Fausto Melotti
Le opere in mostra testimoniano, attraverso un percorso che copre quasi un cinquantennio, i rapporti dell’Artista con la Città eterna.
Comunicato stampa
Sabato 15 luglio 2017, alle ore 21, alla Fondazione Tito Balestra nel Castello Malatestiano di Longiano, si inaugura la mostra dedicata a “Fausto Melotti (Rovereto 1901 - Milano 1986) e Roma”.
La mostra, realizzata con la collaborazione del MIG. Museo Internazionale della Grafica di Castronuovo Sant’Andrea (PZ), comprende 5 sculture dal 1962 al 1984, 6 ceramiche degli anni 1951 e 1952, 43 opere su carta (acquarelli e tempere) dal 1937 al 1985 e 69 opere grafiche (acqueforti e litografie) datate 1973-1982.
Le opere in mostra testimoniano, attraverso un percorso che copre quasi un cinquantennio, i rapporti dell’Artista con la Città eterna, infatti: “A Roma – scrive Appella – si consolida l’amicizia con Persico e Bardi, si fissano i primi contatti con de Chirico e de Pisis, si pongono le basi della decisa opposizione, poi portata avanti da “Il Milione”, alla cultura ufficiale rappresentata dal “Novecento” della Sarfatti, la difesa della musica pura e dei suoi musicisti Casella e Malipiero prima, Petrassi poi, la futura collaborazione a “Quadrante” (1933)”. Negli anni a venire, il trasferimento definitivo a Roma, e il contatto più diretto e continuo con l’antico, coincide con il periodo più bello della vita di Lina e Fausto Melotti, intramezzato, tra il 1976 e il 1983, dalle grandi mostre alle Scuderie della Pilotta di Parma (1976), al Castello del Buonconsiglio di Trento (1977), al Palazzo Reale di Milano (1979), al Forte del Belvedere di Firenze (1981), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (1983), e nel 1985 dalla Presidenza dell'Accademia Nazionale di San Luca.
Punto di riferimento è L’Arco. Studio Internazionale d’Arte Grafica, in via Mario de’ Fiori 39/a, al centro tra la sua casa e il suo studio, dal 1970 spazio di incontro per scrittori, artisti, stampatori ed editori di grafica di tutto il mondo, e, dal 1980, sede redazionale delle Edizioni della Cometa.
Qui Melotti ritrova gli amici di una vita, gli scrittori persi di vista e quelli che avrebbe voluto conoscere, Vanni Scheiwiller spessissimo a Roma per motivi di lavoro. Soprattutto, gli fanno corona quelli del gruppo “Forma 1” (Accardi, Consagra, Dorazio, Perilli, Sanfilippo, Turcato) che nel 1947 non sapevano neppure chi fosse, gli amici appena arrivati da Parigi o da New York, gli scrittori di rilievo, i giovani artisti, più generazioni messe insieme: Fazzini, Maccari, Sinisgalli, De Libero, Toti Scialoja e Gabriella Drudi, Carla Lonzi e Marisa Volpi, Lorenza Trucchi, Savelli e Gentilini, Mezio, Tito e Anna Balestra, Gatto, Rotella, Zavattini, Andrea e Pietro Cascella, Mario Nigro, Santomaso, Dadamaino, Stefano D’Arrigo, Memo e Puci Petroni, Gaio Fratini, Penna, Pirro, Sacripante, Sonego, Vivaldi, Franchina, Bonuglia, Bernari, Guerra, Assadour, Jorn, Appel, Bradley, Clavé, Jim Dine, Pierre Lecuire, Piza, Murilo Mendes, Music, Sciascia, Calvino, Ortega, Attilio Bertolucci, Strazza, Messagier, Bram Van Velde, Henry Goetz, Ronald Searle, Lorenzetti, Nunzio, Tirelli. Si potrebbe continuare ma è sufficiente per dare un’idea di cosa si muovesse a Roma, intorno a Melotti, in quegli anni, e come Roma fosse totalmente diversa da quella che Flaiano aveva chiamato capitale dell’apatia e dell’indifferenza”.
