Fathi Hassan – Creature di sabbia
L’installazione dell’artista ripercorre la sua ricerca, basata spesso sull’ossessione e la ripetitività. Un tema, una forma (per esempio il vaso, oppure la palma o ancora uno scarno orizzonte sahariano) possono essere oggetto di lunghe indagini, articolate in cospicue serie di opere.
Comunicato stampa
L’installazione dell’artista ripercorre la sua ricerca, basata spesso sull’ossessione e la ripetitività. Un tema, una forma (per esempio il vaso, oppure la palma o ancora uno scarno orizzonte sahariano) possono essere oggetto di lunghe indagini, articolate in cospicue serie di opere. Le linee, le inquadrature i tratti, i tocchi di fino si ripetono da un pezzo all’altro e sono proprio le minime variazioni, gli scarti più o meno impercettibili, a dare un senso al lavoro, a dare vita a un racconto fatto solo di silenzi e momenti di pausa.
Fathi Hassan non si accontenta di raccontare l’Africa, non si limita a illustrare i costumi e le forme della sua terra. Il desiderio di palpare e rimodellare le sabbie del deserto, la voglia di catalogare gli uomini e gli animali del Sahara, la frenesia di ridurre i paesaggi aridi e assolati a un segno o a un simbolo, a un’icona, svelano come l’artista cerchi invece, sempre, di comprendere, riassumere, interpretare il cuore fascinoso e pulsante del continente.
Spesso monocromi, a volte giocati su contrasti tutt’altro che forti, sovente disegnati da grumi di sabbia e materia, i lavori di Hassan non possono essere soltanto osservati. In realtà, per assaporarli davvero bisogna toccarli, sentirne la strana consistenza. E’ necessario sfiorarli per capire quanto siano sottili, in ogni senso: hanno infatti linee morbide e carezzevoli ma, insieme, un corpo graffiante e duro, che ricorda i monili berberi. In pratica, oggetti dolci da vedere ma aggressivi nel significato d’appartenenza, nell’orgoglio della stirpe: come le sabbie del tempo.
Stare su una gamba sola,
roba d'acrobata.
Mentre il gabbiano non pensa
l'uono conta i suoi passi.
Fathi Hassan
tratto dal Pensiero disordinato,2005