Federico Faruffini – Io guardo ancora il cielo
Il progetto racconta la vicenda umana e artistica di questo straordinario artista dell’Ottocento, in un percorso coinvolgente, dalla narrazione profondamente “emozionale”.
Comunicato stampa
Sabato 1 maggio apre a Villa Borromeo d’Adda Io guardo ancora il cielo. Federico Faruffini. La mostra è prorogata fino al 27 giugno.
mostra promossa e sostenuta da Comune di Arcore
a cura di Simona Bartolena
con la collaborazione di Anna Finocchi
coordinamento, organizzazione e realizzazione Ponte 43
con il supporto di heart – pulsazioni culturali
Arcore, 27 aprile 2021 – La Lombardia è tornata zona gialla e i musei su tutto il territorio regionale riprendono le attività espositive nel rispetto delle normative sanitarie vigenti.
Da sabato 1 maggio e fino al 27 giugno sarà aperta al pubblico la mostra Io guardo ancora il cielo. Federico Faruffini, a cura di Simona Bartolena, a Villa Borromeo d’Adda, Arcore (MB).
La mostra si potrà visitare venerdì, sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00 con prenotazione obbligatoria sul sito Ville Aperte - Eventi.
Il progetto racconta la vicenda umana e artistica di questo straordinario artista dell’Ottocento, in un percorso coinvolgente, dalla narrazione profondamente “emozionale”, e attraverso un’ampia serie di capolavori corredati da un ricco apparato di schizzi, lettere, ricordi personali che restituiscono l’originalità di una figura complessa e sfaccettata.
Più di sessanta opere provenienti da importanti collezioni private di tutta Italia: dipinti a olio, acquerelli, disegni, incisioni e fotografie originali, numerose lettere e documentazioni d’epoca, formano un percorso narrativo che, con un occhio di riguardo alla didattica, è pensato per coinvolgere anche un pubblico di non esperti.
Federico Faruffini fu uno straordinario pittore dell’Ottocento italiano, genio irregolare e tormentato e figura chiave nel superamento dei canoni romantici e accademici che ancora ingombravano la scena artistica lombarda alla metà del XIX secolo. Protagonista di una vicenda personale drammatica, che ben testimonia l’inquietudine esistenziale della generazione postromantica, nacque a Sesto San Giovanni nel 1833 e si formò a Pavia, dove la figura di Giacomo Trecourt garantiva un’apertura verso il nuovo che a Milano, a causa dell’incombente presenza della lezione di Hayez, stentava ad affermarsi. Personalità ribelle e difficile, dall’indole instabile, Faruffini vivrà un’esistenza fatta di incertezze, ripensamenti, improvvisi cambi di rotta, fino al suicidio, avvenuto nel 1869, a 36 anni, dopo aver tentato inutilmente di trovare una cura ai propri tormenti abbandonando la pittura per aprire uno studio da fotografo e dopo aver cercato la sua strada tra Parigi, Milano, Roma e Perugia. Le sue opere, spesso innovative e a tratti sorprendenti, trovarono scarsa accoglienza in Italia, mentre raccolsero