Federica Marangoni – Metamorfosi di una visione
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Un’installazione di Federica Marangoni, figura storica della light art, a cura di Eli Sassoli de’ Bianchi ed Olivia Spatola.
Comunicato stampa
In occasione di Arte Fiera 2025, Palazzo Bevilacqua Ariosti ospiterà “Metamorfosi di una visione”, un’installazione di Federica Marangoni, figura storica della light art, a cura di Eli Sassoli de’ Bianchi ed Olivia Spatola.
L’artista veneziana, conosciuta per la sua capacità di fondere vetro e luce, ha trasformato questi elementi in simboli del tempo, della memoria e del fluire della vita; Federica Marangoni porta nel DNA la passione per il vetro, che vede in Murano la punta di diamante di un sapere antico che ad oggi non ha smesso di rinnovarsi in innumerevoli sviluppi, sia artistici che tecnici. La rifrazione della luce sull’acqua della laguna e particolari tramonti in cui l’atmosfera riverbera i colori negli infiniti riflessi, è stata ispirazione per artisti di innumerevoli generazioni e così pure per Federica Marangoni. Un’arte evolutiva che dalla tradizione veneziana porta ad una innovazione e ad unlinguaggio universale.
Nel cortile del quattrocentesco Palazzo Bevilacqua Ariosti di Bologna, dove al suo interno la controriforma si riunì in uno dei suoi Concili, viene creato un incanto visivo in cui tecnologia e innovazione concorrono a ricreare un fenomeno della natura, quello della rifrazione della luce nell’acqua e delle sue vaporizzazioni che generano l’arcobaleno.
L’opera, una “cascata” di luce LED che scende dal primo piano della loggia fino a terra, evoca, metaforicamente, uno sgocciolamento di luce. Questa caduta luminosa genera infatti proiezioni a guisa di cerchi concentrici, simili a quellicreati dal movimento dell’acqua.
La simbologia legata all’arcobaleno richiama alla mente anzitutto il concetto di trasformazione; le piccole gocce di pioggia nell’aria funzionano infatti come prismi naturali, la radiazione solare attraversandole si piega e si divide nei colori dell’arcobaleno: rosso, arancione, giallo verde, blu, indaco e viola.
Ogni cosa, attraversata dalla luce si trasforma e così pure il cortile della storica dimora si attiva di rinnovata energia.
Questa sinergia di elementi luminosi invita lo spettatore ad un’esperienza immersiva e contemplativa, suggerendo un dialogo profondo tra materia ed energia, tra tradizione e innovazione, nel segno della sostenibilità.
Federica Marangoni, pioniera nell’utilizzo di nuove tecnologie, maestra nella gestione di tecniche multimediali, restituisce una visione onirica di estrema suggestione, atta a rispettare la pre-esistente conformazione architettonica e, al tempo stesso, a conferirle una differente visione.
Ne risulta una cascata di colori che mantiene una sua intrinseca leggerezza nell’acquisire un afflato poetico ed una versatilità legata alla diversa intensità della luce che vi si riflette, alle diverse ore del giorno e della sera.
Ancora una volta ci soffermiamo ad osservare il passare del tempo che si fa luce, ed ombra, e ci poniamo in ascolto di una visione d’artista che entra in punta di piedi nel rapporto con la storia che il palazzo custodisce, per attivarne le energie, con gli strumenti dell’oggi.
Concepita nel solco della poetica dell'artista, "Metamorfosi di una visione" esplora temi universali come la trasformazione e la relazione tra tempo e spazio, con la luce che diventa strumento di espressione e metafora del nostro percorso esistenziale.
