Facetas ocultas
Questa storia della fotografia cilena degli ultimi 40 anni è l’immagine stessa della società che descrive, una spaccatura prima di tutto.
Comunicato stampa
Il prossimo 1 dicembre, alle ore 18.00, l’Ambasciata del Cile in Italia, con la collaborazione dell’Instituto Cervantes di Roma, inaugura la mostra di fotografia contemporanea “Facetas ocultas” (Fotografia cilena 1980 - 2015), con opere dei fotografi cileni Zaida Gonzales, Claudio Pérez, Luis Navarro, Alvaro Hoppe, Alejandro Hoppe e Eleonora Vicuña.
Questa storia della fotografia cilena degli ultimi 40 anni è l’immagine stessa della società che descrive, una spaccatura prima di tutto.
A cura di Daniela Montecinos (cilena) e Patrice Loubon (francese), questa mostra si realizza grazie al supporto concesso dal Concorso Dirac 2016 del Ministero degli Affari Esteri del Cile e la collaborazione della Galleria NegPos di Nîmes in Francia.
Facetas ocultas riunisce tre generazioni di fotografi cileni e si concentra su questo aspetto del loro lavoro, un tentativo di sollevare il velo dagli angoli oscuri di un Cile dimenticato, irrimediabilmente umano.
Se gli sguardi di alcuni di loro sono nati sotto la dittatura, nelle strade, nel cuore della battaglia che si svolgeva, altri sono caratterizzati dall’interesse per i gruppi emarginati della società cilena. L’insieme forma, senza dubbio, una poesia urbana “radiante” della fine del XX secolo e dell’inizio del XXI. Ognuno di questi fotografi si avvale dell’esperienza del suo rapporto con il paese, del suo territorio umano, dei suoi contrasti, della sua storia. Tutti vanno alla ricerca di ciò che non è più visibile. Come se il proibito, la distanza, l’evanescenza dell’invisibile rimanesse sempre una ricerca.
Questi sono i “Lati occulti”: quelli che non oseremmo mai cercare…
Parabola di un tempo che sembrerebbe avanzare, con le epoche spalla a spalla mettendo i fotografi faccia a faccia e con lo sguardo rivolto verso la società. La memoria è una fonte per il futuro? Un cosa è certa: come in ogni opera d’arte, il coinvolgimento e la ricerca sono un paradigma. Il loro impegno in questa ricerca, in cui a volte hanno rischiato la vita, è il loro primo motore.