Fabio Lombardi – Thanatomorphose
Il lavoro di Fabio Lombardi si pone, infatti, in quella sottile linea tra la vita e la morte, mostrando
l’inesorabile processo di mutamento che si pone nel mezzo, in bilico costante tra i due diversi
stadi dell’esistenza umana.
Comunicato stampa
Lo spettacolo della tanatomorfosi, cioè della decomposizione della carne, è motivo di ribrezzo
e paura, in quanto intesa come attimo ultimo e ripugnante di distruzione, l’annientamento
finale e irreversibile dell’Io fisico. Andrebbe - e a tutti gli effetti va - però immaginata anche
come un passaggio, un’attesa parte di un processo ciclico di eterno ritorno: è proprio in questo
senso che Lombardi rivede l’orrore distruttivo della decadenza e ce la mostra come un puro
atto di creazione, che dall’odore putrido di morte innalza una sublimata rappresentazione di
nuova vita.
Il lavoro di Fabio Lombardi si pone, infatti, in quella sottile linea tra la vita e la morte, mostrando
l’inesorabile processo di mutamento che si pone nel mezzo, in bilico costante tra i due diversi
stadi dell’esistenza umana.
Emblema di questo cambiamento è il corpo, terreno fertile per accogliere e raccogliere le
tracce di un’inevitabile decadenza, che mostra però allo stesso tempo una rinnovata forma di
bellezza, la quale sorge dall’oscurità e dalla putrefazione per dare vita a preziose composizioni
sospese tra le pieghe della fragilità umana.
In questo senso, la mostra si fa portatrice delle fasi del mutamento, ispirandosi in particolare ai
processi alchemici, che mirano a sublimare la materia in una forma sempre più alta e perfetta,
raggiungibile solamente attraverso la corruzione della stessa. Per questo le muffe e i
microrganismi protagonisti dei lavori di Lombardi hanno potenzialmente una duplice funzione:
prima di tutto quello di corrompere la carne, ma allo stesso tempo, andando oltre l’orrido
odore di putrido, sono in grado di generare una rinnovata immagine della bellezza.
Nelle preziose composizioni di Lombardi appaiono così questi corpi, sospesi in atmosfere
cariche di estatica tensione, che si disfano sotto i nostri occhi, incarnando perfettamente il loro
continuo e inarrestabile mutamento. Così finalmente dalla materia putrida e decadente si
eleva in un delicato grido una potenzialmente infinita nuova vita e la decadenza e la morte
sono glorificati per il loro contributo nell’inevitabile processo di metamorfosi. Ed è proprio qui,
nell’interregno di dolorosa creazione e affascinante distruzione, in cui coesistono incanto e
disperazione, che risiede la vera essenza della bellezza ricercata dall’artista.