ABOUT FEDERICA MARANGONI
Federica Marangoni vive a Venezia, per molti anni ha lavorato a New York ed in Spagna, è stata professore aggiunto alla New York University Dipartimento d’Arte ed Educazione Artistica, dal 1976 al 1990. Artista multimediale, usa vetro-luce-video per opere e installazioni, Performer negli anni 70/80, ha prodotto i suoi lavori e fondato la sua ricerca su luce e artificio, realtà e finzione, gioco dell’effimero, della trasparenza e della mobilità virtuale dell’immagine, una filosofia che si contrappone al concetto delle grandi masse solide e ben definite della scultura tradizionale. L’artista veneziana è stata pioniera negli anni ’60-’70 della ricerca nei cosiddetti nuovi materiali, materie plastiche, neon e video che hanno segnato l’espressione artistica delle generazioni dopo Duchamp e del libero impiego di ogni mezzo per fare Arte, sempre a sfondo concettuale e tesa ad esprimere un impegno anche sociale, un’analisi profonda della vita e della morte con la quale l’uomo deve sempre confrontarsi.
Attiva a livello internazionale fin dagli anni Settanta, nel 1980 fu invitata al MOMA di New York con la performance “Interrogation” e un film a 16mm “The Box of Life” e alla Biennale di Venezia, sempre nello stesso anno, dove presenta l’installazione multimediale a due CH video “La vita è tempo e memoria del tempo”. Il primo trasmette il corpo in cera che si fonde in tempo reale mediante elettrodi e ripreso dalla telecamera, il secondo un orologio che segna il tempo, pannello serigrafico con autoritratto.
Appartiene a quella generazione che per prima usò i mezzi tecnologici rinnovando, con la nuova dimensione data della luce e dalle immagini in movimento, la sua produzione artistica.
Il materiale vetro si radica particolarmente nel lavoro di Federica Marangoni quale legame concettuale col suo stesso ambiente e storia veneziana, il suo rapporto con l’isola di Murano continua ancor oggi. Per opere e installazioni che vogliono rappresentare l’aspetto effimero e relativo delle cose, natura e artificio, realtà e simulazione, il passato come luogo della memoria, il materiale ideale che meglio rappresenta e definisce tale concetto è proprio il vetro.
Associando nelle sue installazioni la luce dei neon o dei Led, il vetro e la mobile immagine virtuale degli schermi, Federica Marangoni crea una nuova dinamica a dimensione sfuggente e libera. Esemplare è il grande “Arcobaleno Elettronico” di 14 metri fatto per la Biennale di Venezia del 1997, in vetro policromo, ferro, video e rottami di vetro di Murano.
I mezzi tecnologici rappresentano nelle sue opere la terza dimensione che è stata data all’arte del nostro tempo dalla tecnologia: “il movimento”, la vita e l’emozione della società contemporanea, le sue sculture creano un nuovo concetto rispetto alle grandi opere monumentali.
I suoi quadri collage di frammenti ingranditi presi dai rotocalchi e riviste, poi dipinti come veloci affreschi e abbinati ad una scritta in neon, sono in realtà grandi e incisivi segnali urbani dell’Arte.
La trasparenza e inconsistenza, fondamentali nella sua espressione concettuale, si accompagnano ad una sofisticata tecnologia e ad una profonda conoscenza dei materiali artigianali che rendono uniche le sue opere.
Ha esposto molto all’estero in importanti musei, gallerie e fondazioni: Museo di Arte Moderna e al Corning Museum, New York; Ara Museum, Tokyo; Casa de Vacas del Parque del Retiro di Madrid; Ivernacle, Barcellona; Bellerive Museum, Zurigo; Palazzo dei Diamanti, Ferrara; Holly Solomon Gallery, New York; Skulpturenmuseum Glaskasten Marl, DE; Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia dove ha realizzato un’opera video dedicata all’ 11 settembre; Ernsting Stiftung Alter HofHerding, Coesfeld -Lette DE.; Centro d’Arte Contemporanea CAC Ticino, Bellinzona CH; Remy Toledo Gallery, New York; Circulo de Bellas Artes, Madrid; Istituto Italiano di Cultura di Madrid, mostra antologica e grande scultura multimediale “Continuity Rainbow”; Castello Sforzesco di Milano; Carnagie Museum of Art di Pittsburgh, USA; Museo di Villa Croce, Genova; Istituto Italiano di Cultura di New York; Padiglione Italiano della 54.ma Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, con l’Installazione Multimediale “ESCAPE”.