Felice Casorati dialoga con Daphne Maugham
Riapre lo Studio Casorati a Pavarolo con una mostra su Daphne Maugham, artista e moglie di Felice Casorati.
Comunicato stampa
Da domenica 15 ottobre a domenica 19 novembre lo Studio-Museo Casorati ospita a Pavarolo una nuova mostra, curata da Francesco Poli, sulle opere di Daphne Maugham Casorati, moglie di Felice Casorati, dal titolo: “Nature morte, nature vive. Felice Casorati dialoga con Daphne Maugham”.
Saranno esposti dodici quadri raffiguranti “nature morte” di Daphne Maugham Casorati, poco conosciuti dal pubblico torinese perché raramente in mostra a Torino. I lavori di Daphne dialogheranno con un disegno di Casorati del 1931 – l'anno in cui Felice e Daphne si sposano e comprano la casa di Pavarolo – nel quale il maestro ritrae proprio la moglie.
La pittura di Daphne, come spiega il curatore della mostra Francesco Poli, è caratterizzata da un’equilibrata tensione compositiva, da un sensibile cromatismo tonale e da ariose valenze naturalistiche, dove le figure, i ritratti, i paesaggi e le nature morte, che nascono da una particolare freschezza di esecuzione (allo stesso tempo meditata e diretta) sono espressione di una intimistica visione della realtà quotidiana e della natura circostante”.
“Per questa occasione espositiva – dice Francesco Poli – si è pensato di concentrare l’attenzione sul genere della natura morta, proponendo una accurata scelta di dodici dipinti, che documentano bene sia i temi più tipici sia i diversi registri pittorici utilizzati con libertà ma sempre con grande coerenza di linguaggio espressivo. Tra le “nature silenti” con oggetti, troviamo in mostra una vivace e sintetica messa in scena di una piccola schiera di libri multicolori con delle semplici conchiglie in primo piano. Una composizione più complessa e matericamente pittorica in cui vediamo posati davanti dei tessuti variegati e dietro una grande bottiglia panciuta trasparente attraverso cui compare in parte deformato un piatto decorato con la figura di un cavaliere. Al polo opposto si colloca una più fredda e rigorosa costruzione quasi geometrica formata da elementi verticali (una bottiglia) e orizzontali scanditi da un contrappunto spaziali di piani. Una raffinata natura morta con sei uova, appare come un affettuoso e ironico omaggio al più conosciuto dei soggetti casoratiani. Anche la natura morta con maschere (dipinta però in modo molto sciolto) rimanda a temi frequentati in passato nella scuola di via Galliari. Negli altri quadri entrano in gioco elementi della natura. Sono semplici frutti su un tavolo come le verdi pere depositate su un delicato fondo azzurro violaceo, oppure come le più solide e squadrate mele gialle dietro le quali si vede, sullo sfondo, una solitaria cabina sulla spiaggia che ricorda vagamente le marine di Carrà. Di particolare levità e sensibilità sono dipinti come quello con freschi fiori bianchi e foglie verdi che sembrano fluttuare in un fondo verde chiaro, e soprattutto come il delizioso quadretto con un rametto di foglie di fico immerso nell’acqua di un modesto bicchiere. Un frammento lirico che sarebbe piaciuto sicuramente a Montale. In mostra c’è anche un disegno. È un bellissimo volto di Daphne disegnato da Casorati del 1931, che funziona qui da emblematico trait-d’union fra i due artisti che hanno animato lo studio per così tanto tempo”.
Il concetto di “dialogo” sta alla base delle linee artistico-culturali scelte dal curatore Francesco Poli, in sinergia con l’Archivio Casorati e l'Amministrazione Comunale di Pavarolo. L'idea è quella di ospitare nello Studio-Museo opere di artisti che entrino in dialogo con Felice Casorati. Dialoghi virtuali ma dal forte impatto visivo, alternando ogni volta artisti vicini a Casorati ad altri invece volutamente lontani. All’appuntamento autunnale, con una mostra di più ampio richiamo, seguiranno in primavera gli appuntamenti “dentro e intorno” al museo. Non solo mostre, ma eventi diversificati volti ad avvicinare all’arte visiva pubblici differenti. Si replicherà il Laboratorio rivolto ai bambini, innovativo progetto mirato a sviluppare una sensibilità creativa libera dagli schemi, le Conversazione sull'arte, gli Incontri fra il pubblico e esperti sulle opere esposte, si replicheranno le Passeggiate culturali organizzate dall’associazione SaperePlurale e, infine, il Contest di pittura en plein air, per rivisitare con il linguaggio dell’arte visiva, il paesaggio e l’architettura del paese di Pavarolo.
