Fare notte
Mostra collettiva.
Comunicato stampa
Giovedì 28 settembre 2023, alle ore 18:00, si inaugura la mostra Fare notte a cura di Roberto Lacarbonara, con le opere degli artisti Gianni Caravaggio, Maria Lai, Alessandro Piangiamore, Michele Alberto Sereni, Ennio Tamburi e Oscar Turco, nello spazio espositivo ETworks Studio in via dei Marsi 41 a Roma.
La collettiva si sviluppa a partire dall’opera Stella del 2010 di Ennio Tamburi (Jesi, 1936 – Roma, 2018), uno dei numerosi cieli notturni e stellati che l’artista marchigiano dipinge negli ultimi anni della propria esistenza, accorpando migliaia di puntini minutissimi su grandi carte indiane.
Avviando un ciclo di lavori dedicati al tema dell’oscurità – in cui l’artista elabora una proposta pittorica in grado di conciliare l’assoluta, indefinita apertura dello spazio di rappresentazione con la natura geometrica e rigorosa della forma – quest’opera alimenta la relazione tra una concezione primaria, misteriosa e caotica del cosmo, e una ordinata, pensabile in termini di linguaggio e architettura.
Gli artisti invitati, chiamati a dialogare con l’opera di Tamburi, intendono la superficie come occasione di perlustrazione dello spazio cosmico abissale, rintracciando in esso i segni, le tracce, i simboli del nostro rapporto con l’ignoto, da sempre oggetto della ricerca estetica e scientifica.
Attraverso il ricorso alle tecniche calcografiche della linoleografia e del monotipo, Alessandro Piangiamore (Enna, 1976) compone i suoi cieli stellati popolati da piume di uccello: segni minutissimi e presenze effimere, come bagliori che fendono lo spazio di una campitura compatta, remota, una stoffa universale su cui aleggiano atomi di luce.
Michele Alberto Sereni (Pesaro, 1958), fotografo, presenta le sue Dinamiche apparenti, trame oscure attraversate da punti luminosi che, a distanza ravvicinata, mostrano la propria genesi sorprendente: le stampe a contatto sono ottenute a partire da pellicole distese sul parabrezza dell’automobile su cui insetti, moscerini, qualche piuma, resine di piante e deiezioni di volatili compongono una costellazione di punti e macchie disposte sopra un vetro.
Dalla sovrapposizione di carte lacerate e dall’impiego di pastelli d’argento, emerge il paesaggio notturno di Gianni Caravaggio (Rocca San Giovanni, 1968), Abisso, un ambiguo quasi-cielo/quasi-mare, uno scenario immerso nel buio, dove sono appena percettibili le forme e i profili di un rilievo, mentre una pioggia di luce pulviscolare fa brillare timidi riflessi.
Sotto una scia dorata – una cometa reinventata con l’impiego di una spiga di grano – Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013) lascia che l’oscurità sia spazio di una peregrinazione solitaria e onirica, tra la polvere del cielo e quella di una terra calpestata da figure filiformi, piccoli pupazzi / pastorelli modellati come arcaici bronzetti nuragici.
Sembra invece fuoriuscire dalla notte il breve annuncio, enigmatico e perentorio, che Oscar Turco (Buenos Aires, 1949) affida alla carta per mezzo di una stampa a inchiostro, recitando le parole “L’Alba dura poco”. Così l’artista sofferma l’attimo di una esile e improvvisa comparsa, quella della vita, della nascita, del primo raggio di sole al principio del giorno. Istante breve che fa essere le cose, liberandole dall’abisso dell’ignoto per consegnarle alla chiarezza della conoscenza e della visione.