NOTIZIA
Fausto Melotti nasce a Rovereto (Trento) l’8 giugno 1901. Nel 1918 si iscrive alla facoltà di Fisica e Matematica dell’Università di Pisa, corso di studi che proseguirà al Politecnico di Milano, dove nel 1924 si laurea in ingegneria elettrotecnica. In questi anni consegue il diploma di pianoforte e intraprende lo studio della scultura a Torino, presso lo scultore Pietro Canonica. Nel 1928 si iscrive all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio. Nel 1932 accetta l’incarico da parte della Scuola artigianale di Cantù per un corso di plastica moderna.
Nel 1935 viene pubblicato “Kn” di Carlo Belli, cugino di Fausto Melotti. Questo testo, che viene definito da Kandinskij “ il Vangelo dell’arte astratta”, costituisce l’elaborazione teorica delle sperimentazioni degli artisti astratti che insieme a Belli e a Melotti, si confrontavano al Bar Craya di Milano. Nel 1935 infatti aderisce al movimento “Abstraction-Création”, fondato a Parigi nel 1931 da Van Doesburg, Seuphor, Vantongerloo con lo scopo di promuovere e diffondere l’opera degli artisti non figurativi. Nello stesso anno insieme al gruppo degli astrattisti milanesi partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paolucci a Torino ed espone a Milano alla galleria del Milione in una sua personale sculture di ispirazione rigorosamente contrappuntistica.
La sua prima esposizione non ha riscontro in Italia, ma riceve attenzione in Francia grazie a Léonce Rosenberg e in Svizzera dove nel 1937 consegue il Premio internazionale La Sarraz. Nello stesso anno, in occasione della VI Triennale di Milano, crea per la Sala della Coerenza disegnata dallo studio B.B.P.R.(Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) un’opera-chiave, la Costante Uomo. Dodici sculture scandiscono ritmicamente lo spazio in un progetto che armonizza colore, parola e piani, in una compiuta installazione ambientale. Dal 1941 al 1943 vive a Roma, dove partecipa al progetto di Figini e Pollini per il Palazzo delle Forze armate e nel frattempo realizza disegni, dipinti e compone poesie che con il titolo “Il triste Minotauro” saranno pubblicate da Giovanni Scheiwiller nel 1944. Nel dopoguerra si dedica alla ceramica e raggiunge, attraverso una tecnica raffinatissima, un’altissima qualità riconosciuta dai numerosi premi ricevuti tra i quali il Gran Premio della Triennale nel 1951, dalla medaglia d’oro di Praga e da quella di Monaco di Baviera. Si approfondisce in questo periodo un profondo legame professionale e umano con Giò Ponti con il quale collabora in due grandi progetti per la Villa Planchart a Caracas (1956) e la Villa Nemazee a Teheran (1960). Nel 1967 espone alla Galleria Toninelli di Milano numerose sculture di nuova ispirazione. Da qui ha inizio una serie di mostre in Italia e all’estero che lo porterà rapidamente al successo e permetterà al pubblico di conoscere la sua attività poliedrica: dalle sculture ai bassorilievi, dai teatrini alle opere su carta, alle ceramiche. Nel 1974 Adelphi pubblica una raccolta di scritti e poesie intitolata “Linee “che vince il Premio Diano Marina nel 1975. Nel 1979 viene presentata a Palazzo Reale a Milano una mostra personale antologica e nel 1981 Firenze gli dedica una grande retrospettiva al Forte Belvedere.
Firenze, Roma, Venezia ma anche New York, Londra, Zurigo, Francoforte e Parigi gli dedicano ampie mostre personali e collettive. Melotti muore a Milano il 22 giugno 1986 e nello stesso mese la 42° Biennale di Arti Visive di Venezia gli conferisce il Leone d’oro alla memoria.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo con un saggio del curatore, le immagini di una selezione delle opere esposte, e una notizia biografica.