Fabrizio Parachini – Il tempo atteso
Fabrizio Parachini, oltre che pittore non-oggettivo, è teorico, indagatore della percezione visiva, e curatore di mostre.
Comunicato stampa
Fabrizio Parachini, oltre che pittore non-oggettivo, è teorico, indagatore della percezione visiva, e curatore di mostre. Dalle prime ricerche artistiche nell’ambito neo-costruttivista è approdato alla realizzazione di opere minimaliste (ma sarebbe meglio dire essenzialiste) che come è stato precisato “non sfuggono alle sfumate implicazioni emotive e liriche di forte impatto contemplativo e di delicate declinazioni poetico-cromatiche”. Il suo lavoro, sviluppato usando colori e forme elementari e primarie, indaga e propone un’idea di spazio inteso come entità astratta che lo spettatore, “vedente” e non passivo, costruisce nella propria mente facendo dialogare le opere pittoriche con le pareti e i luoghi che le accolgono.
Nella mostra alla Galleria MEB Arte Studio di Borgomanero vengono presentate opere realizzate appositamente per lo spazio espositivo, espressioni delle diverse tematiche, e tipologie formali, affrontate e sviluppate dall’artista nel corso della propria attività. Trittici e Dittici sono opere costituite da tavole lignee monocromate di piccole dimensioni che mettono in relazione colori concettualmente imparentati fra di loro, fondamentali e primitivi. In questo caso viola, porpora, rosso, oro e nero. Questi lavori assumono, sulle pareti, il ruolo di realtà installative e di punti focali entro cui affondare lo sguardo senza perdersi. I Reticoli devono essere visti, in proiezione, come virtuali porzioni di muro assunti al ruolo di opere grazie al minimo intervento grafico sufficiente a differenziarli dal loro contesto: segni semplici e lineari, in lievissima scansione di tono dal fondo, intessuti in una maglia a scacchiera apparentemente irregolare. Le Fughe prospettiche e le Pagine sono opere realizzate sia su tavola, quindi stabilmente collocate a parete, che su fogli sovrapposti lasciati fluttuare liberamente: le loro superfici sono percorse da sciami di linee verticali policrome (le linee e le loro ombre in un dialogo serrato) come si trattasse della rappresentazione di uno sguardo curioso, obliquo e mobile, ma soprattutto astratto (o capace di astrarre), sulle cose del mondo. Sono tutte opere che interagiscono attivamente con i muri della galleria costituendosi come punti focali, o luoghi di attenzione, capaci di modificare la percezione e la fruizione dello spazio messa in atto dall’osservatore. Lo sguardo è indotto a compiere un percorso visivo che si dipana in un tempo sospeso che diventa, tra forme primarie e colori essenziali, il proprio personale “tempo atteso”.
La mostra "Fabrizio Parachini - Il tempo atteso" è patrocinata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Borgomanero.
SINTESI BIOGRAFICA
Fabrizio Parachini nasce a Novara e si laurea in medicina e chirurgia a Torino. Esercita come medico per un decennio e contemporaneamente studia e approfondisce le teorie e le poetiche dell’arte astratta. Nel 1995 realizza la prima mostra personale e nel 1996, abbandonata la professione medica, si dedica completamente all’attività di operatore artistico (pittore, teorico e didatta) collocandosi nell’ambito non-oggettivo di radice neo-costruttivista e minimalista. Nel 1996 e 1997 espone presso lo Studio Toni de Rossi di Verona e inizia la collaborazione con il Centro Internazionale d’Arte Contemporanea “Arte Struktura” di Milano. Nel 1998 e 2000 due mostre personali, preso la Werner Heyndrickx Gallery di Pallanza e lo Spazio Cesare da Sesto di Sesto Calende, focalizzano e delineano i temi della sua ricerca. Il “catalogo-libro d’artista” (con “note a margine” di Alberto Veca) edito per l’occasione, si costituisce come strumento-guida per avvicinarsi al suo lavoro e all’idea di spazio che esso propone, ovvero una entità che il “vedente” costruisce nella propria mente, e percepisce, facendo dialogare le opere pittoriche (trittici, dittici e unici di piccole dimensioni e monocromati) con le pareti e il luogo che le accoglie (non lo spazio usato per “fare” l’opera ma un’idea di spazio “prodotta” dall’opera).
