon Ki Raasleela Ram-Leela del regista Sanjay Leela Bhansali: un appassionante Romeo e Giulietta in salsa Bollywood con coreografie, musiche, scenografie da fiaba (13/6, La Compagnia).
Dopo il debutto cinese al Guangdong Dance Festival, Fabbrica Europa presenta al Teatro Goldoni di Livorno Pa|Ethos del coreografo Sang Jijia nella nuova versione interamente danzata da Spellbound Contemporary Ballet. La poetica del coreografo di origine tibetana poggia sulle profondità del pensiero orientale e si arricchisce delle esperienze più alte della ricerca europea nella danza e nel teatro contemporaneo. Con Pathos ed Ethos, i concetti fondamentali della Retorica di Aristotele, Jijia esprime due diversi approcci: Ethos sottolinea la precisione, Pathos evoca la passione. I danzatori danno corpo a un incontro originale tra rigore ed espressività, perfezione tecnica e intensità interpretativa. Le musiche sono del compositore Dickson Dee e la scenografia virtuale dei media artist Luca Brinchi e Roberta Zanardo (1/6, Teatro Goldoni, Livorno).
PROGETTO AROUND 35
È un percorso che intende mostrare metodi di ricerca coreografica di giovani artisti della scena nazionale e internazionale attraverso WORKSHOP, presentazioni aperte e PERFORMANCE. La sezione formativa è sviluppata mediante coppie artistiche per fornire approcci multipli e materiali di studio che permettano una relazione tra i partecipanti e i processi creativi dei coreografi. Alcuni workshop sono pensati per giovani danzatori professionisti, altri per danzatori giovanissimi, per meglio lavorare su specifiche fasce evolutive di pensiero e movimento. Per alcuni workshop è prevista un’apertura al pubblico in modo che il gruppo possa confrontarsi con gli spettatori.
Workshop: Le coppie artistiche: Elena Giannotti e Luisa Cortesi / Hamdi Dridi e Bassam Abou Diab / Annamaria Ajmone e Marcela Santander / Margherita Landi e Francesca Pignanelli / Parth Bhardwaj e Hemabharathy Palani (per danzatori); Salvo Lombardo e Daria Greco / Mosè Risaliti e Pietro Pireddu / Lorenzo Cianchi e Primavera Contu (per giovanissimi).
(22/5>11/6, Palazzina Ex Fabbri; Le Murate. Progetti Arte Contemporanea; Spazio Nu Pontedera). INFO: [email protected] e http://fabbricaeuropa.net/progetto-around_35/
Performance: Giovani coreografi tra i più interessanti del panorama nazionale presentano gli esiti dei propri processi creativi. Una nuova generazione di artisti aperta a sperimentazione e confronto dà vita a formati scenici e pratiche performative condividendo ricerche e modalità progettuali per attivare un gesto artistico allo stesso tempo individuale e collettivo.
Dehors/Audela presenta Planimetrie, un’indagine sviluppata sul rapporto tra spazio, corpo e memoria, tra danza e architettura (17/5, Palazzina Ex Fabbri).
Tommaso Monza in Sketches of freedom mischia le carte fra performance e teatro, politica e cultura, ricerca del proprio spazio e abbandono agli eventi stessi (18/5, Palazzina Ex Fabbri).
13 Objects di Camilla Monga: oggetti che determinano azioni e traiettorie imprevedibili che servono come base per l’espansione e la variazione del ritmo (19/5, Palazzina Ex Fabbri).
Choreographing Rappers di Jacopo Jenna si pone in relazione con una drammaturgia sonora fatta di testi, mash-up e rimandi alla cultura hip-hop americana (20/5, Palazzina Ex Fabbri).
Oxidiana di Antonio Bissiri: i danzatori traducono in movimento immagini e suggestioni emerse dalla ricerca sul vetro vulcanico: tempo, consistenze, riflesso, spazio (26/5, Le Murate).
Nicola Galli presenta De Rerum Natura (studio): immagine di eterno movimento di sei corpi che raccontano la mutazione del mondo e la ciclica rigenerazione (27/5, Palazzina Ex Fabbri).
