Fatima Bianchi / Nicola Lorini – Taiyr
TAIYR è il “ritorno a casa” dal viaggio compiuto dai due artisti, il curatore Davide Giannella lo definisce “un luogo in cui fermarsi e poter raccogliere ricordi e osservazioni, una piattaforma calma e regolare entro la quale inquadrare e riordinare esperienze ed idee.”
Comunicato stampa
Inaugura sabato 5 novembre, alle ore 18, presso San Pietro in Atrio (via Odescalchi, Como, fino al 27 novembre), TAIYR, mostra a cura di Davide Giannella in cui si presentano i lavori che gli artisti Fatima Bianchi e Nicola Lorini hanno realizzato nel corso di una residenza svolta in parallelo a Nablus in Palestina. Il progetto, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como nell’ambito del gemellaggio con la città palestinese, parte dal percorso personale degli artisti, entrambi di origini comasche ma cosmopoliti nella loro formazione e ricerca, per ampliare lo sguardo su un’idea di nomadismo come chiave di lettura per vivere e interpretare la complessità contemporanea, dal punto di vista identitario, culturale, fino ad arrivare alle grandi questioni sociali e politiche dei nostri giorni.
TAIYR è il “ritorno a casa” dal viaggio compiuto dai due artisti, il curatore Davide Giannella lo definisce “un luogo in cui fermarsi e poter raccogliere ricordi e osservazioni, una piattaforma calma e regolare entro la quale inquadrare e riordinare esperienze ed idee.”
Il progetto di Fatima Bianchi parte da questioni di carattere personale per ampliarsi a considerazioni di respiro sempre più ampio sul senso del nome proprio come marchio esistenziale, come elemento identitario e di rappresentazione dell’individuo nei confronti del mondo esterno, un vestito cucito addosso e nel quale si cresce attraverso un costante lavorio di adattamento.
La ricerca delle origini e dei significati più profondi del nome Fatima, la spinge ad entrare in relazione con persone che portano il suo stesso nome lungo un peregrinare che parte da Como (luogo di origine dell’artista) la porta prima a Marsiglia (crocevia elettivo di etnie e culture del bacino mediterraneo), poi a Nablus sino a giungere a Fatima (la città portoghese celebre nella cultura cattolica per la presunta apparizione delle Vergine). In questo suo personale itinerario Fatima Bianchi diviene collezionista e indagatrice di storie che da personali si rendono collettive, perché adagiate sul terreno di antiche tradizioni e narrazioni. I racconti e le esperienze che raccoglie si intrecciano e sovrappongono rendendo sempre più labili differenze umane e distanze culturali, sono lo specchio ricco di sfaccettature di valori che accomunano la figura della donna ad ogni latitudine ed in ogni tempo. Questa indagine è a monte del lavoro filmico che Fatima Bianchi presenta all’interno di TAIYR: come nella realtà vissuta dall’artista, la narrazione crea continuità e rimandi tra persone, rifrazioni e tensioni tra credenze e luoghi in un unico flusso audiovisivo incentrato sull’indagine dell’altro, una ricerca potenzialmente infinita.
Le suggestioni dettate dalla memoria e le ricadute sulla nostra percezione della storia e del reale sono alla base del lavoro di Nicola Lorini. La questione identitaria e il senso di verità oggettiva sono sin da subito messi in discussione in favore di uno sguardo proprio sulle cose e sul vissuto o anche solo semplicemente percepite marginalmente. Incontrare, assorbire, filtrare il racconto altrui per formularlo secondo una propria visione e capacità di articolazione. Un’archeologia delle informazioni e della conoscenza sempre più parcellizzata e fragile, soggettivizzata e contemporaneamente resa assoluta, viene mutuata dal mondo digitale per riconsiderare quello reale. Come l’Hakawati - il cantastorie delle regioni mediorientali- intreccia storia e immagini poetiche, verità e finzione. Un racconto ripartito e organizzato su due piani: a parete, con i quadri di tessuto Jaquard realizzati seguendo la partitura musicale di due brani di Um Kulthum (considerata negli anni ‘30 e ‘40 la Callas mediorientale) e volti a creare dei ponti tra la cultura tessile comasca e quella palestinese. A terra, attraverso la realizzazione di un paesaggio parziale e fuori scala, in cui ad essere descritto e reinterpretato è il rapporto tra architettura e poesia, funzionalità e retaggi umani.