Nel 2002 personale presso la Galleria Arte Struktura e presentazione al Centro San Fedele, ambedue di Milano, del proprio libro “Intorno al quadrato” (prefazione di Edoardo Landi, postfazione di Alberto Veca): il volume “raccontando” il percorso teorico-formativo dell’artista, vuole presentare il quadrato non come una semplice e scontata figura geometrica ma come una vera e propria “struttura” di tipo linguistico fatta di relazioni e articolazioni tra forme e concetti. Da segnalare, tra le altre, le successive personali alla Galleria Spriano di Omegna (2003), Collegio Cairoli dell’Università di Pavia (2004), Triangolo nero di Alessandria (2006); l’ampia retrospettiva alla Galleria Biffi Arte Moderna e Contemporanea di Piacenza (2010) e quella a Palazzo Parasi a Cannobio (2019) oltre a quelle realizzate con Theca Gallery di Milano. Un accenno ad alcune rassegne a cui l’artista ha partecipato: Uso del quadrato-Intorno al quadrato (Milano, 2002), Italien neue Positionen der konkreten Kunst presso la Galerie des Kultur Forum - Konkrete Kunst Museum di Erfurt (Germania, 2002), Lo spirito del novecento (Novara-Orta, 2003), Vedo nero (Pavia 2004), le varie edizioni di Leggere non leggere (Milano, dal 2006 in avanti), In Cartis (Roma, 2007 e Latina, 2009), L’arte costruisce il mondo (Mumbai – India - Punita Hacienda Gallery, 2009), 3° Triennale internazionale d’incisione città di Chieri (Chieri nel 2008 e Castello di Zamek Ksiaz e Varsavia nel 2009), Collezione 7 x 11. La poesia degli artisti (mostra itinerante). È da segnalare la partecipazione nel 2012 a BAU NOVE. Contenitore di cultura contemporanea esposto alla Fondazione Berardelli di Brescia e presentato anche presso la GAMC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lorenzo Viani” Viareggio, il Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, il Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, Genova, la galleria d’arte contemporanea Magazzino 1B di Prato e la Libreria Fandango di Roma.
Nel 2002 intraprende l’attività di curatore e dal 2003 di consulente artistico per la Fondazione Achille Marazza di Borgomanero (l’attività di consulente e curatore svolta per questa istituzione è stata oggetto di tesi di laurea discussa presso l’Università Amedeo Avogadro). Ha curato personali tra gli altri di Kengiro Azuma, Enrico Della Torre, Jorge Eielson, Sandro De Alexandris, Carol Rama, Rodolfo Aricò, Antonio Calderara, Mario Surbone, Marcello Morandini, Giorgio Griffa, Angelo Bozzola e varie collettive tematiche. Nel 2005 ha curato la mostra Il Filtro dell’immagine focalizzando e teorizzando l’idea conduttrice poi sviluppata nella grande mostra al PalaFuksas di Torino dell’estate 2007 (Sguardo consapevole. Il filtro dell’immagine a cura di Francesco Poli e Anna D’Agostino) a cui ha partecipato come artista. È autore di testi per alcuni protagonisti dell’Arte Povera come Gilberto Zorio e Luigi Mainolfi e per volumi d’arte, di fotografia e di design (“Valle di Susa”, “GreenBook 2011”); è docente d’Accademia di “Teoria della percezione visiva”, “Cromatologia” e “Storia dell’arte contemporanea”. Nel 2013 e 2015 è relatore alle “Settimane del Cervello” (celebrazione internazionale) con interventi sul tema dei rapporti tra arte e cervello. Nel 2016 è stato visiting professor presso l’Hainan Normal University di Haikou e la Southeast University di Nanning in Cina. Nel 2018 è stato Visiting Professor presso la Taiyuan University di Taiyuan in Cina. Nel 2022 a seguito della mostra Fabrizio Parachini, Luca Scarabelli - Visibili Utopie tenutasi nell’ambito di FilosofArti presso la Fondazione Bandera per l’Arte (Busto Arsizio), ha pubblicato il volume “I colori dell’utopia”. Negli ultimi anni la ricerca espressiva è diventata particolarmente attenta alle relazioni ambientali, agli sviluppi installativi e alla loro lettura e documentazione attraverso il medium fotografico. Le attività di artista, di docente d’Accademia e di curatore continuano tutt’ora parallelamente.