Fabio Ranzolin – Bye Bye Circo Massimo
Montoro12 Contemporary Art è lieta di presentare Bye Bye Circo Massimo, prima mostra personale in galleria di Fabio Ranzolin, a cura di Amalia Nangeroni
Comunicato stampa
Montoro12 Contemporary Art è lieta di presentare Bye Bye Circo Massimo, prima mostra personale in galleria di Fabio Ranzolin, a cura di Amalia Nangeroni.
Il progetto espositivo concepito dall'artista è una riflessione sulla tradizione italiana e le sue contraddizioni, e si concentra nello specifico sulle sue stratificazioni culturali, ponendo un accento su Roma e la passione omoerotica.
La parola tradizione condivide con tradimento la stessa radice: entrambe derivano infatti dal verbo latino tradere, che etimologicamente si riferisce a una consegna, a un passaggio, a una trasmissione.
Ranzolin consegna all'interpretazione dello spettatore alcuni oggetti prelevati dal proprio vissuto personale ma anche frammenti e esperienze appartenenti ad altri soggetti, di cui si impadronisce, tradendoli e ponendoli talvolta in relazione a elementi organici e oggetti industriali.
“Lo sfogo tuo, lo prendo come tale, vive della tua sola esperienza, ora hai la mia”- con queste parole in prespaziato pvc oro, i visitatori sono accolti in galleria. Si tratta di una frase, di cui l'artista si è appropriato, tradendo il mittente originario, a sua volta traditore. Volutamente vaga, la frase si presta a molteplici equivoci.
La mostra si sviluppa mediante una narrazione costruita attraverso l'evocazione di miti, simbologie, personaggi e avvenimenti. Adriano e Antinoo, Giove e Ganimede, Pasolini e quello che successe a Ramuscello, l'ultimo saluto di Francesco Totti al calcio, le Lettere a Lucio della rivista pornografica Doppiosenso, i Baci stellari di Valeria Marini incisi su una collanina, La fontana di Trevi, la riproduzione tarocca della Pietà di Michelangelo, la moda firmata Valentino e l'”Italia capovolta” su di una spilla kitsch – sono pretesti per contestualizzare una critica al consumismo più che mai urgente oggi. Viviamo in un periodo definito dal filosofo e sociologo Gilles Lipovetsky, ipermoderno, dove il vettore dell'estetizzazione del mondo è il consumo (L'esthétisation du monde: vivre à l'âge du capitalisme artiste, 2013). Citando la “scomparsa delle lucciole” denunciata da Pasolini durante gli anni successivi al boom economico, e il dramma psicologico dell'uomo borghese raccontato da Fellini, Ranzolin inzia una riflessione sulla cultura italiana, presentando una società in crisi, i cui valori culturali sono in continua trasformazione.
Il poter confidare sulla parola data (fides); l'autocontrollo ma anche il rispetto per la tradizione (gravitas); pietà, devozione, patriottismo e protezione verso il prossimo (pietas); la dignità nel rappresentare un popolo (majestas); e l'ideale dell'uomo romano (virtus), ovvero le virtù dei mores maiorum, nucleo della morale tradizionale della civiltà romana, vengono qui contraddette o reinterpretate. La Storia, che impassibile registra costanti mutamenti, dimostra che l'energia potenziale della cultura è in perenne stato di equilibrio indifferente. L'artista attaverso il ready-made condivide la bellezza dell'indifferenza duchampiana, e attiva un gioco complesso di risonanze e resistenze, per riflettere sulla cultura della vita moderna.
Fabio Ranzolin (Vicenza, 1993) vive e lavora tra Venezia e Roma. Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Venezia e successivamente ha frequentato il corso di Alberto Garutti, IUAV Venezia. Dal 2016 è rappresentato dalla Galleria Montoro12 Contemporary Art. Nel 2013 è stato assistente per Loris Greaud a Punta della Dogana e nel 2015 ha lavorato con Thomas Hirschhorn per la 56th Biennale di Venezia. Nel 2016 ha esposto alla 100ma collettiva Fondazione Bevilacqua La Masa, in cui vince il terzo premio; nello stesso anno realizza la prima personale a Trieste presso la galleria Zimmerfrey; nel 2017 viene selezionato dalla commissione di Code Art Fair a Copenaghen e nell' aprile del 2018 sarà in residenza presso Villa Lena, selezionato da Caroline Bourgeois.