Felipe Cardena – Super Pop Felipe Show

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE MAIMERI
Corso Cristoforo Colombo 15, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a domenica 10-18

Vernissage
01/03/2016

ore 18,30

Artisti
Felipe Cardeña
Generi
arte contemporanea, personale

Superman, Dragon Ball, Pin Up, eroine manga e divinità indù; e un’infinità di coloratissimi fiori a fare da sfondo. È il curioso mix iperpop all’insegna del “kitsch elitario”, come l’ha definito Gillo Dorfles, che realizza l’artista e mimo spagnolo Felipe Cardeña.

Comunicato stampa

Strani Superman dotati di due paia di braccia e con i vestiti stracciati, quasi fossero ripresi “al borde de un ataque de nervios”, come nella celebre pellicola di Almodóvar. E poi celebri characters dei fumetti, da Paperinik all’Uomo Ragno, passando per Rank Xerox, Wolverine, Superpippo, Batman, Venom e Dragon Ball. E ancora, eroine manga, pin up e Candy Candy. Ma anche lattine di zuppa Campbell’s rivisitate, vasi greci, divinità indiane, ganesha, personaggi di Star Wars come il maestro Yoda e il droide C-3PO, loghi di aziende, teschi, misteriose scritte, ideogrammi cinesi, simboli esoterici, mandala; e soprattutto, e naturalmente, un’infinità di coloratissimi fiori.
Sono i soggetti dei nuovi quadri dell’artista spagnolo (ma da tempo stabilitosi a Cuba) Felipe Cardeña, che saranno protagonisti della mostra “Super Pop Felipe Show”, che si terrà a Milano presso lo Spazio Maimeri dall’1 all’11 marzo 2016.
Non una semplice personale, ma una vera e propria mostra-spettacolo, con tanto di “stanza sciamanica d’artista” ricostruita, tra tavoli, poltrone, tappeti, suppellettili, tende, sedie e comodini decorati a collage, stoffa e bombolette spray dai Cardeña Boys, il gruppo di giovani street artists che da qualche anno crea opere di arte pubblica seguendo – e reinterpretando a modo loro – lo stile di Felipe (l’ultimo progetto a cui hanno partecipato è “Energy Box”, le oltre 150 cabine d’artista decorate in giro per Milano, progetto prodotto dalla A2A col Comune di Milano e curata da Atomo Tinelli). E ancora la proiezione di un film (Me gusta soňar, diretto dal filmmaker Desiderio Sanzi) sulla vita del controverso mimo-pittore che il “Corriere della sera” ha definito “artista misterioso in stile Banksy” per la ritrosia a mostrare il suo volto e per la sua propensione a nascondersi, a confondere le acque con depistamenti, notizie false o inventate, e informazioni volutamente bizzarre e immaginifiche; e, infine, anche una performance inedita, in un mix di musica, ballo e giocoleria, che sarà eseguita dallo stesso Felipe la sera dell’inaugurazione.
La mostra milanese segue di pochi mesi l’ultima partecipazione di Felipe Cardeña alla Biennale di Venezia, nella quale l’artista “niño de flor, mimo y trotamundos”, come lui stesso si definisce, aveva realizzato, con la collaborazione degli studenti dell’Accademia di Venezia, una grande “tenda hippy”, intitolata “The Temple of the Spirit”, con centinaia di stoffe di ogni paese (arabe, indiane, africane, berbere, mongoliche), gioielli e perle nel giardino dell’Isola di San Servolo, all’interno del Padiglione della Repubblica Siriana, come segno di fratellanza e pace universale.
La grande tenda, che richiamava quelle in uso tra le popolazioni nomadi, riportava infatti parole ricamate con slogan di chiara matrice beat, quali “Peace”, “Love”, “Flowers”, “Revolution”, “Flower Power”, etc., e più in generale riferimenti all’iconografia indiana, araba, africana e sciamanica (divinità indù, mandala, disegni tradizionali africani, simboli esoterici etc.): riferimenti, slogan e decorazioni che anche nella mostra attuale ritornano con insistenza, nella bizzarra e caotica “stanza sciamanica d’artista”, nella quale i riferimenti beat e pacifisti dell’artista mimo y trotamundos ritornano, tra stoffe ricamate, gioielli, mobili-sacrari e decorazioni dal sapore esoterico-pop.
Quella che Felipe Cardeña tiene oggi allo Spazio Maimeri è dunque una mostra pop per antonomasia, giocosa e spensierata, ma le matrici alla base del suo lavoro rimangono le stesse: il gioco (serissimo) sull’identità, che tocca questioni fondanti della società contemporanea come la molteplicità dell'identità nell'era del web, il rapporto tra vero, verosimile e falso, l'incapacità dell'informazione di trovare una verità oggettiva e univoca, il gioco dei rimandi tra vita vissuta e invenzione letteraria e artistica; e poi l’idea del lavoro artistico come pratica sociale, collettiva, “aperta” e fortemente condivisa (da qui i numerosi workshop messi in piedi dall’artista con giovani delle scuole o delle Accademie d’arte, dalla Cina al Brasile, fino alle pratiche diffuse di street art a Milano coi Cardena Boys); infine, il ritorno a un’idea di arte piacevole, gioiosa, decorativa, fortemente ironica e disincantata, che ripercorre e decontestualizza le icone della società di massa, senza mai scadere nel facile gioco, ormai abusato, dell’arte politico-sociologica o della provocazione.