Fabrizio Roccatello – La magia dell’occhio
Le opere, che a prima vista paiono giocose, a un secondo sguardo svelano e trasmettono le inquietudini che abitano l’artista. Sono sculture schiettamente policrome, levigate con maestria.
Comunicato stampa
Ex restauratore, vive a Rivoli in uno stretto legame con il centro della piccola cittadina, un luogo
che non lascia mai, salvo rarissime occasioni..
Le opere, che a prima vista paiono giocose, a un secondo sguardo svelano e trasmettono le
inquietudini che abitano l’artista. Sono sculture schiettamente policrome, levigate con maestria,
che sembrano ispirate in parte alla cultura pop, al design del Novecento, e nello stesso tempo
dotate di un linguaggio visivo simbolico che fa pensare al neo-surrealismo, ma con qualche tocco
di noir.
Sono opere, marchingegni, che invitano a pensare e si offrono all’interazione sia mediante
dispositivi meccanici – che condizionano, intenzionalmente, la postura di chi agisce – sia attraverso messaggi provocatori fatti di chiodi acuminati, di sguardi indagatori, provenienti da oggetti, bambole e bambolotti amputati, a denuncia delle privazioni imposte dalle attuali generazioni a quelle del futuro. Le opere sono cariche di messaggi critici sul comportamento umano.
Fabrizio Roccatello lavora artigianalmente con i mezzi e i modi tradizionali dettati dal sapere antico del restauratore professionista: “Le mie sculture sono composte da diverse essenze: legni nobili e poveri. Il noce, il ciliegio, il pero e il mogano sono considerati essenze di pregio per le loro
venature e la loro grana compatta; il faggio, il castagno, il rovere, il pioppo, il pino e l’abete sono
poveri perché resinosi, teneri e di grana grossolana”.
Particolarmente significativo è il simbolo dell’occhio come “astanza”, presenza immediata non
significante, proprio perché affogata dalla sua ineffabile evidenza di essere occhio in quanto
occhio. E nella sospensione dell’esistenza di quell’occhio proprio lì, in quel punto, sta la sua magia.
Roccatello racconta di un vecchio restauratore di bambole che un paio di anni fa gli ha ceduto una cinquantina di bulbi vitrei di varie dimensioni e colori: bellissimi e portatori di un messaggio
predittivo perché di lì a poco Fabrizio si è ammalato fino a perdere la vista da un occhio.
Mostra nell’ambito del progetto Panopticon a cura di Forme in bilico APS con Gliacrobati, Fermata d’autobus Onlus, Artenne, Accademia di Belle Arti di Torino, Dipartimenti educazione di
GAM/Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Dipartimento di Design e Architettura del Politecnico di Torino, Sistema Museale di
Ateneo dell’Università degli Studi di Torino, Tactile Vision Onlus.
Con il sostegno della Città di Torino e di Fondazione CRT.