Daphne Maugham Casorati
È proprio Daphne a scegliere Pavarolo. In una intervista rilasciata nel 1961 racconta: “Un giorno, durante una passeggiata in un paesino di campagna, a Pavarolo, vidi una casa che mi piacque e, quasi per scherzo, dissi a Felice: 'Comprami quella casa'. Lui la comprò”. Da allora il paese di Pavarolo diventa l’amatissimo luogo di villeggiatura e poi, durante gli anni della guerra, rifugio permanente dell’intera famiglia. Dopo la morte di Felice nel 1963, lo tudio diviene, per quasi vent’anni, quello di Daphne, che ama profondamente Pavarolo. Le sue colline sono uno dei soggetti favoriti che si ritrovano nei suoi quadri, così come il giardino della casa e le vedute dalle finestre e i ritratti di tanti pavarolesi.
Artista dall’indole discreta, non abbastanza conosciuta, Daphne Maugham nasce a Londra nel 1887, ma vive infanzia e giovinezza a Parigi, dove frequenta l’Académie Ranson, sotto la guida dei simbolisti Paul Sérusier e Maurice Denise.
Nel 1925 compie il suo primo viaggio in Italia, insieme alla madre Beldy, facendo tappa a Torino, dove dal novembre del 1924 vive la diciassettenne sorella Cynthia, danzatrice allieva di Alexandre e Clotilde Sakharoff, impegnata con i suoi maestri a dare lezioni di danza a Cesarina Gualino e alle sue amiche, e ad organizzare i primi balletti nel Teatrino di via Galliari e nel Teatro di Torino. Daphne, dopo aver visto il ritratto che Casorati aveva fatto alla sorella, è interessata a entrare nella sua scuola, che inizierà a frequentare dal 1926 e, da allora, Torino diverrà la sua città. Nel 1929 espone a Milano con Casorati e altri suoi allievi alla Galleria Milano e alla Galleria Pesaro e l’anno successivo alla Galleria Valle, a Genova.
Gli anni seguenti, contrassegnati dal matrimonio con Felice Casorati nel 1931 e dalla nascita del figlio Francesco nel 1934, la vedono impegnata in numerose esposizioni pubbliche, alcune di prestigio internazionale, quali la Biennale di Venezia, dal 1928 al 1940 e, nel dopoguerra, nel 1948 e nel 1950, la mostra annuale del Carnegie Institute, Pittsburg, dal 1928 al 1939, la Quadriennale di Roma, dal 1935 al 1948, e ancora nel 1959 e nel 1965, “Torino fra le due guerre”alla Gam nel 1978. Tra gli omaggi più importanti che le sono stati dedicati dopo la sua morte, avvenuta nel 1982, va ricordata la retrospettiva tenutasi all’Archivio di Stato di Torino nel 2004, quella della Città di Imperia nel 2009, a Villa Faravelli, la personale alla Galleria dell’Incisione a Brescia nel 2009 e a Villa Vallero, a Rivarolo Canavese, nel 2011.
“Nel magnifico dipinto Daphne a Pavarolo (1934), ora alla Galleria d’Arte Moderna di Torino – sottolinea Poli – Felice Casorati ha ritratto la moglie in atteggiamento dolcemente melanconico seduta davanti a una finestra che si apre sull’ondulato paesaggio delle colline circostanti. La figura è in posa nello studio dell’artista, che dopo la sua morte nel 1963 diventerà poi per circa due decenni il laboratorio creativo di Daphne a Pavarolo. Era quindi più che logico che, dopo la prima mostra che ha inaugurato la nuova vita dello spazio restaurato con un omaggio all’opera grafica del maestro, la seconda fosse dedicata alla pittrice, che dalla quieta bellezza di quel luogo di campagna, a cui era profondamente legata, ha tratto una continua ispirazione per lo sviluppo originale della sua pittura, in cui risuona solo più sullo sfondo l’eco della pur fondamentale lezione casoratiana”.