Fernando Garbellotto – Reti frattali sistemi in relazione
Una ricognizione, attraverso un focus sulla produzione più recente, sul lavoro dell’artista che da diversi decenni prosegue la sua indagine sullo sviluppo del concetto di frattale in arte.
Comunicato stampa
La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, nella sua sede di Palazzetto Tito, ospita dal 2 settembre al 9 ottobre la mostra di Fernando Garbellotto “Reti frattali; sistemi in relazione”, una ricognizione, attraverso un focus sulla produzione più recente, sul lavoro dell’artista che da diversi decenni prosegue la sua indagine sullo sviluppo del concetto di frattale in arte.
L’esposizione propone, in una selezione di 25 opere realizzate tra 2019 e il 2022, le caratteristiche reti frattali, complessi lavori concepiti come veri e propri sistemi che traggono la loro forza non dai singoli elementi ma dall’interazione tra essi. Le reti frattali costituiscono la peculiarità della produzione artistica di Fernando Garbellotto che, dalla fine degli anni ’80, affascinato dalle teorie di Benoit Mandelbrot sul caos e sui frattali e sul superamento della geometria Euclidea nella rappresentazione della natura, traccia un nuovo campo di indagine e si avvia verso nuove rappresentazioni iconografiche. Garbellotto compone infatti il suo lavoro annodando strisce di tela pittorica che si ripetono costantemente in maniera simile a quanto avviene nei frattali creando una trama di interrelazioni, la rete, punto di arrivo del passaggio dall’insieme al sistema. Nelle sue opere la tela non è più supporto pittorico ma, tagliata e riassemblata, diventa lo strumento per tessere e dar corpo alla complessità della natura. Nella realizzazione dei nodi trasferisce energia alla materia facendola diventare sistema. Si tratta - scrive Claudio Cerritelli nel testo in catalogo - di un divenire sistematico, attivo e proliferante, costituito da vibrazioni percettive dove il corpo dell’immagine allude allo spazio totale, assumendo piena rilevanza attraverso la costante permutazione compositiva. Lo sguardo è attirato dalla suggestione tattile della rete, dall’instabilità fenomenica degli annodamenti, dal fatto che essi non sono anonimi e prevedibili automatismi ma stimolazioni cognitive che attivano un processo fisico-mentale analogo al flusso comunicativo della vita.
L’interconnessione è la chiave della sua poetica che realizza concretamente in queste opere nelle quali rappresenta una struttura di pensiero sistemico, semplice ma articolata: Si genera Sistema - afferma l’artista - quando le proprietà del tutto sono superiori alla somma delle proprietà delle singole parti. La struttura “a rete” è l’esempio essenziale di Sistema. La vita, qualsiasi forma di vita sulla Terra, non è altro che un sistema di reti all’interno di altri sistemi di reti. Quello elaborato da Garbellotto nelle sue opere è un concetto trasversale che, dalla tecnologia alla sociologia sino ai più recenti studi sul rapporto spazio/tempo, esprime rapporti di interazione. Egli sostiene che la rete può ormai essere considerata l’immagine che meglio rappresenta e sintetizza il nostro tempo e la percezione del mondo vivente come rete di relazioni ha conquistato una posizione sempre più centrale.
La globalizzazione dei mercati, degli spostamenti di persone e merci, la circolazione massima dell’informazione, la rivoluzione di internet e dei social network, ma anche la filosofia dell’Ecologia Profonda, intesa come studio delle relazioni che legano fra loro tutti gli abitanti della terra, siano essi appartenenti al regno animale che a quello vegetale: questo cambiamento nei paradigmi del pensiero promette, come le precedenti rivoluzioni scientifiche, di rimodellare le aspettative fondamentali del senso comune sul mondo che ci circonda. Come aggiunge Claudio Cerritelli: l’artista guarda alle nuove prospettive della rivoluzione ecologica, orientamenti che legano tra di loro gli abitanti della terra, rendendoli partecipi di un ecosistema che non può sottrarsi alla rete come unificazione di differenti modelli di vita. È chiara la necessità di dialogare con i fenomeni della natura, secondo un accrescimento identitario che comprende anche le forme non direttamente percepibili dall’uomo, quelle più interne e insondabili che non possono essere meccanicamente analizzate ma esigono livelli di sensibilità adatti a svelare il l’invisibile che sta nel visibile, immane tentativo della pura conoscenza.