Il punto in cui questi due percorsi paralleli si ricongiungono è un grande tavolo posto al centro di San Pietro in Atrio: qui i rispettivi “diari di viaggio” entrano in relazione facendo emergere, nelle diversità espressive che contraddistinguono i due artisti, un comune intendere il loro ruolo, in una incessante indagine della realtà contemporanea.
Fatima Bianchi e Nicola Lorini incontreranno il pubblico in una visita guidata insieme al curatore Davide Giannella nel pomeriggio di venerdì 11 novembre 2016.
TAIYR
Fatima Bianchi | Nicola Lorini
A cura di Davide Giannella
Opening sabato 5 novembre 2016, ore 18
Preview stampa sabato 5 novembre 2016, ore 11
Fino al 27 novembre 2016
San Pietro in Atrio
Via Odescalchi, Como
Martedì – Domenica, 14,30 – 18,30
Info Assessorato alla Cultura Comune di Como
t. 031 252451 | [email protected]
visitcomo.eu
Ufficio stampa Maddalena Bonicelli | [email protected] | +39 335 6857707
Fatima Bianchi (Como, 1981) è un'artista visuale e regista di documentari di creazione. Vive e lavora tra Milano e Marsiglia. Compie i suoi studi alla Nuova Accademia di Belle Arti a Milano intraprendendo un percorso trasversale nel campo delle arti visive.
La sua ricerca utilizza il mezzo del video, attraverso il documentario e l’installazione video.
Dal 2006, i suoi lavori sono stati esposti in numerosi festival cinematografici e spazi dell’arte tra cui Vision du Réel, OpenCity Documentary, Cinema Vérité Tehran, FilmmakerFestival (con il film Tyndall vince il Primo Premio Prospettive 2014), la Fondazione Merz di Torino, Premio Fabbri, Casa Testori, Spazio Forma, la Triennale di Milano.
Arriva seconda finalista al Premio Sky Arte 2015. Con il suo ultimo cortometraggio Notturno, viene selezionata alla 73ma Mostra del Cinema di Venezia, Settimana Internazionale della Critica.
Insegna dal 2010 ad oggi montaggio multimediale al Master Photography and Visual Design della Naba a Milano. Ha curato con Careof / Exposed Project il laboratorio di ricerca Sinfonie Urbane.
Nicola Lorini (Como, 1990) è un artista visivo la cui ricerca gravita tra scultura, fotografia e video. Vive e lavora tra Londra e Como. Compie i suoi studi al Politecnico di Milano, alla Utrecht School of the Arts e al Central Saint Martins College of Art and Design di Londra dove, vincitore della Hackmey Family Scholarship, si laurea nel 2016. Interessato all’opera intesa come dispositivo poetico, la sua ricerca attuale si dedica ad investigare la condizione di empatia tra oggetti ed immagini, in relazione alla nozione di esplorazione nell’era “post”- digitale. Nel 2015 prende parte a Complex Topography, un progetto di residenza a Tokyo e Takamatsu, in cui insieme all’artista giapponese Tatsuhiko Togashi sviluppa un lavoro incentrato sulla struttura significativa del giardino nella cultura Giapponese e Rinascimentale.
Alcune mostre recenti includono Remember Nature curata da Serpentine Gallery e Gustav Metzger (CSM, UK), CONFLUX (The Electrician Shop, UK), Complex Topography (Ritsurin Garden, JP), Self Control (Punctum Gallery, UK), Distributed Monuments (Geddes Gallery, UK), Seminal Bricolage (Foothold, IT).
Da ottobre 2016 un suo lavoro è parte di una mostra virtuale all’ Institute of Contemporary Arts di Londra. Nel 2016 è finalista del Red Mansion Art Prize e dell’ Hellen Scott Studio Award. Dal 2015 è coinvolto in un progetto di ricerca al Central Saint Martins College of Art di Londra che, unendo archeologi, designer ed artisti, punta ad investigare in un un dualismo pratico-speculativo condizioni di ibridazione tra archeologia e pratiche artistiche contemporanee.