Fabio Mauri – Esperimenti nella verifica del Male
In occasione della donazione al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea della grande installazione I numeri malefici, 1978, realizzata da Fabio Mauri (Roma, 1926–2009) per la XXXVIII Biennale di Venezia, il Museo presenta la mostra Fabio Mauri. Esperimenti nella verifica del Male.
Comunicato stampa
“Non so ancora bene se a Dio interessi l’arte, non l’ho mai capito, tanto meno la mia, che sottolinea il male, per cui ho un certo occhio”.
F. Mauri, Un utile esperimento negativo, 2002
In occasione della donazione al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea della grande installazione I numeri malefici, 1978, realizzata da Fabio Mauri (Roma, 1926–2009) per la XXXVIII Biennale di Venezia, il Museo presenta la mostra Fabio Mauri. Esperimenti nella verifica del Male.
Artista e intellettuale, Fabio Mauri nasce a Roma nel 1926 e inizia a pubblicare i suoi primi disegni e articoli quando aveva solo sedici anni sulla rivista “Il Setaccio” che aveva fondato insieme a Pier Paolo Pasolini a Bologna nel 1942. Ben presto il secondo conflitto mondiale investe violentemente la vita di Mauri: un trauma che lo porta successivamente a creare forme d’arte che attraversano la performance, l’installazione, il disegno, la scrittura, il tutto riferendosi alla pittura come simbolo dell’arte in generale.
“Mauri fa dell’artista un intellettuale o dell’intellettuale un artista”, afferma Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli e curatore della mostra insieme a Sara Codutti e Marianna Vecellio. “Molti conoscono le famose performance di Mauri quali Ebrea (1971) o Che cosa è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca (1989) che ho voluto ripresentare a Documenta a Kassel nel 2012” prosegue Christov-Bakargiev “ma pochi avranno visto prima di questa mostra gli incredibili disegni religiosi realizzati nell’immediato dopoguerra a partire dal 1947. Questa mostra, principalmente di opere su carta, permette di approfondire le origini della sua opera che si manifesta come incredulità di fronte al perseverare del male nel mondo nonostante l’apparente progresso della modernità”.
La pratica artistica è per Mauri fin dall’inizio un campo di sperimentazione entro cui verificare diversi pensieri e teorie: nei suoi collage a fumetti, negli schermi, nelle proiezioni e performance, usando grafite, pigmenti, carte, oggetti, pellicole, corpi e suoni, l’artista ha costantemente cercato di comprendere la natura cifrata del mondo restituendola in precipitati di senso in forma di opere d’arte.
Attraverso oltre cento opere su carta e una collezione inedita di diari e libri provenienti dall’archivio dell’artista, questa mostra vuole mettere in luce alcuni tratti salienti del suo grande “Esperimento del mondo”.
Cresciuto in un’Italia segnata dalla Seconda guerra mondiale, Mauri, che ha vissuto in ambienti intellettuali in dialogo con autori tra cui Umberto Eco, Italo Calvino e Pier Paolo Pasolini, ha un’intuizione: lo schermo è diventato la principale “forma simbolica” del mondo, il segno della nuova civiltà mediatica. Nel 1957-58 con la serie degli Schermi inizia quindi ad analizzare il modo in cui cinema e televisione diventano parte della vita quotidiana, modificando l’esperienza della memoria e l’idea di finzione. Attraverso l’investigazione dello Schermo, Mauri esplora il tema del Male che sembra contraddire ogni logica di un cosmo ordinato dell’universo.
Oltre a presentare alcune immagini storiche dell’artista tra le quali, Ebrea, 1971, Vomitare sulla Grecia, 1972, Linguaggio è Guerra, 1975, e opere più recenti come Convincimi della morte degli altri capisco solo la mia, 2005, la mostra si focalizza su un’ampia selezione di quaderni e opere su carta.
La mostra, allestita al terzo piano del Museo, è dedicata ad Achille Mauri (Rimini, 1934 - Rosario, 2023) già Presidente dello Studio Fabio Mauri Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo, che l’ha fortemente voluta.
