Fabrizio Corneli – Tra l’infinito e lo starnuto

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA ANNA MARRA
via Sant'angelo in Pescheria 32 00186 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
15/01/2014

ore 18,30

Artisti
Fabrizio Corneli
Curatori
Lorenzo Respi
Generi
arte contemporanea, personale

La mostra presenta una decina di lavori realizzati tra gli anni ’90 e il 2013 a testimoniare il percorso dell’artista la cui ricerca visiva nasce dallo studio di leggi ottiche molto complesse che spesso si scontrano con gli accidenti della realtà e che è possibile risolvere solo attraverso la prova empirica e l’esercizio dell’esperienza.

Comunicato stampa

La seconda stagione espositiva di annamarracontemporanea inaugura mercoledì 15 gennaio alle ore 18.30 con la personale di Fabrizio Corneli Tra l’infinito e lo starnuto, a cura di Lorenzo Respi.
La mostra presenta una decina di lavori realizzati tra gli anni ’90 e il 2013 a testimoniare il percorso dell'artista la cui ricerca visiva nasce dallo studio di leggi ottiche molto complesse che spesso si scontrano con gli accidenti della realtà e che è possibile risolvere solo attraverso la prova empirica e l’esercizio dell’esperienza.
Proprio nello scarto fisico e mentale tra prevedibile e imprevedibile risiede la complessità del processo creativo di Corneli, quella sospensione appunto “tra l’infinito e lo starnuto” che rende inafferrabile il fascino dell’imprevisto.
Nelle opere recenti è possibile rintracciare un elemento distintivo comune, il vetro, inteso nella duplice valenza di solido amorfo (oggetto) e di rappresentazione (soggetto). I “Potenziali” sono sottilissime lastre di vetro, incise con la tecnica della sabbiatura, sulle quali l’immagine evanescente di un vetro rotto proietta la sua forma d’ombra sulla parete. L’ambiguità percettiva del sistema vetro-parete crea un’immagine virtuale, aleatoria, che svela la fragilità del materiale compositivo.
Nelle due teste di “Venere” la proiezione del profilo in ombra della Dea dell’Amore non è diretta, ma viene ulteriormente filtrata da una sfera in vetro ottico, che ordina la prospettiva e le proporzioni dei volti. La forma simbolica della sfera allude alla perfezione del calcolo geometrico e di conseguenza al pieno possesso della tecnica esecutiva da parte dell’autore.
Si affianca alla sfera un’altra forma dichiaratamente simbolica, quella dell’uovo - metafora di fertilità e compiutezza -, scelto per realizzare opere di piccole dimensioni. Qui la luce led è invisibile, chiusa nel guscio protettivo e materno dell’uovo, pronta a esplodere in immagini che richiamano alla mente l’idea dell’infinito (la costellazione dell’Orsa Maggiore) e della rinascita (lo Scarabeo Sacro egizio).
Nella “Finestra della Moschea di Qeyçoun III” la vetrata si vede, ma il vetro non c’è. È presente solo nella sua proprietà fisica principale, la trasparenza, che permette alla luce - neutra o riflessa - di filtrare attraverso i ritagli, creando un’atmosfera spirituale ed evocativa.
“Piazza dei Miracoli” ne è l’esempio più eclatante: il visitatore cammina su un pavimento di luce e ombre, la cui trama bicolore è il risultato ottico della moltiplicazione di un tipico motivo ornamentale romanico.