Felix Schramm
L’inaugurazione del centro costituisce il momento centrale del programma della nuova stagione del Festival Cristallino, raccogliendone le intenzioni sperimentali e il percorso effettuato in questi ultimi anni. Per l’occasione la scelta è caduta sull’opera di Felix Schramm.
Comunicato stampa
Domenica 24 settembre inaugura a Cesena (FC) un nuovo luogo per le arti contemporanee, CORTE ZAVATTINI 31, un centro multidisciplinare e insieme un grande spazio espositivo, dedicato alla ricerca e alla concreta pratica artistica, coordinato da Calligraphie (www.calligraphie.it).
L’inaugurazione del centro costituisce il momento centrale del programma della nuova stagione del Festival Cristallino, raccogliendone le intenzioni sperimentali e il percorso effettuato in questi ultimi anni.
Per l’occasione la scelta è caduta sull’opera di Felix Schramm. Artista tedesco (Amburgo, 1970 vive a Düsseldorf), ha all’attivo numerose personali e collettive presso prestigiosi musei e gallerie internazionali, (Palazzo delle Papesse - Centro arte Contemporanea, Siena; Hamburger Bahnhof Museum für Gegenwart, Berlino; Museum of Modern Art, San Francisco; Palais de Tokyo, Parigi; Kunsthaus Baselland, Basilea). Le sue opere sono inoltre presenti in importanti collezioni pubbliche e private, come Berkeley Art Museum, Museum of Modern Art di San Francisco, Hort Collection a New York.
La proposta del lavoro di questo artista è suggerita dal tema guida di questa 5ª edizione del Festival, dedicato alla dialettica tra spazio fisico e spazio della rappresentazione, compresi tutti i segni, tutte le traiettorie che questo binomio è in grado di evocare.
Se la prospettiva è, etimologicamente, un vedere attraverso, la pratica artistica di Schramm si propone come un attraversamento dei confini spaziali, sottolineando quella impossibile coincidenza tra l’oggettività misurabile di uno spazio e l’insieme delle percezioni che abbiamo di esso. Fulcro del progetto espositivo sarà l’installazione (ma sarebbe meglio dire, l’archi-scultura, perché trattasi di un complesso scultoreo che interagisce con il volume architettonico della galleria) Spatial intersection.
L’opera, realizzata in legno e frantumi di cartongesso, si incunea nello spazio circostante come una frattura, incrina il reticolo cartesiano di una prospettiva solida e unidirezionale, disorientando lo spettatore e spingendolo a orientare secondo diverse coordinate il proprio sguardo.
La mostra si completa con altre due installazioni parietali e la serie dei Multilayer, un ciclo di collage che reinterpreta, prolungandone l’impatto iniziale in direzione di nuovi assetti formali, il lavoro scultoreo dell’artista. Anche in questo caso assistiamo a una ristrutturazione dello spazio, al tentativo di suggerire nuovi ordini del circuito prospettico, attraverso l’accumulo, l’assemblaggio e la manipolazione di frammenti fotografici che ritraggono i suoi lavori tridimensionali.