Si ringrazia lo Studio Fabio Mauri Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo
Nato a Roma il primo aprile del 1926, Fabio Mauri muove i primi passi nel mondo dell’arte all’inizio degli anni cinquanta esordendo nel 1954 con una mostra alla Galleria del Cavallino di Venezia seguita, nell’anno successivo, da una personale all’Aureliana di Roma. Mauri espone disegni su carta e dipinti a olio che si distinguono per un colorismo di matrice espressionista e fauves: «C’è in Mauri la volontà di far aggettare la materia. C’è l’idea che dove c’è un oggetto che esce dal quadro c’è espressionismo» scrive Pier Paolo Pasolini nel testo introduttivo alla mostra. Nel 1957 l’artista realizza il suo primo Schermo, opera germinale su cui si innesta tutta la successiva ricerca artistica. Tracciando una cornice nera intorno a un foglio bianco o tendendo la carta o la stoffa su di un telaio in legno che richiama la forma di un televisore, Mauri individua un campo di proiezione, superficie potenzialmente in grado di accogliere qualsiasi immagine, passata e futura, che trascende la rappresentazione pittorica introducendo un nuovo medium. Trasferitosi da Milano a Roma, Mauri affianca l’impegno nelle arti visive a quello di regista teatrale e lavora nella casa editrice dello zio Valentino Bompiani occupandosi specialmente della direzione artistica dell’Almanacco Letterario, della rivista “Sipario” e della consulenza per libri e copertine. Frequenta artisti e intellettuali dell’ambiente romano intorno a Piazza del Popolo, collabora a programmi televisivi, scrive canzoni per l’artista Laura Betti, è vicino ai poeti del Gruppo 63 con alcuni dei quali fonda la rivista “Quindici” e “La Città di Riga”. Negli anni sessanta Mauri espone le sue opere nelle gallerie La Salita di Gian Tomaso Liverani, La Tartaruga di Plinio De Martiis, l’Arco D’Alibert di Mara Coccia, il Mana Art Market di Nancy Marotta. Scrivono di lui Emilio Villa, Pierre Restany, Gillo Dorfles, Tommaso Trini, Cesare Vivaldi, Maurizio Calvesi, Achille Bonito Oliva. Nel 1960 Mauri fonda il gruppo Crack con Pietro Cascella, Piero Dorazio, Gino Marotta, Gastone Novelli, Achille Perilli, Mimmo Rotella, Giulio Turcato e il critico Cesare Vivaldi. Nel 1964 mette in scena L’Isola, commedia di teatro Pop concepita come un collage di letteratura, teatro e fumetti. L’attenzione verso i mass media e l’uso diretto delle immagini della società dei consumi porterà Mauri ad essere spesso incluso tra gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo con cui condivide una personale ricerca in bilico tra Nouveau Réalisme e Pop Art americana. Ma proprio quando quest’ultima viene consacrata alla Biennale di Venezia del 1964, Mauri vi prende le distanze spostando sempre di più l’asse del suo lavoro verso una ricerca di segno ideologico. La prima opera a trattare questo tema è la performance Che cosa è il fascismo del 1971, seguita a pochi mesi di distanza dall’installazione con performance Ebrea in cui Mauri porta alla luce il grande rimosso dal boom economico, ovvero gli orrori prodotti dall’ideologia nazifascista. La giovinezza di Mauri era stata segnata da un grave trauma psicologico causato dalla presa di coscienza delle violenze che il regime andava perpetrando: una lunga crisi mistica e personale iniziata durante l’ultimo anno di guerra e protrattasi fino ai primi anni cinquanta, che porta il giovane artista ad essere ricoverato all’ospedale manicomiale Ville Turro di Milano, in un reparto destinato militarmente all’elettroshock, e in una clinica svizzera a Prangins, vicino a Ginevra. «Lo shock elettrico interrompeva il circuito ossessivo del pensiero che si presentava inossidabile, una sequenza levigata, senza fessure d’uscita. Circolava netto e intransigente, sempre uguale. Occupava il mio capo. Non potevo farne a meno, una catena logica, stretta, e feroce non dura, potevo alla cieca farne parte. L’io aggredito veniva dilaniato a vista» ricorda l’artista che alternava, alle cure psichiatriche, periodi di ritiro e silenzio entro monasteri ed altri istituti: «Credo fermamente di essere stato un malato grave e insieme, gravemente, un mistico. Le due cose manifestano analogie». Negli anni settanta videro la luce alcune delle opere più significative dell’artista come la performance Ideologia