PROGETTO N.O.W. New Open Working process for the performing arts
Il progetto triennale N.O.W (2014-2017) - coordinato da Extrapole (Parigi), in collaborazione con 7 partner europei tra cui Fondazione Fabbrica Europa e cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea - vuole creare le basi per un polo di competenze transnazionali. Partendo da una pratica comune a tutti i partner (l’accompagnamento di progetti artistici e loro diffusione) N.O.W. intende intraprendere un percorso di ricerca sperimentale. Il partenariato mira anche a diventare una rete di collaborazione reciproca e professionale duratura basata su principi di un’economia contributiva (cooperazione, condivisione, tecnologie dell’informazione).
Partner: Extrapole (FR); Fabbrica Europa (IT); Indisciplinarte (IT); Latitudes Contemporaines (FR); Lókal (IS); Mom / Elvivero (ES); Trafó (HU); Wp Zimmer (BE) _ www.nowperformingarts.eu
Fasi conclusive del processo creativo di N.O.W.: ROPE. Possibilities of Binding e Half a House
Noto a livello internazionale per aver realizzato performance, sculture e installazioni in cui la sua fascinazione per la natura e la tecnologia si traduce in immagini di grande impatto estetico, concettuale e sociale, l’artista belga Ief Spincemaille presenta a Firenze ROPE. Possibilities of binding. Si tratta di un intervento artistico che mira a creare spazi poetici attraverso l’uso di una gigantesca fune, simile a quelle usate sulle piattaforme petrolifere, lunga 100 metri e con un diametro di 30 centimetri (realizzata dai detenuti del carcere di Leuven). L’artista la utilizza sfruttandone le potenzialità in dialogo con i diversi contesti in cui si trova ad agire. ROPE trova la propria identità artistico-performativa attraverso il coinvolgimento estemporaneo di abitanti e turisti che gravitano in diverse zone della città, tra il Quartiere Isolotto e il Centro storico (4>14/5). (www.iefspincemaille.com e www.whereisrope.com)
In occasione del progetto ROPE ha luogo un incontro con MICHELANGELO PISTOLETTO e Ief Spincemaille sul tema Arte partecipata e nuove utopie (12/05).
HALF A HOUSE, ideato da Sonia Gómez, Leonardo Delogu, Brogan Davison, Gosie Vervloessem, Pétur Ármannsson, è un’investigazione artistica realizzata collettivamente attraverso un format di coabitazione, basato sulla fusione tra attività quotidiane, riflessioni, workshop e performance. Si ispira al lavoro dell’architetto cileno Alejandro Aravena che, dopo il terremoto e tsunami del 2010 in Cile, progettò delle case a metà che potessero essere terminate dagli stessi abitanti. Half a House intende riproporre questo modello domestico di adattamento per riflettere ed esplorare nuove vie di funzionamento delle pratiche artistiche. I 10 partecipanti (selezionati tramite call tra curatori, artisti, teorici, operatori) condividono esperienze, idee, spazio lavorativo e quotidianità attraverso l’apertura a incontri accidentali dando vita a una casa effimera e dinamica. Un articolato programma in 5 giorni declinato nelle fasi Open House, Knocking at the door e Presentation che investono i temi Hospitality, Fragility, Permeability, Agency, Intimacy, indagati tra gli altri da: Renaud Loda, artista e geobiologo; Matteo Meschiari, antropologo; Richard Ingersoll, storico dell’architettura; Andrea Staid, antropologo (10>14/5, Palazzina Ex Fabbri).
I LUOGHI DEL FESTIVAL: STAZIONE LEOPOLDA viale Fratelli Rosselli 5 / PALAZZINA EX FABBRI piazzale delle Cascine / LE MURATE. PROGETTI ARTE CONTEMPORANEA piazza delle Murate / QUARTIERE ISOLOTTO viale dei Bambini / LA COMPAGNIA via Cavour 50r / LIMONAIA DI VILLA STROZZI via Pisana 77 / TEATRO GOLDONI via Carlo Goldoni 83, Livorno