Federica Di Carlo – Waves

Informazioni Evento

Luogo
FOURTEEN ARTELLARO
piazza Figoli 14 , Tellaro, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
29/07/2017
Artisti
Federica di Carlo
Curatori
Emanuele Riccomi
Generi
arte contemporanea, personale

La ricerca della giovane artista romana è incentrata sull’indagine degli equilibri che regolano il funzionamento del mondo e la sua armonia, spesso minacciata dall’intervento miope dell’uomo.

Comunicato stampa

Il 29 luglio, all'interno di Eppur si muove, la rassegna ideata da Gino D'Ugo per la seconda stagione espositiva di FourteenArTellaro, inaugura Waves, la mostra di Federica Di Carloa cura di Emanuele Riccomi.
La ricerca della giovane artista romana è incentrata sull'indagine degli equilibri che regolano il funzionamento del mondo e la sua armonia, spesso minacciata dall'intervento miope dell'uomo. Questa sempre più diffusa attitudine umana, secondo Di Carlo, nasce dal progressivo allontanamento dell'essere umano dalla natura, un percorso che ha creato un distacco così profondo da averlo quasi portato a dimenticare di esserne parte.
Il grande interesse dell'artista nei confronti della fisica nasce proprio da questa consapevolezza. Di Carlo ci invita a tornare all'etimologia della parola greca da cui essa deriva: φύσις (Physis), natura appunto.
In questa riflessione un ruolo fondamentale è svolto dalla luce, un elemento che, pur non avendo una propria corporeità, esiste, illumina, svela, delinea le forme, rende manifesti i colori, ci permette di guardare, comprendere e interpretare il mondo che ci circonda. La luce può essere percepita in forme diverse tra cui l'arcobaleno, il fenomeno atmosferico che l'artista studia da tempo e che ritiene importante osservare e monitorare in quanto possibile indicatore di salute della nostra atmosfera e del nostro pianeta. Questo fenomeno è il protagonista di Waves.
L'installazione proposta per FourteenArTellaro, inserisce questo particolare filone di ricerca dell'artista nella specificità del contesto in cui si trova lo spazio espositivo e la pone in dialogo con il mare che lo circonda, traendo ispirazione dalle boe galleggianti luminose che vengono poste in mare per segnalare un pericolo. Di Carlo si appropria del segnale di luce intermittente e utilizza la riconoscibilità immediata del suo sistema di comunicazione per invitarci a riflettere su emergenze concrete e incalzanti come il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale alle quali le politiche dei governi più influenti sembrano mostrare un criminale disinteresse.
Unendo in un oggetto le onde del mare e della luce, l'artista realizza un dispositivo in grado di sovvertire il messaggio salvifico e di riscatto di cui l'arcobaleno è tradizionalmente portatore. Il fenomeno atmosferico non è qui inteso come un miracolo da ammirare o come simbolo di una nuova alleanza tra Dio e gli uomini, né come sentiero che collega la terra con l'aldilà; non c'è una pentola piena d'oro alla fine del suo arco. Non chiede di essere ammirato o contemplato e la sua visione non suscita nello spettatore un senso di pacata tranquillità o di serena fascinazione. La proiezione luminosa, con i suoi intervalli di buio, altre a ricordare il lampeggiare di un allarme, ci pone davanti alla possibilità che l'arcobaleno possa non esistere più, mostrandoci l'alternarsi della sua presenza e assenza. Di Carlo ci invita dunque a pensare l'arcobaleno come manifestazione visibile della fragilità dell'equilibrio in cui si trovano il pianeta e le nostre esistenze, invitandoci a comprendere che abbiamo raggiunto il limite massimo di sfruttamento e inquinamento.
Passato quel confine, non sarà più possibile tornare indietro.