e Natura (1973), la mostra-installazione Warum eine Gedanke einen Raum verpestet? (1972), i libri d’artista Manipolazione di Cultura (1975) e Linguaggio è Guerra (1975), il multiplo Vomitare sulla Grecia (1972), le azioni Dramophone (1976) e Oscuramento (1975), l’installazione I numeri malefici (1978) esposta alla Biennale di Venezia del 1978, Insonnia per due forme contrarie di universo (1978) nata in seno alla sua collaborazione con l’Ufficio per l’immaginazione preventiva e il Muro d’Europa (1979) esposto alla galleria De Appel di Amsterdam. Dopo un primo breve matrimonio con l’attrice Adriana Asti, Mauri si lega sentimentalmente alla fotografa Elisabetta Catalano con la quale lavora fianco a fianco alla costruzione di immagini che diventeranno vere e proprie icone delle sue performance più importanti. Dopo la storica performance Intellettuale (1975), in cui Mauri proietta Il Vangelo Secondo Matteo sul petto di Pier Paolo Pasolini, l’artista realizza una serie di installazioni con proiezioni di opere cinematografiche su corpi e oggetti: tutto il mondo è schermo e il raggio di luce, che trasmette forme proprie di pensiero su superfici non neutre che ne intercettano il segnale, modifica il senso dell’oggetto dando vita a nuovi significati. Gli anni ottanta coincidono con l’inizio della ventennale docenza presso l’Accademia di Belle Arti de L’Aquila: insegnante appassionato, Mauri vi tiene il corso di Estetica della Sperimentazione affiancando le lezioni teoriche con un intenso lavoro laboratoriale durante il quale l’artista dà vita, insieme ai suoi studenti, alle performance Gran Serata Futurista 1909-1930 (1980) e Che cosa è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca. Concerto da tavolo (1989) e al re-enactment di Che cosa è il fascismo. In questi stessi anni Mauri è pioniere della pratica delle conferenze-performance, lezioni frontali che introducono nel discorso parlato momenti performativi come atti linguistici che concorrono alla produzione del significato. Nel 1993, invitato a ripresentare l’installazione con performance Ebrea alla LV Biennale di Venezia, Mauri costruisce Il Muro Occidentale o del Pianto, opera monumentale composta da borse e vecchie valigie, emblema della divisione del mondo, dell’esilio e della fuga forzata di tutte quelle vite «costrette a espatriare, a trovare o portare con sé identità incenerite o divelte». Nel 1994 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sotto la sovrintendenza di Augusta Monferini, dedica a Mauri una grande mostra retrospettiva curata da Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Cossu. Nel 1996 Mauri smette di insegnare non senza aver radunato intorno a sé un gruppo di studenti che continuarono a lavorare come suoi assistenti nella costruzione di opere e allestimenti. Nel 2000 fonda lo Studio Fabio Mauri – Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo finalizzata alla produzione e alla conservazione delle opere e dell’archivio dell’artista. Fabio Mauri ha lavorato con i suoi assistenti fino agli ultimi giorni di vita, sostenuto dalla compagna Piera Leonetti, dalle ex-compagne Marina Patriarca, Elisabetta Catalano e il fratello Achille, finché un tumore non se lo porta via il 19 maggio 2009, a pochi giorni dall’inaugurazione della mostra Etc. alla Galleria Michela Rizzo di Venezia. Le sue opere sono state negli anni esposte in prestigiose sedi internazionali come il PS1 di New York, il Walker Art Center di Minneapolis, il Moca di Los Angeles, il Philadelphia Civic Center Museum, il Centre Pompidou, Jeu de Paume e Le Bal di Parigi, “La Caixa” di Barcellona, le Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, il Mamac di Nizza, la Fundación PROA di Buenos Aires. A partire dal 1994 gli sono state dedicate importanti retrospettive alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, alla Kunsthalle di Klagenfurt, al Museo Le Fresnoy di Lille, al Palazzo Reale di Milano, al Museo Madre di Napoli, l’Heart Museum di Herning, al Museo del Novecento di Firenze e importanti sale alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, al Museo Punta della Dogana a Venezia, Palazzo Vecchio a Firenze, al Mamco di Ginevra, al Castello di Rivoli nonché a dOCUMENTA(13) di Kassel, alla 14ma Biennale di Istanbul e a sei Biennali di Venezia.